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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

11 luglio 2017 | 10.13
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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

Mario Baldassarri, economista parla della proposta fiscale di Renzi con Avvenire e dice: "È una proposta demagogica - dice il presidente del centro studi Economia Reale -, che oltretutto dimostra poco senso di responsabilità. Un tentativo di fumo mediatico per addossare, come fosse l'untore, all'Ue e al Fiscal compact le colpe della mancata crescita italiana. Renzi stima che l' operazione metterà a disposizione 30 miliardi per abbassare le tasse, è così? Ma si tratterebbe di 30 miliardi di debito: annunciare di tagliare le tasse facendo debito è da irresponsabili", dice.

Stefano Fassina, deputato di Si, dichiara ad Avvenire: "Darei a Renzi il mio benvenuto nel club di coloro che da anni propongono di utilizzare tutto lo spazio disponibile sotto al 3% per sostenere economia e lavoro. Negli ultimi tre anni, ogni settembre abbiamo presentato la nostra proposta di aggiornamento al Def con un piano pluriennale di investimenti pubblici: sempre bocciata. È la competizione elettorale che porta Renzi a fare proposte più che sensate a livello macro-economico. L' ex premier sostiene che le risorse servono per abbassare le tasse. Con la ricetta liberista del taglio delle tasse a tutti, come abbiamo già visto per i bonus a pioggia negli anni scorsi, non si ottengono i risultati sperati. La strada da seguire è quella di un sostegno strutturale agli investimenti in piccoli cantieri individuati da Comuni e Regioni: la messa in sicurezza delle scuole".

"La legge sulle liberalizzazioni, dopo due anni e mezzo di rimbalzi fra Camera e Senato, pare vicina all' approvazione. Già il testo varato dal governo era poco ambizioso: il Parlamento lo ha ulteriormente annacquato. In alcuni casi peggiorato, ad esempio introducendo una norma che produrrà l' effetto di far scomparire dall' Italia servizi online per prenotare un albergo, come booking.com, trivago, tripadvisor, così come già è scomparso Uber. Un bel risultato per un Paese in cui il turismo è così importante!". Lo scrivono Alberto Alesina e Francesco Giavazzi sul Corriere della Sera. "Per non parlare dei notai -proseguono- la cui difesa dello status quo è più difficile da infrangere di una parete di acciaio.O le aziende pubbliche locali che rimangono per lo più proprietà intoccabile della politica".

"Il disavanzo al 3% può essere compatibile con la discesa del debito pubblico se inflazione e tassi di interesse sono alti. Con un' inflazione così bassa, è illusorio pensare di far scendere il debito pubblico senza ridurre il disavanzo fiscale ben sotto il 3%. E rinviare ulteriormente la discesa del debito manterrebbe l' Italia in una situazione di grave vulnerabilità finanziaria. Alla prima inversione del ciclo economico internazionale, il debito diventerebbe insostenibile e saremmo costretti a adottare politiche fortemente anticicliche, come è accaduto più volte in passato. La consapevolezza di questi rischi si farebbe sentire fin da subito, riducendo il potenziale di crescita dell' Italia". Lo scrive Guido Tabellini economista sul Sole 24 Ore.

"Il nostro è un Paese fragile, a rischio sismico ed idrogeologico, con oltre l'80% degli edifici pubblici e privati costruiti prima delle norme tecniche del 2000 e oltre il 56% prima degli anni 70, soprattutto nelle grandi città. Non consideriamo poi i quasi due milioni di case sanate, nel tempo, con i diversi condoni. Per queste ragioni abbiamo bisogno sia di una politica di interventi di medio e lungo periodo sulla messa in sicurezza dei territori e per la riqualificazione degli edifici, partendo da quelli pubblici (scuole, ospedali, municipi, carceri, ecc.) e mettendo a sistema i vari piani e strumenti nazionali e locali (dal Piano Periferie a quello per le scuole, dal sisma bonus all'ecobonus)". Lo chiede il segretario generale della Fillea Cgil Alessandro Genovesi, in un intervento su 'Edilizia e Territorio' del Sole 24 Ore.

"Come Fillea Cgil, oltre a sostenere la prima versione di Casa Italia, ci siamo spesi anche per interventi più immediati, già in vista dell'ultima Legge Finanziaria, pur giudicando positivamente il Sisma Bonus. Abbiamo chiesto e chiediamo (anche insieme ad un vasto arco di associazioni professionali) prima di tutto rendere obbligatoria la certificazione strutturale (sismica, della salubrità e del rumore) dell'immobile in caso di compravendita, come già è per le certificazioni energetiche. Chi compra una casa deve sapere il suo grado di sicurezza, anche eventualmente per intervenirvi successivamente. E chi vende ha tutto l'interesse a far in modo che il contratto si chiuda. Per favorire ciò proponemmo il Fascicolo Unico di Fabbricato ma ci "saremo accontentati" che anche la sola certificazione strutturale, energetica, sismica potesse essere portata in detrazione fiscale al 100%, indipendentemente dagli eventuali lavori edili successivi (oggi le spese sono detraibili all'interno degli importi spesi per gli interventi)".Genovesi chiede anche "di rendere cedibili alle banche tutti i vari bonus sia per ristrutturazione che per risparmio energetico ed interventi anti sismici". "La norma recentemente introdotta nella c.d. "manovrina" sembrerebbe non chiara per l'eco bonus ed è sicuramente assente per gli altri strumenti. Dobbiamo rendere facile che un amministratore di condominio selezioni imprese per la messa in sicurezza degli edifici, potendo raccogliere le "adesioni" (su questo si deve riconoscere il principio della maggioranza qualificata dei condomini, non per forza dell'unanimità) e poi sarà direttamente la banca ad anticipare alle imprese, incamerando direttamente dallo Stato".

Gustavo Piga, economista dell' Università Tor Vergata, nel 2014 guidava il comitato promotore di un referendum contro il Fiscal compact che non riuscì a raccogliere le firme necessarie. Dice al Messaggero: "Se Renzi ci avesse sostenuto all' epoca - si rammarica oggi - ne avremmo avute ben più di 350 mila". Come si spiega allora la svolta del segretario Pd? "Posso sospettare, anche se è difficile dimostrarlo, che Renzi abbia intuito il cambiamento del contesto politico europeo. Dopo le elezioni tedesche avremo probabilmente una Merkel diversa, più consapevole della necessità di trainare l' Europa visti i passi indietro dell' America di Trump". Che cosa cambierebbe con il mancato inserimento formale del Fiscal compact nei Trattati europei? "Si tratta -dice Piga- di depotenziare un meccanismo che è comunque pericoloso. Non sono affatto d' accordo con chi dice che la battaglia è inutile perché il Fiscal compact di fatto non è stato mai applicato. Ha un effetto perverso sulle aspettative degli imprenditori, uccide la fiducia di un mondo produttivo che ha bisogno di certezze".

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