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Lo studio

Macché tronista, per i giovani meglio fare l'artigiano

14 marzo 2018 | 13.51
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(Fotogramma)
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Ormai solo cinque ragazzi su cento sognano di fare i 'tronisti' o di partecipare all’Isola dei Famosi. Invece, il 56% opta per professioni legate al made in Italy. Il mondo dello spettacolo e del successo facile appare ‘illusorio’, ingannevole e fittizio. Mentre oggi si cerca un lavoro che possa avere anche uno sbocco internazionale. Lo studio è stato svolto dall’agenzia di comunicazione Klaus Davi and company, su un campione di 500 giovani tra i 18 e 30 anni, che, in occasione della realizzazione di un documentario sul 'made in', ha intervistato big dell'occhialeria italiana come Giorgio Valmassoi (Thema Optical), Barbara De Rigo (De Rigo), Giovanni Carlino (Italia Independent) e Jacopo Romano (AVM 1959).

Le scorciatoie verso il successo appaiono sbocchi sempre meno probabili, forse anche perché, nonostante centinaia di reality, chi ha avuto successo sono veramente in pochissimi. Tra i mestieri del 'made in' più ambiti, resta in testa quello dello stilista (41%): la figura del creatore di abiti, meglio se per una prestigiosa griffe, continua ad attirare sempre più ragazzi, sia per la fama che per la grande tradizione tricolore. A seguire: il designer di occhiali (36%), il cosiddetto 'sarto delle lenti', colui che materialmente veste gli occhiali, fiore all’occhiello del made in Italy, la cui esportazione di prodotti all’estero vale 3,7 miliardi di euro.

Terzo posto per il sarto (34%), quello che cuce vestiti su misura: considerato un mestiere medievale, ora anche grazie alle tecnologie ha guadagnato in termini di fascino e reputazione. In quarta posizione troviamo l’orafo (30%), arte che attira sempre più ragazzi grazie allo sviluppo di scuole orafe che permettono di dare lavoro a tante nuove future star del gioiello italiano. A seguire il calzolaio (27%): anche il settore calzaturiero sta tornando in auge tramite numerose iniziative che fanno riscoprire questi lavori artigianali.

Non può mancare l’arredamento italiano: l’arredatore o designer d’interni si sta ritagliando un nuovo ruolo da protagonista e ottiene il 24% delle preferenze. Le nuove professioni del 'made in' legate al marketing e alla tecnologia si stanno facendo sempre più spazio: non stupisce quindi che i 'millennials' o comunque i più giovani siano attirati da figure dell’ambito digitale come il project manager o ingegneri di software (22%), specialmente nel fashion o per quanto riguarda la progettazione di occhiali.

Ancora occhialeria, con gli addetti al controllo della qualità e tecnici delle lenti a contatto (18%): queste figure all’interno della filiera sono importanti e un posto così attira naturalmente un ragazzo in cerca di lavoro. Nona piazza per il viticoltore (17%): il vino rappresenta uno sbocco di grande impatto, considerati i successi che la produzione italiana continua a macinare all’estero grazie ai suoi pregevoli prodotti. Chiude questa speciale top ten, un po’ a sorpresa, il ceramista (15%), mestiere dall’antichissima tradizione nel nostro Paese e ancora molto richiesto all’estero, soprattutto in Russia e nell’Est europeo.

Perché si preferiscono le professioni del 'made in'? La maggior parte ha risposto 'siamo i primi al mondo' (45%), con 'dà l’opportunità di un impiego più duraturo' (36%) a seguire; poi 'offre possibili sbocchi internazionali' (31%), 'permette di sfogare la propria creatività' (27%), 'ha una tradizione e un fascino indiscutibili' (24%), 'è sinonimo di qualità e passione' (20%), 'sfrutta a meraviglia le nuove tecnologie e l’innovazione' (18%), 'rappresenta la grande bellezza italiana' (16%), 'è un fenomeno innato nella nostra cultura' (12%) e 'mi permette di conoscere tante persone in gamba' (8%).

Quali sono gli idoli da emulare? Lo stilista Riccardo Tisci (22%) è in testa nelle preferenze: il tarantino, ex direttore creativo di Givenchy e disegnatore di star del calibro di Madonna, è diventato da pochissimi giorni nuovo chief creative officer della prestigiosissima Burberry. Lo seguono Matteo Thun (18%), star dell’arredo italiano; Lapo Elkann (16%), imprenditore di successo e fondatore del brand di occhiali Italia Independent; Rocco Iannone (13%), 34enne catanzarese astro nascente della moda italiana e direttore creativo di Pal Zileri dal luglio 2017; per chiudere con i giovanissimo Massimiliano Mastrangelo (10%), romano, che disegna borse di lusso per il suo marchio Lisianthus.

Non si stupiscono i produttori di tanto interesse per il 'made in' da parte delle giovani generazioni. Nicola del Din, anima del brand Blackfin, osserva: "Il made in Italy è una perfetta sintesi fra tecnologia e cultura artigianale. Noi produciamo tutto orgogliosamente in Italia. Uniamo la straordinaria qualità dei prodotti a una cultura dei servizi all’avanguardia".

Gli fa eco Jacopo Romano, amministratore delegato di AVM 1959: “Non lo dico per autoincensarmi ma siamo di gran lunga i più bravi quando si tratta di cultura del bello. Abbiamo nel nostro dna cultura ed educazione al bello che gli altri non hanno e i giovani lo hanno capito". Per Giorgio Valmassoi, numero uno di Thema Optical, "solo un’azienda come la nostra può proporre occhiali in 3D che elaborano una scansione del viso e in teoria ognuno può farsi gli occhiali che vuole unendo massima creatività e tecniche futuristiche".

Barbara De Rigo, direttore marketing di De Rigo, osserva: "A volte i giovani non si trovano. Dipende dai ruoli. Siamo penalizzati anche dalla zona in cui operiamo perché i giovani tendono ad andare nelle zone metropolitane". Non ha dubbi Maurizio Schiavo, amministratore delegato del gruppo Fedon: "Paga l’attenzione all’ecologia e all’eco-sostenibilità, un tema a cui le giovani generazioni sono sensibilissime".

"Penso che il 'made in' attragga per la forte spinta all’innovazione", sottolinea Giovanni Carlino, ceo di Italia Independent. E non potrebbe essere diversamente, come spiega Alessandra Girardi, alla guida di Nico-Design: "La crisi economica ha inciso anche sui giovani che si sono resi conto che le scorciatoie non pagano e intravvedono in questi percorsi enormi potenzialità".

Per Gabriele Bonapersona, vicepresidente International Brands di Marchon Eyewear, "il nostro è ancora il Paese che detiene la tradizione più importante dal punto di vista produttivo quindi per noi è assolutamente strategico mantenere una forte presenza in Italia".

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