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Lavoro: selezioni a prova di errori tra fede calcistica e preferenze di genere

02 novembre 2017 | 15.04
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Lavoro: selezioni a prova di errori tra fede calcistica e preferenze di genere

Può capitare, durante un colloquio, che chi ci sta facendo selezione commetta alcuni errori che vengono definiti inconsapevoli. Ci sentiamo vicini alla persona che ha frequentato il nostro stesso master o la nostra stessa università. Entriamo in sintonia, quasi subito, con chi pratica il nostro stesso sport o tifa per la nostra stessa squadra.

Perché? La risposta è semplice: tendiamo ad avvicinarci a ciò che ci rassomiglia e in ciò che ci riconosciamo. Lo sport, inoltre, è un elemento di fortissima aggregazione e di discussione comune. Ma anche condividere la passione per un genere letterario o per un certo attore è un elemento importante di vicinanza.

"E’ scontato -dichiara Francesca Contardi, managing director di EasyHunters- che durante un colloquio di lavoro vengono valutate, in primis, le competenze tecniche e le soft skills. Nella mia esperienza non ho mai scartato un candidato, ovviamente, per la fede calcistica o perché appassionato dei film di Fantozzi o ancora per aver indossato una giacca ritenuta brutta. Ma non posso negare, dopo oltre 20 anni di selezione, che il contorno possa influenzare".

E questo accade anche nel caso del genere del candidato. La ricerca 'Is gender discrimination about gender?' di Katherine B. Coffman e Christine L. Exley della Harvard Business School dipinge un quadro molto chiaro: gli uomini assumerebbero più frequentemente gli uomini perché hanno la percezione che siano in grado di svolgere meglio alcuni compiti loro affidati.

Per rendersene ancora più conto, basta pensare a quando a scuola viene chiesto di creare le squadre: si tende a scegliere, nel proprio team, i compagni con i quali si ha maggiore affinità, dando meno peso alle reali doti di ciascuno.

"Sebbene esista una legge -sottolinea Francesca Contardi- che tutela la parità di genere nelle selezioni e garantisca la parità di opportunità di crescita e di carriera in azienda, c’è un gap che deve essere assolutamente colmato, ma che al momento non possiamo fingere di ignorare. E se questo accade nelle selezioni, immaginiamo ai vertici delle aziende".

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