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Spagna: Tinagli, per Catalogna si apre periodo di grande incertezza

28 settembre 2015 | 16.21
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Irene Tinagli
Irene Tinagli

"La secessione è per la Catalogna uno scenario molto complicato e sono più cauta rispetto a certi titoli di giornale che danno per scontata la separazione della Catalogna dal resto della Spagna. Penso invece che, dopo le elezioni di ieri, si aprirà per questa regione un periodo di grande incertezza". Lo dice a Labitalia Irene Tinagli, deputato del Pd, economista e soprattutto grande conoscitrice della realtà spagnola (ha insegnato fino allo scorso anno all'Università Carlos III di Madrid).

"Gli indipendentisti -spiega Tinagli- hanno la maggioranza dei seggi, ma non quella dei voti. E l'altro partito indipendentista, Cup, di sinistra, ha appena detto che non supporterà Mas nell'avvio del processo di scissione. Insomma -riassume l'esperta- il fronte della secessione non è compatto e siamo lontani dal plebiscito che il partito degli indipendentisti si aspettava".

Molto più realistico, dunque, aspettarsi "un periodo di grande incertezza e di negoziazioni interne, che non è detto che sfoci in una dichiarazione di indipendenza, che, va ricordato, sarebbe del tutto al di fuori della legge spagnola", avverte Tinagli.

"Anche perché -aggiunge la deputata del Pd- ci saranno prese di posizioni da parte delle istituzioni internazionali sulla questione della secessione. Posizioni di cui si dovrà tener conto". Per Tinagli, i promotori dell'indipendenza catalana "potrebbero in realtà non aver valutato bene le conseguenze di questo processo e potrebbe accadere quello che è accaduto in Grecia col referendum di Syriza, con il governo che si rimangia tutte le promesse fatte". E poi, sottolinea l'economista, "in caso di indipendenza della Catalogna, chi ci rimetterebbe di più non sarebbe la Spagna, ma la Catalogna stessa". Infatti la regione che ha come capoluogo Barcellona "è sì ricca -spiega Tinagli- ma in questi anni ha subito una crisi economica mostruosa".

E questo "mentre Madrid e altre regioni spagnole invece si stanno riprendendo e hanno ripreso a crescere", sostiene Tinagli. Anche Barcellona, dice l'economista, "non è più quella di 10 anni fa". "Gran parte della ricchezza catalana e di Barcellona in particolare -spiega- era dovuta all'essere inserite a pieno titolo in un contesto europeo e globale. Molte società sudamericane avevano scelto di aprire la sede a Barcellona, che era vista come un ponte tra Europa e America Latina".

"Ma poi -conclude Tinagli- anche in virtù dell'affermarsi delle spinte indipendentiste e di alcuni aspetti non proprio positivi come l'obbligo dell'uso del catalano negli uffici pubblici, le imprese si sono allontanate e molte si sono trasferite a Madrid".

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