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Eni: Ricci, sicurezza è priorità solo 0,2 infortuni ogni milione di ore lavorate

17 maggio 2016 | 17.35
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Eni: Ricci, sicurezza è priorità solo 0,2 infortuni ogni milione di ore lavorate

Solo 54 infortuni in un anno con un indice di frequenza di 0,2 infortuni ogni milione di ore lavorate. E' il risultato conseguito dall'Eni nel 2015 in materia di sicurezza sul lavoro, che pone l'azienda, come spiega a Labitalia Giuseppe Ricci, ingegnere e direttore Health, Safety, Environment & Quality (Hseq) Eni "tra i top perfomer del settore". "Si tratta di una prestazione due volte migliore di quella dell'associazione mondiale dei produttori Oil & Gas, pari a 0,36", aggiunge Ricci.

L'Eni, presente in 66 Paesi del mondo con circa 29.000 dipendenti (cifra che arriva a 100.000 se si considerano i contrattisti) ha come cuore della sua produzione tutta la filiera dell’energia, e dunque, anche lavorazioni ad alto tasso di pericolosità. Ma "un approccio sistematico al tema della sicurezza", come conferma Ricci, la priorità data al tema nelle politiche aziendali e anche un grosso investimento in capitale umano ("sulla sicurezza lavora il 5% delle risorse", dice Ricci), hanno prodotto "un risultato di eccellenza anche nel confronto con l’indice medio di frequenza infortuni italiano ed europeo, che mostra valori superiori a 10 infortuni ogni milione di ore lavorate sia per il settore industriale che per tutti i lavoratori in generale", aggiunge Ricci.

"Nel 2015 all'Eni si è registrata una riduzione del 40% dell’indice di frequenza infortuni rispetto al 2014 e un ulteriore miglioramento del 10% nel primo trimestre 2016 -aggiunge Ricci-. Risultati come questi in un'organizzazione così complessa come quella dell'Eni si raggiungono grazie al fatto che, per noi, la sicurezza è davvero la priorità. All'Eni il primo a crederci è il vertice e non a caso il nostro amministratore delegato apre tutte le sue riunioni parlando di sicurezza. Un segnale importante per tutta l'azienda".

Affrontare in maniera globale il tema della sicurezza sul lavoro, spiega Ricci, "significa avere organizzazione, fare cultura e porsi obiettivi sempre più sfidanti, senza accontentarsi mai dei risultati raggiunti".

Sul fronte dell'organizzazione l'Eni mette in campo una squadra nutrita. "Premesso che lavorare in sicurezza è una consapevolezza che in Eni ogni dipendente o contrattista deve avere -precisa Ricci-, al tema specifico è dedicato il 5% delle risorse umane, una squadra che fa girare tutta la macchina della prevenzione. Ci sono tecnici, molti ingegneri, specialisti di vari ambiti: dalla sicurezza occupazionale a coloro che si occupano della sicurezza dei processi o dell'ambiente".

Quello scelto dall'Eni ("già da molti anni" dice Ricci nel gruppo dagli anni '80), è un approccio che considera "almeno tre aspetti fondamentali: il primo è adottare le migliori tecnologie disponibili, il secondo è disporre di un'organizzazione adeguata e adottare sistemi di gestione certificati e il terzo - il più importante - è consolidare la cultura della sicurezza che si è sviluppata nel tempo grazie a progetti messi in campo da Eni non solo per i dipendenti, ma anche per i contrattisti", spiega l'ingegnere.

Insomma, riassume Ricci "la filosofia è 'sviluppare in ogni persona la tendenza a creare sicurezza', la cosiddetta safety leadership. E chiunque ha il diritto-dovere di intervenire in situazioni di pericolo".

Per dare a tutti la giusta 'cassetta degli attrezzi', l'Eni ha avviato un programma specifico che si chiama 'Eni in safety', "che ha coinvolto oltre 20.000 dipendenti Eni nel mondo" informa Ricci che poi aggiunge: "Tuttavia un sistema di gestione Hse (sicurezza salute e ambiente) per funzionare bene ha bisogno anche di un robusto sistema di controlli. Nel 2015 abbiamo condotto oltre 3.000 audit Hse, sia di sistema che tecnici, sia di sicurezza di processo che sui contrattisti. A questi si aggiungono le migliaia di controlli puntuali che vengono effettuati tutti i giorni sulle singole attività in campo".

Ma le attività per rendere il lavoro sempre più sicuro non si fermano mai, afferma Ricci. "In Eni le ore di formazione Hse in aula sono oltre 300.000 all’anno, alle quali si aggiungono tutti gli interventi di sensibilizzazione e comunicazione che svolgiamo anche attraverso i road show, i patti per la sicurezza e altre iniziative simili in cui sono impegnati in prima persona i manager e lo stesso amministratore delegato. Così facendo si cerca di crescere insieme (anche ai nostri contrattisti) sulla sicurezza, di analizzare le situazioni e di raccogliere tutti i dati possibili. Insomma -conclude Ricci- si cerca di imparare dagli errori perché questi non ricapitano mai più".

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