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Costruzioni: Ance, da imprese settore voglia di investire in innovazione

19 maggio 2017 | 13.37
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Roberta Vitale, presidente Giovani Ance, nel corso del suo intervento
Roberta Vitale, presidente Giovani Ance, nel corso del suo intervento

La quasi totalità delle imprese edili afferma di investire, o aver intenzione di investire, in innovazione. La destinazione degli investimenti è principalmente in macchinari e attrezzature. E' quanto emerge dall'indagine Ance diffusa oggi a Roma, in occasione del XVIII convegno nazionale dei Giovani Ance 'M4ttoni.0 - digitalizziamo un antico e nobile mestiere'. I 2/3 delle imprese investono in formazione, con effetti positivi sulla produttività. I professionisti (ingegneri, architetti) sono aumentati, segno di una maggiore ricerca di profili elevati per nuove funzioni (Pm, Bim manager). I dirigenti e i tecnici specializzati sono rimasti stabili mentre gli impiegati sono diminuiti sensibilmente (-18,8%) perché alcune competenze amministrative sono state esternalizzate.

La categoria degli operai è quella che ha subito la maggiore diminuzione (-29,5%); quelli specializzati sono calati meno (-16,5%). La conoscenza del mercato è diventata un fattore strategico: oltre il 50% delle aziende che ha partecipato all’indagine ha dichiarato che, prima di fare un investimento, analizza la domanda potenziale e la corrispondenza con le caratteristiche del prodotto da realizzare e la compatibilità con il prezzo che potrà essere richiesto.

Nell’approccio al mercato, la metà delle imprese del campione dichiara di utilizzare politiche di marketing. In particolare, nel campo dell’edilizia privata, il 60% delle imprese utilizza soprattutto campagne pubblicitarie e politiche di prezzo. Internet, il marketing diretto e la cartellonistica sono i canali preferiti. Il 77% delle imprese possiede un sito ma l’aggiornamento e il controllo accessi sono ancora bassissimi. L’82% delle imprese che possiede un sito effettua un aggiornamento con cadenza ultra-settimanale.

Il 74% non sa quanti sono gli accessi giornalieri. I social vengono utilizzati dalla metà delle imprese del campione. Sono molto più utilizzati dalle imprese che fanno edilizia privata rispetto a quelle impegnate nei lavori pubblici. Quasi tutte le imprese utilizzano Facebook. Poco sfruttati Twitter e Instagram.

Il 92% del campione conosce il Bim (Modello d'informazioni di un edificio): il 13% già lo utilizza e l’11% ha partecipato a gare d’appalto che ne prevedevano l’utilizzo. Più di 1/3 delle imprese utilizza sistemi di project manager e di controllo di gestione. Circoscritte sono le conoscenze delle costruzioni digitali e quasi sconosciuta è la realtà aumentata.

E innovare vuole dire anche aumentare la qualità delle imprese di costruzione. L’82% del campione possiede almeno una certificazione di qualità. Il 78% del campione possiede la ISO 9001. Anche la certificazione ambientale (ISO 14001) è comune a molte imprese, associata all’iscrizione all’albo dei Gestori ambientali. L’iscrizione alle white list riguarda il 50% delle imprese, con una polarizzazione per quelle che fanno lavori pubblici (il 70% del totale già la possiede).

"I dati della nostra indagine -commenta Roberta Vitale, presidente dei Giovani Ance- dimostrano che innovare è un dovere per le imprese. La nostra responsabilità, come Giovani Ance, è aprire la mente ai costruttori, ai politici e a tutti gli operatori della filiera, evidenziando i vantaggi che la tecnologia può darci in termini di produttività, qualità e sicurezza". "Il decreto Industria 4.0 -ricorda- è un primo passo importante, ma è necessario che allarghi lo sguardo al settore dell’edilizia. Bene, quindi, il super/iper ammortamento, che per essere ancora più efficace potrebbe essere legato anche all’alta formazione del personale".

"Noi -sottolinea- siamo pronti a raccogliere la sfida dell’innovazione, ma con noi deve farlo la pubblica amministrazione. Perché se da una parte le nostre imprese sono costrette ad essere sempre più qualificate, non possiamo pensare che uffici comunali e stazioni appaltanti siano a malapena adeguate alla seconda rivoluzione industriale". "La digitalizzazione -auspica- deve essere messa anche al servizio della manutenzione e della sicurezza del patrimonio edilizio. Le moderne tecnologie possono, infatti, fornirci indicazioni dettagliate sullo stato di salute degli edifici e delle infrastrutture, per poter intervenire tempestivamente con un piano di manutenzione o agevolare la ricostruzione a seguito di crolli o danneggiamenti".

"Per fare ciò -suggerisce Roberta Vitale- occorre rendere obbligatoria la redazione del fascicolo digitale del fabbricato, per gli immobili privati, e redigere un data base completo del patrimonio pubblico in collaborazione con le università italiane".

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