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Lavoro: Hays, 5 cinque domande da porsi prima di diventare freelance

16 ottobre 2017 | 13.32
LETTURA: 5 minuti

Lavoro: Hays, 5 cinque domande da porsi prima di diventare freelance

Annoiati dalla routine, stanchi delle dinamiche d’ufficio e delusi da incarichi di lavoro poco gratificanti, oggi molti professionisti vedono nella carriera da freelance una valida alternativa al più classico impiego fisso. Fenomeno in grande espansione, l’aumento dei lavoratori autonomi e a progetto riguarda principalmente realtà quali banche, società finanziarie, aziende dei settori It, life science e delle costruzioni.

I vantaggi sono numerosi, a cominciare dalla flessibilità del lavoro sino alla possibilità di gestire autonomamente i propri incarichi ma, secondo i consulenti Hays It Services, divisione del gruppo Hays dedicata allo sviluppo dell’It contracting, la carriera da freelance non è adatta a tutti e vi sono numerosi aspetti da tenere in considerazione prima di lasciare il proprio lavoro e intraprendere una nuova avventura lavorativa in autonomia.

“Lavorare per se stessi può essere estremamente remunerativo e gratificante - spiegano gli esperti di Hays It Services - ma non bisogna lasciarsi ingannare. Essere un professionista freelance significa lavorare molto e senza orari predefiniti, uscire dalla propria comfort zone e rinunciare alla sicurezza di un ambiente d’ufficio dove ci sono colleghi e superiori con i quali condividere il carico di lavoro e scambiare idee. Ogni professionista, che sia uno sviluppatore software o un ingegnere, un project manager o un brand expert, deve assicurarsi di essere determinato e di avere le caratteristiche giuste per diventare imprenditore di se stesso”.

Per tutti coloro che desiderano intraprendere un percorso da professionista autonomo, gli esperti di Hays It Services hanno stilato una lista delle cinque domande da porsi quando si decide di iniziare un’attività freelance.

1. Sarò capace di essere il capo di me stesso? Se da una parte è vero che i professionisti freelance gestiscono autonomamente il loro tempo (cosa che può tradursi in una forte realizzazione personale e professionale e in un gratificante equilibrio lavorativo), dall’altra, va considerato che coloro che non sanno autoimporsi degli obiettivi e dei limiti non avranno vita facile nel mondo dei freelance. Nel momento in cui si inizia a lavorare autonomamente, infatti, ci si accorge di quante cose vadano organizzate, dal marketing ai pagamenti, mansioni che normalmente nelle aziende vengono svolte da personale dedicato o addirittura da intere divisioni. Non è facile adattarsi alla libertà e all’autonomia del freelance, per questo è molto importante chiedersi se si possiedono davvero la determinazione e la perseveranza necessarie per affrontare il cambiamento.

2. Quanto sono organizzato? Intraprendere la carriera del freelance significa diventare imprenditori di se stessi. Ci sono attività amministrative noiose e ripetitive da svolgere, come ad esempio preparare e inviare le fatture o pagare le spese. Si può inoltre scegliere di dare vita a una vera e propria impresa personale e, in questo caso, sarà necessario farsi carico di tutte le questioni burocratiche, magari con il supporto di un commercialista. Diversamente, si può scegliere di affidare a un’altra compagnia questo tipo di mansioni. Entrambe le alternative prevedono una grande quantità di documenti da compilare e scadenze da rispettare, tutto ciò prima ancora di aver effettivamente iniziato a lavorare. È necessario, inoltre, essere molto diligenti. Ogni volta che si conclude un progetto, è buona norma aggiornare immediatamente il proprio cv e il profilo Linkedin con le nuove skills ed esperienze maturate, nonché archiviare subito tutte le ricevute e le spese effettuate affinché la propria contabilità risulti sempre in ordine.

3. Quanto sono versatile? Ogni progetto sarà una sfida e spingerà il professionista fuori dalla propria comfort zone. Non ci saranno colleghi con cui scambiare idee e opinioni né tantomeno manager a controllare il lavoro. Per alcuni tutto ciò può essere gratificante, ma per altri questo modo di lavorare può risultare difficile e frustrante. È necessario essere molto dinamici e propensi al cambiamento. Inoltre, non bisogna sottovalutare il fatto che si avrà a che fare con diversi tipi di persone, molte metodologie di lavoro e attitudini professionali differenti. Alcuni clienti possono essere davvero esigenti e mettere a dura prova la pazienza del professionista. Essere versatile e avere capacità di mediazione sono requisiti essenziali per una vita da freelance.

4. Sarò capace di lavorare da solo? I professionisti freelance spendono gran parte del loro tempo lavorando in autonomia e secondo i propri ritmi. Scelgono i clienti con cui lavorare e declinano invece le offerte di coloro con cui non desiderano collaborare. Va considerato, però, che, se si proviene da un ambiente d’ufficio, lavorare da soli può risultare avvilente. Bisogna essere preparati ad affrontare anche lunghi periodi in cui l’unico compagno di lavoro è il proprio computer.

5. Sono proattivo e disciplinato? Senza un flusso costante di lavoro, diventa difficile se non impossibile portare avanti con successo la propria attività di freelance. Per questo, è necessario cogliere tutte le occasioni di networking, riallacciare i rapporti con ex colleghi, instaurare relazioni con potenziali clienti ed entrare in contatto con agenzie di recruitment, nonché aggiornare costantemente il proprio portfolio di competenze. Tra una collaborazione e l’altra, bisogna mantenersi attivi per assicurarsi sempre nuovi incarichi. Uno dei vantaggi dell’essere professionisti autonomi è che, affrontando svariati progetti, nel tempo si può costruire un pacchetto di skills ricco e variegato, indispensabile per essere competitivi. Inoltre, è fondamentale sostenere spesso colloqui di lavoro in quanto la pratica aiuta ad affrontarli in modo più sereno e a superarli con successo.

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