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Hai parlato male sui social del tuo ex datore? L'assunzione è a rischio

04 luglio 2017 | 13.20
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Foto di repertorio (Fotogramma)
Foto di repertorio (Fotogramma)

Attenti a parlare male dei propri ex datori di lavoro sui social network: si rischia di dare l'impressione di essere poco affidabili. Secondo una ricerca dell’associazione di psicologi 'Donne e qualità della vita', su oltre 100 responsabili del personale e dirigenti Hr di aziende, ormai il 50% delle imprese che assumono guarda i profili social dei candidati (quando accessibili e pubblici) per farsene un’idea, dopo aver effettuato i colloqui. Ebbene, trovare commenti sui propri ex datori di lavoro può essere fatale per un’assunzione.

Secondo la ricerca, infatti, un’azienda su due ritiene i profili social dei potenziali candidati un canale di informazione utile per inquadrare meglio il candidato. Il 44% pensa che chi parla male pubblicamente delle sue esperienze lavorative sia poco affidabile. Il 66% è convinto che chi tende a sparlare dei propri ex datori di lavoro lo farà sempre anche in futuro. L’87% delle aziende intervistate dagli psicologi apprezza riservatezza ed equilibrio dei candidati sui social.

E’ apprezzato, invece, chi parla bene del proprio lavoro nel 68% dei casi. Non piace neanche chi in generale mostra un atteggiamento troppo ‘rigido’ nell’affrontare un impiego. Per esempio, i responsabili aziendali esprimono scetticismo verso chi si lamenta del proprio lavoro in pubblico (33% delle risposte) o chi parla continuamente di vacanze (22% del campione). Più affidabile chi, invece, esprime attraverso i propri profili social pubblici atteggiamenti più 'calvinisti', magari postando il proprio impegno per una merce sempre più rara: il lavoro appunto.

Per Bachisio Ledda, imprenditore, presidente e fondatore di Mail Express Posta&Finanza Spa (azienda postale privata nata nel 1997 a Teramo, presente sul territorio nazionale con una rete strutturata di circa 400 punti vendita, un fatturato di circa 20 milioni di euro e quasi 400.000 clienti, e che ha lanciato più volte campagne di assunzione del personale), “chi parla male dei propri ex datori di lavoro non dà una buona immagine di sé a prescindere".

"Che lo faccia sui social o in pubblico poco conta. Chi è inaffidabile oggi lo sarà sempre. Lo è per indole. Chi è lamentoso lo sarà sempre. Detto questo, Facebook non è esattamente il canale che noi monitoriamo per valutare i candidati. La mia azienda si affida a canali più specializzati tipo Linkedin, per capire con chi abbiamo a che fare. Facebook è troppo generalista per un'attività come la nostra, molto mirata", continua Ledda.

"Non che sia un assiduo frequentatore di Facebook, ma, dal poco che vedo, raramente le persone lo utilizzano come strumento di contestazione nei confronti del datore di lavoro o, peggio ancora, per rendere pubbliche le proprie disavventure lavorative. Solitamente, vedo in Facebook uno strumento per comunicare cose positive", conclude Bachisio Ledda.

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