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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

23 agosto 2017 | 10.11
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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

"Dopo gli attentati, si è fatto strada in Europa un dibattito sui modi di rinforzare i controlli alle frontiere preservando al contempo gli accordi di Schengen. È una tendenza destinata a durare". A sottolinearlo con Avvenire è lo studioso Marc Hecker, specialista di terrorismo presso l'Ifri (Institut français des relations internationales) di Parigi e docente a Sciences-Po. "Nell' insieme, non c' è una geografia nota degli itinerari preferiti dai terroristi, a parte certe reti ormai identificate che legano Paesi vicini, come Francia e Belgio. Esistono inoltre legami storici fra il Marocco ed alcuni Paesi europei, soprattutto Spagna e Belgio. Ma tentare di filtrare certi assi risulterebbe vano", dice.

"I nuovi sgravi sulle assunzioni dei giovani saranno limitati ai lavoratori fino a 29 anni e dovrebbero favorire l'accesso al lavoro a circa 300 mila persone nel 2018. Lo ha detto il consigliere economico della presidenza del Consiglio, Marco Leonardi, parlando alle agenzie di stampa". Lo riporta Enrico Marro sul Corriere della Sera, proseguendo: "Il tetto a 29 anni - mentre finora si era ipotizzato che gli incentivi potessero riguardare gli under 35 o 32 - sarà probabilmente scelto, spiega l' economista, per rispettare le norme europee. Oltre i 29 anni le agevolazioni non verrebbero più considerate finalizzate a promuovere l' occupazione giovanile, ma rischierebbero di essere censurate perché discriminerebbero lavoratori adulti in base all'età".

""In questi mesi ha mai pensato di dimettersi?". Liane Hornsey, responsabile delle risorse umane di Uber, risponde dagli Stati Uniti al Corriere della Sera: è una delle quattro donne -con Arianna Huffington, Frances Frei e l' ex Apple Bozoma Saint John - cui il colosso Uber sta affidando il suo tentativo di profonda trasformazione. Tace per qualche secondo e dice: "No, non ci ho pensato. Credo molto in questa azienda e nella sua capacità di fare qualcosa di buono, come permettere a chi non ha un lavoro di diventare autista. Sono inoltre convinta della necessità di far capire ai nostri dipendenti le potenzialità del contesto in cui operano: proprio perché abbiamo avuto determinati problemi possiamo migliorare".

Scrive l'economista Marco Leonardi sul Sole 24 Ore: "Ci si potrebbe chiedere se il Jobs Act - nelle sue due caratteristiche principali di aver contemporaneamente ridotto i costi di licenziamento e di aver tagliato i costi del lavoro per i nuovi assunti nel 2015 e 2016- abbia contribuito a creare posti di lavoro a basso reddito o abbia invece contrastato questa tendenza. È ormai noto che in tre anni il numero degli occupati è aumentato di quasi un milione di unità (821 mila per la precisione ma un milione al netto dell'andamento demografico), di cui più di mezzo milione a tempo indeterminato (per la precisione 553 mila); ma questi nuovi contratti sono a basso reddito o ad alto reddito?" Per Leonardi "i dati raccolti dall' Inps sulle retribuzioni dei nuovi assunti" ci dicono che "in questi anni i salari medi dei nuovi assunti a tempo indeterminato (l' unico contratto su cui ha agito il Jobs Act) sono aumentati da circa 1900 euro mensili lordi del 2013 e del 2014 a 2050 euro lordi circa nel primo semestre del 2017. I salari medi delle nuove assunzioni a termine, degli apprendisti e degli stagionali sono invece rimasti pressoché stabili".

"In Italia non c' è mai stato un vero e proprio governo dell'immigrazione. Tanto meno è stato seguito un modello preciso. Per questo, e ancor più oggi che i sistemi francese o inglese appaiono in crisi, a noi più che un modello serve una politica complessiva: questo può aiutare nel prevenire la radicalizzazione, anche se nessuno ha in questo senso una ricetta esatta". Maurizio Ambrosini, docente di Sociologia dei processi migratori alla facoltà di Scienze politiche dell'Università di Milano parla con La Repubblica di come è stato affrontato in Italia il tema dell'immigrazione: "Senza piani di lungo periodo come invece hanno fatto, anche sbagliando, altri Paesi. I diversi governi hanno assecondato la società e il mercato".

"Penso che una scossa di terremoto di magnitudine 4.0 non dovesse provocare altro che un po' di paura, e invece eccoci ancora una volta a piangere vite umane". Lo dice il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, al Messaggero sul terremoto ad Ischia. "Arrabbiato? No, mi è venuta la voglia di lavorare ancora di più sulla cultura della prevenzione", aggiunge Delrio, sottolineando come le regole per la prevenzione ci siano ma no sempre vengono rispettate. "Abbiamo accelerato sulle due cose più importanti in materia di prevenzione e sicurezza degli edifici: in Italia c'è oggi una norma che classifica gli immobili in maniera specifica, prima di noi non ce n'era traccia. Adesso possiamo dire se la nostra casa è in zona sismicamente pericolosa o meno, garantendo quindi anche sul piano delle compravendite un elemento di chiarezza e di certezza che prima non esisteva. Inoltre abbiamo rafforzato il 'sismabonus' che copre fino all'80 per cento delle case private e all'85 per cento dei condomini la spesa per la messa in sicurezza, allargando questa opportunità anche agli incapienti. Le regole, insomma, ci sono. Purtroppo c'è ancora molta strada da fare sul piano della sensibilità generale", conclude.

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