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Digitale: patto imprese Ict e Università, serve più formazione

06 giugno 2017 | 15.25
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Digitale: patto imprese Ict e Università, serve più formazione

Nuovo patto fra imprese dell'Ict e le università italiane per spingere la formazione dei giovani nei settori legati al digitale. A stringere un Accordo quadro di collaborazione in materia di formazione con il Consorzio interuniversitario nazionale per l'informatica (Cini) sono state l'Associazione italiana per l’informatica e il calcolo automatico (Aica), Assinform, l’associazione nazionale delle principali aziende di Ict che operano in Italia e aderente a Confindustria, Assintel, l’associazione nazionale di riferimento delle imprese Ict e digitali che aderisce a Confcommercio, e Assinter, l’Associazione che riunisce le aziende regionali a capitale pubblico che operano nel settore dell’informatica per la pubblica amministrazione.

L'accordo è stato sottoscritto oggi, a Roma, nel corso della presentazione della terza edizione dell’Osservatorio delle Competenze Digitali realizzato da Aica, Assinform, Assintel e Assinter Italia e promosso da Miur e AgID. Dal rapporto è infatti emerso che la domanda di professioni Ict è in costante aumento, basti pensare ai 175.000 annunci di lavoro su web analizzati nell’ultimo triennio, di cui 60.000 solo nel 2016.

Nei percorsi universitari, rileva il rapporto, stanno via via entrando le competenze legate a Big Data, Data Science, Cybersecurity, ma resta trascurato il Cloud. Nelle facoltà non Ict, invece, le competenze digitali sono trascurate e nessuna formazione in proposito avviene per circa la metà dei 4.362 corsi di laurea esistenti. Stanno in compenso aumentando, seppur lentamente, le collaborazioni fra scuola, università, imprese e associazioni, ma, rilevano i firmatari dell'accordo, "è decisamente un’area strategica da amplificare, superando i problemi legati alla dispersione del quadro normativo, al coordinamento organizzativo e all’accesso agli incentivi".

La domanda di nuovi profili digitali dal punto di vista di imprese e pubblica amministrazione è stata analizzata con un panel qualitativo e ha evidenziato la domanda crescente di nuovi profili legati all’innovazione dei processi, dei prodotti e delle strategie in ottica digitale. Quelli più critici per la filiera Ict sono il business analyst, il project manager e il security analyst. Si colma il gap riconvertendo le risorse già presenti attraverso formazione d’aula e (minore ma in crescita nei giovani) il digital learning; la ricerca all’esterno ha come canali privilegiati l’interazione con le facoltà tecnico-scientifiche (47,6%), il network personale/professionale (47,6%) e i social media (42,9%).

Nelle aziende utenti, i profili comuni più critici da reperire sono il Responsabile Sistemi Informativi, l’Ict security manager e il project manager. Ciò che oggi è determinante è lo 'skill digital rate', ovvero il grado di pervasività delle competenze digitali all’interno di una singola professione richiesta dal mercato: secondo l’analisi delle web vacancies nel 2016 nelle professioni Ict queste incidono in media per il 68%, con picchi dell’80% per le nuove figure legate agli ambiti IoT, Mobile, Cloud; mentre nelle altre professioni l’incidenza è crescente, legata sia ai cambiamenti sulle aree di automazione nei processi stimolati di industria 4.0 (63,6% ) sia nella relazione digitale con il cliente dei settori servizi e commercio (54,6%).

L’85% delle Pa intervistate, invece, hanno bisogno di competenze digitali per far fronte alla digitalizzazione dei servizi a cittadini e imprese, legati ad esempio a Spid, PagoPA, Fascicolo sanitario elettronico. Ma è difficile reperirle all’esterno, causa blocco delle assunzioni, o farle evolvere in risorse già esistenti, per la difficoltà nel distoglierle da altre attività core. Ma se lanciamo lo sguardo alle professioni del futuro, lo scenario cambia. Le nuove professioni si chiameranno change manager, agile coach, technology innovation manager, chief digital officer, It process & tools architect e saranno costituite da un mix più articolato di competenze, per governare strategicamente i cambiamenti imposti dalle aree big data, cloud, mobile, social, IoT e security. Saranno soprattutto figure fatte da un impasto di skill tecnologiche, manageriali e soft skills quali leadership, intelligenza emotiva, pensiero creativo e gestione del cambiamento.

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