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Lavoro: l'indagine, 15% occupati lavora al di sotto proprie competenze

14 marzo 2016 | 15.19
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Lavoro: l'indagine, 15% occupati lavora al di sotto proprie competenze

Il 15% degli occupati, in Italia, lavora al di sotto delle proprie competenze, per un totale di circa 3,2 milioni sui 22 milioni di lavoratori occupati nel 2012 in Italia. E' quanto rileva la Camera di commercio di Milano. Gli over-qualificati italiani hanno perlopiù un diploma di scuola superiore (53%), ma una quota importante riguarda anche le persone con laurea (40%). Per la maggior parte si concentrano nelle mansioni qualificate e non qualificate del mercato dei servizi e dell’industria; in particolare, le mansioni non qualificate e manuali vedono circa il 36% del totale degli occupati interessati da questo fenomeno.

Un primo fattore che discrimina fortemente i lavoratori sovra-qualificati è l’età; infatti, il fenomeno tende a interessare maggiormente le persone con età 25-34 anni (21,5%) andando a ridursi con il crescere dell’età degli intervistati fino a circa l’8% dei lavoratori over 55. Il fenomeno si concentra nelle giovani generazioni soprattutto tra gli italiani, prolungandosi peraltro in misura significativa sino alla soglia dei 39 anni, mentre tende a rimanere costante, se non a subire un incremento al crescere dell’età, per le persone straniere.

Gli italiani tendono a distribuirsi maggiormente nelle posizioni precarie e non standard del mercato del lavoro (con una quota rilevante di lavoro autonomo intorno al 20%). Al contrario, gli stranieri sovra qualificati si concentrano nelle posizioni dipendenti con orario ridotto. In entrambi i casi, la maggior parte dei lavoratori sovra-qualificati è comunque occupata con un contratto lavorativo standard, mettendo in luce come l’accettazione di un lavoro al di sotto delle proprie competenze possa essere frutto di un calcolo opportunistico che predilige la sicurezza del posto del lavoro all’eventuale pieno sfruttamento delle competenze maturate nel percorso di studi.

La distribuzione dei lavoratori sovra-qualificati cambia notevolmente tra italiani e stranieri, con questi ultimi fortemente concentrati nelle attività di cura della persona, della ristorazione e del settore alberghiero, mentre gli italiani si concentrano prevalentemente nel settore manifatturiero e del commercio. Peraltro, gli italiani accedono a posizioni sovra-qualificate anche in settori dei servizi che sono difficilmente accessibili agli stranieri, come per esempio l’istruzione, la sanità e la pubblica amministrazione, ma anche in settori come finanza, assicurazioni e comunicazione. In quest’ultimo caso, si può ipotizzare che rappresentino solo un primo accesso in posizioni di gavetta da parte di giovani laureati, decisi a fare carriera nei settori trainanti dell’economia della conoscenza.

I lavoratori stranieri sono più concentrati tra gli artigiani e gli operai specializzati (30,1% contro 3,6%) e i conduttori di impianti (19,9% contro 4,1%), mentre le lavoratrici straniere sovra-qualificate si trovano prevalentemente tra le professioni manuali qualificate (22,6% contro 5,1%); tale categoria comprende anche le badanti. In entrambi i casi, tuttavia, la maggioranza dei lavoratori sovra-qualificati si trova nelle professioni non qualificate del comparto manuale, nel 43,1% nel caso degli uomini e nel 66,8% nel caso delle donne.

La durata della permanenza in Italia non riduce la dequalificazione occupazionale, anzi, il mercato del lavoro italiano sembra essere molto efficace nell’ostacolare la mobilità ascendente degli stranieri. Infatti, la maggiore concentrazione di lavoratori sovra-qualificati si colloca proprio nella fascia compresa tra i 5 e i 10 anni di permanenza in Italia, dove circa il 38% della forza lavoro straniera è over qualificata contro il 35% di coloro che sono nel nostro paese da meno di cinque anni.

La situazione migliora solo lievemente per i migranti di lungo periodo, anche se il fenomeno continua a riguardare una quota importante del lavoro straniero (circa un lavoratore su tre). Le donne si confermano comunque maggiormente esposte al fenomeno.

I giovani tendono più spesso a trovarsi nella doppia posizione di svantaggio legata sia a una posizione professionale inferiore alle proprie capacità e competenze, ma anche con un contratto di lavoro non-standard. Infatti, sono soprattutto gli adulti sovra-qualificati a concentrarsi ai due estremi del mercato del lavoro (full-time indeterminato e lavoratore autonomo), mentre i giovani si distribuiscono nelle svariate forme dell’integrazione non-standard nel mercato del lavoro: part-time indeterminato (11,9%), dipendente a tempo determinato (17%), collaboratore (3,5%).

I lavoratori sovra-qualificati italiani si concentrano prevalentemente nelle professioni tecniche (23,3%) e nelle posizioni impiegatizie (16,6%), mentre gli stranieri si concentrano prevalentemente nelle posizioni manuali non qualificate (54,6%) o come operai e artigiani specializzati (17,3%). Gli italiani di questo tipo hanno più frequentemente posizioni precarie, gli stranieri sono più spesso dipendenti con orario ridotto.

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