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Femminicidio: la lettera, educhiamo a prevenire violenza di genere

19 ottobre 2016 | 13.43
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Femminicidio: la lettera, educhiamo a prevenire violenza di genere

Educhiamo a prevenire la violenza di genere. E' questo il titolo della lettera aperta al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, alla presidente della Camera, Laura Boldrini, e ai ministri Boschi, Giannini e Lorenzin, i cui firmatari, inizialmente riunitisi intorno all’associazione F Come (che promuove le pari opportunità in Italia e in Europa), includono rappresentanti di molte realtà associative e del terzo settore, oltre a insegnanti, ricercatori, psico-terapeuti, attivisti, preti, giuristi, operatori sociali.

"Esiste un nesso inequivocabile -si legge- tra violenza di genere e mancanza di efficaci politiche di formazione. Troppe donne subiscono violenze da partner e conoscenti, inconsapevoli che la loro esperienza si qualifichi come abuso. Troppo spesso, nell’immaginario collettivo, lo stereotipo dello stupratore e del violento rimane esclusivamente quello dello sconosciuto incontrato casualmente in uno spazio pubblico".

"Si può e si deve insegnare -avverte- a chiamare la violenza col proprio nome, sia essa abuso domestico, cyber-bullismo, pressione subita in una cerchia di amici. Come si può e si deve educare a vedere l’altro come un soggetto portatore di bisogni propri, a comunicare e negoziare necessità e spazi, a gestire un rifiuto, a conoscere il proprio corpo e le proprie emozioni tanto da acconsentire o meno a qualsiasi esperienza con reale consapevolezza".

"Quest’opera di sensibilizzazione -sottolinea la lettera- risulta però impossibile senza discutere di desiderio, differenze, stereotipi che legano il concetto di mascolinità a quello di sopraffazione. Rinunciare a toccare questi temi con bambini e adolescenti, anziché proteggerli, li lascia pericolosamente privi di un linguaggio e di categorie per interpretare la violenza sulle donne, fenomeno in rapido cambiamento ma con radici millenarie".

"Crediamo che -continua- fornire questi strumenti spetti non solo alle famiglie, ma alla comunità nel suo complesso, e quindi alle istituzioni e alla politica. Consideriamo compito del Governo supportare lo sviluppo di tali strumenti, delineando chiaramente moduli formativi da implementarsi nei piani di studio nazionali, dalla scuola primaria a quella secondaria così come nelle università".

"Da questo compito anche chi scrive -avverte- non si ritiene certo esente. Le firmatarie e i firmatari di questa lettera sono donne e uomini sensibili al tema della violenza di genere. Hanno studiato, o partecipato a, buone pratiche italiane e straniere, quali educare alle differenze, iniziativa quest’anno alla sua terza edizione, o gli eventi di formazione sul consenso di molti atenei britannici. Tali esperienze e tali competenze chi firma questa lettera (come, crediamo, tante altre realtà attive sul territorio italiano) vorrebbe -rimarca- metterle a disposizione. Per un dialogo costruttivo con il Governo, il Parlamento e le istituzioni locali sull’elaborazione di efficaci strumenti educativi, e per incoraggiare la loro traduzione in iniziative concrete da vagliarsi in tempi brevi".

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