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Lavoro: una road map per quello durante e dopo il cancro

19 aprile 2016 | 13.46
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Lavoro: una road map per quello durante e dopo il cancro

Lavorare durante e dopo il cancro è importante ma occorre che il lavoro sia a misura del malato. Ed è importante "che lavoratrici, lavoratori, datori di lavoro e famiglie siano informati sulle norme e tutele giuridiche ed economiche e contrattuali previste in caso di patologie gravi al fine di poter gestire, nel migliore dei modi possibili, la crisi individuale e anche della comunità aziendale e familiare generata dalla patologia tumorale". Così Alessandra Servidori, per molti anni consigliera nazionale di parità e docente all’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, illustra lo scopo del convegno organizzato oggi a Roma alla sala Isma del Senato dal titolo 'Una road map contro il cancro: insieme la strada è meno faticosa'.

Occorre risolvere alcuni problemi strutturali, spiega Servidori. Tra questi, prosegue, "l'eccessiva frammentarietà del sistema normativo a tutela del malato oncologico, e anche le notevoli differenze tra i diversi ccnl nell’ambito di un sistema di tutele che si mantiene purtroppo ancora estremamente privo di flessibilità e irrigidito dalla burocrazia". Occorre, precisa, "un riordino della normativa anche da effettuarsi in collaborazione con Inps e Inail e iter più snelli per applicare le norme che tutelano le persone ammalate e dunque punti di informazione a livello territoriale, smuovendo anche l’inerzia dei patronati che ora sono in crisi di identità e di finanziamenti".

"A questo è connesso - aggiunge - il problema legato all’informazione: spesso nessuno sa indicare alla persona con esattezza il percorso da seguire per potersi vedere realmente tutelati nel rientro al lavoro, che si trova così a doversi orientare in una selva di procedure, moduli, richieste, autorizzazioni, norme confuse, informazioni inaccessibili". Dunque, sottolinea, "aprire un confronto operativo e concreto con Inps per riclassificare la malattia: temporanea, grave, permanente e legarla a un riconoscimento di sostegno adeguato".

Importante anche, rimarca, "ordinare la stratificazione normativa in materia ispirandoci alle linee guida Ue e dell’internazionale Word Cancer" e "incentivare economicamente percorsi di informazione eformazione aziendale relativamente alla corretta gestione dell’impresa nel caso di lavoratori malati di cancro o di dipendenti che hanno in carico famigliare tali pazienti".

Per il sostegno delle persone affette da patologie oncologiche, invalidanti, ingravescenti, dice Servidori, occorre "una rete di solidarietà e di sussidiarietà tra associazioni attive sul territorio", "lasciando da una parte le sovranità della conoscenza della relazione esclusiva di ciascuno ma unendo e cedendo l’un per l’altro la competenza, mettendo a sistema i valori, la generosità, l’operosità,la concretezza, la capacità di innovare ed essere un modello culturale di accoglienza".

Al convegno hanno portato la loro testimonianza le 20 associazioni di volontariato promotrici della Rete 'Noi Tutti Contro Il Cancro': Noi tutti per Bologna (Carla Facchini), Tutte per Italia (Fiorella Fiore), Lill (Chiara Giovannucci Orlandi), Fondazione Ant (Marco Marinaccio), S. Komen Italia (Carla Faralli), Lilt (Domenico Francesco Rivelli), Gli Onconauti: (Stefano Lauretti), Centro Studi Unimore (Barbara Maiani), Europa donna (Luigia Tauro), Loto Onlus (Sandra Balboni), Istituto B. Ramazzini (Fiorella Belpoggi), Ageop (Giada Oliva), Obiettivo lavoro (Marco Maggi), Ail (Claudia Caroselli), Croce Rossa Italiana (Maurizio Marabini), Go for.life (Lucia Polpatelli).

"Il volontariato è un esercito che muove giovani anziani donne e uomini un valore positivo che deve essere riconosciuto perché si prende cura, riorenta culturalmente, riordina ciò che si muove separatamente per muoversi insieme. Siamo in 20 associazioni e persone che ci occupiamo per professione o per passione diversamente di cancro e siamo consapevoli che unendoci ci aiutiamo e aiutiamo meglio", dice ancora Servidori.

Uno dei primi a intervenire sul diritto dei lavoratori e delle lavoratrici affette da patologie oncologiche, ricorda Servidori, per trasformare il rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale, fu nel 2000 Marco Biagi nel suo Libro bianco. Poi, nel 2008 ci furono le linee guida per un Codice contro il cancro che l’Europa e poi anche la contrattazione si è occupata molto del rapporto tra lavoro e malattie anche gravi.

Oggi, osserva, "il Jobs act e le leggi di stabilità 2014 e 2015 hanno introdotto notevoli miglioramenti che bisogna conoscere e agire applicandoli concretamente". "Dalle esenzioni per patologie gravi dalla fasce di reperibilità, in vigore dal 16 gennaio 2016, all’estensione nel ddl lavoro autonomo dei congedi parentali, alla tutela per malattia e infortunio, al lavoro agile o smart working, al diritto al part time per lavoratori affetti da malattie gravi e ingravescenti", conclude.

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