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Lavoro: contro 'nero' e caporalato, il decalogo di Assosomm

21 aprile 2017 | 17.15
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Lavoro: contro 'nero' e caporalato, il decalogo di Assosomm

Sanare la piaga del lavoro nero in Italia, con particolare riferimento al comparto agricolo. Una missione difficile ma a cui Assosomm, Associazione nazionale delle agenzie per il lavoro, intende dare un contributo concreto, proponendo un decalogo che, se accolto dalle istituzioni, potrà contribuire a sradicare il fenomeno del sommerso e, con specifico riferimento al settore agroalimentare, quello del caporalato.

“La nostra è una lista di proposte concrete -argomenta Rosario Rasizza, presidente di Assosomm- senza pretendere naturalmente di avere in mano la bacchetta magica. Ma, tanto per cominciare, pensiamo sia giunto il momento di ragionare per 'filiera' coinvolgendo finalmente tanto gli operatori nel settore agricolo, quanto le aziende della distribuzione chiamate a contribuire alla creazione di un mercato dove il regime di concorrenza non venga falsato dalla violazione delle norme basilari poste a tutela del lavoratore”.

La proposta di Assosomm si basa su 10 punti fondamentali. Il primo è progettare campagne di comunicazione per sensibilizzare i lavoratori alla ricezione del sistema normativo. "I lavoratori, l’ultimo e più debole anello di una catena da sanare, devono essere i primi ad essere consapevoli e convinti di poter far parte di un sistema etico, nel quale denunciare le irregolarità sia non solo non pericoloso, ma anche fruttuoso, anche nell’ottica di favorire gli operatori del mercato virtuosi, condizione non relegabile ai soli siti web dei ministeri o delle associazioni interessate", spiega una nota.

Al secondo punto c'è: "Non puntare tutto sull’inasprimento delle pene ma sui vincoli preventivi". Una sanzione, per quanto gravosa, viene stabilita a danno ormai fatto. Solo l’esistenza di una serie di precondizioni può garantire una minor occorrenza di infrazioni. Terzo punto, coinvolgere nell’ottica della riforma tutta la filiera del prodotto, tra cui le aziende di distribuzione, creando una “rete di qualità”.

Seguono la creazione di un bollino qualità da apporre sui prodotti alimentari a garanzia, per il consumatore, di poter acquistare merce per la cui produzione sono state rispettate le leggi e, come quinto punto, il rafforzamento del ruolo degli enti bilaterali della somministrazione in quanto capaci, anche con dotazioni economiche proprie, di realizzare azioni di contrasto al sommerso.

Al numero 6 del decalogo proposto da Assosomm c'è la tracciabilità dei trasporti attraverso l’istituzione di un registro dei trasportatori presso la Prefettura o la Direzione territoriale del lavoro, con obbligo di comunicazione della destinazione e del numero dei lavoratori trasportati. Al numero 7, sanzionare le cooperative che somministrano pur non avendo licenza. Per somministrare manodopera, infatti, occorre una licenza apposita, rilasciata dal ministero del Lavoro.

"Da rilevare, inoltre -spiega Assosomm- i numeri relativi all’aumento delle somministrazioni illecite che sono stati presentati da Paolo Pennesi, direttore dell’Ispettorato nazionale del lavoro nel corso del convegno 'Caporalato, appalti e somministrazione' pochi giorni fa. Pennesi ha ricordato come ogni anno vengano effettuati 200mila controlli, a fronte di una platea di 1,5 milioni di imprese con dipendenti".

Gli ultimi tre punti del decalogo contro il lavoro nero prevedono di assicurare alloggi dignitosi ai lavoratori, aumentare i controlli sui campi mediante il ricorso ai droni (pensando anche di avviare una rilevazione sul territorio nazionale di tipo satellitare), e avviare un tavolo di discussione per concertare nuove soluzioni che coinvolga le organizzazioni datoriali (per esempio Confagricoltura) e sindacali dell’agricoltura con organizzazioni datoriali e sindacali della somministrazione.

“A nostro avviso, infine - conclude Rasizza - l’istituto della somministrazione, oltre al suo ruolo di connessione tra domanda e offerta di lavoro, potrebbe contribuire a rafforzare la legalità nel settore agroalimentare, attraverso la predisposizione di un quadro di regole a tutela dei lavoratori".

"Lo sfruttamento in agricoltura costituisce un fenomeno che ha una matrice culturale, essendo radicato nel costume delle società appartenenti, in senso ampio, all’area mediterranea. Fino ad ora, inoltre, la bassa penetrazione delle agenzie per il lavoro in questo mercato è stata correlata alla scelta di non volere inserirsi in un settore di notevole complessità, ancorato a logiche organizzative secolari e radicate nei territori, dove la sussistenza di rapporti di lavoro irregolari difficilmente può essere arginata mediante il solo strumento legislativo, qualora non venga meno, come detto, la matrice culturale che ne costituisce la fonte", rimarca.

"L’agricoltura, infatti, rappresenta il settore in cui tipicamente si sono coniugati livelli bassi di scolarizzazione, compressione dei diritti a favore del contenimento dei costi di produzione e la collusione di organizzazioni malavitose", aggiunge Rasizza

"Pertanto, il progressivo inserimento in questo settore che pure, coraggiosamente, le agenzie per il lavoro stanno operando, sovente dotandosi di una apposita Divisione specializzata, comporta non solo un elevato rischio imprenditoriale di cui le istituzioni e la pubblica opinione devono tenere conto", conclude.

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