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+300mila lavoratori in cinque anni, boom giovani e laureati

28 settembre 2017 | 15.19
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+300mila lavoratori in cinque anni, boom giovani e laureati

Occupazione in crescita e aumento complessivo del volume di lavoro impiegato dalle aziende. Specie per giovani e laureati. E' quanto segnala il rapporto 'L’impatto della quarta rivoluzione industriale sulla domanda di professioni', realizzato dall'Osservatorio statistico dei consulenti del lavoro e presentato oggi al Lingotto di Torino, in occasione del Festival del lavoro promosso dai consulenti.

Secondo l'indagine, infatti, il saldo tra unità di lavoro attivate a tempo pieno (Ulat) e unità di lavoro cessate a tempo pieno (Ulac), negli ultimi 5 anni, è positivo e segnala un aumento complessivo del volume di lavoro impiegato dalle aziende. Complessivamente, dal 2012 al 2016, il saldo tra Ulat e Ulac è stato pari a circa 300 mila unità di lavoro, in considerazione del fatto che nei primi tre anni era negativo.

L'indagine si fonda sull'analisi delle comunicazioni obbligatorie da parte dei datori di lavoro delle assunzioni, trasformazioni e cessazioni dei rapporti di lavoro dei dipendenti e collaboratori, che ammontano a circa 20 milioni ogni anno, disponibili a partire dal 2008, e che permettono di misurare il volume effettivo di lavoro contrattualizzato a tempo pieno e di quello dismesso dalle imprese, consentendo di calcolare il saldo tra questi due indicatori.

Secondo la ricerca, infatti, nel 2016 si registrano complessivamente in Italia 2,3 milioni di unità di lavoro attivate a tempo pieno (Ulat) nei settori business (esclusi la pubblica amministrazione, le famiglie e i datori di lavoro agricolo), con una flessione rispetto al 2012 di oltre 200 mila unità (-9,5%), mentre le unità di lavoro cessate a tempo pieno (Ulac) sono poco più di 2 milioni, con una flessione rispetto al 2012 di quasi 700 mila unità.

Il saldo complessivo positivo di circa 300 mila nuove unità di lavoro accumulato negli ultimi 5 anni è dovuto interamente alle assunzioni di lavoratori mediamente qualificati (166 mila) e non qualificati (137 mila), perché si registra una flessione, seppur minima (poco più di mille unità), nelle assunzioni di lavoratori altamente qualificati. Mentre tra gli uomini si registra un saldo maggiore di unità non qualificate, tra le donne sono maggiori le unità mediamente qualificate.

L’analisi dei saldi annuali di unità di lavoro assunte e cessate per classe di età, si legge nella ricerca, è strutturalmente positivo per le classi più giovani e negativo per le classi più anziane. Infatti, le assunzioni sono più numerose per le nuove generazioni di lavoratori, mentre i fenomeni di crisi, uniti ai pensionamenti, generano cessazioni soprattutto fra gli adulti con contratti a tempo indeterminato.

Pertanto, spiegano i consulenti del lavoro, i nuovi assunti sono prevalentemente giovani. Il saldo positivo delle nuove unità di lavoro assunte dalle imprese complessivamente negli ultimi 5 anni è pari a quasi 691 mila unità per i giovanissimi fino a 24 anni, a 432 mila per i giovani tra 25 e 34 anni, mentre è negativo per gli adulti tra 45 e 54 anni (-139 mila unità) e per gli over 55 (-658 mila). Il saldo complessivo di 301 mila unità è determinato dall’effetto congiunto negli ultimi 5 anni, del saldo positivo delle unità assunte con contratto a tempo determinato e di apprendistato e del saldo negativo dei lavoratori con un contratto a tempo indeterminato, con un contratto di collaborazione e con altri contratti.

Il saldo delle unità di lavoro assunte con il contratto a tempo indeterminato, spiegano i consulenti del lavoro, è positivo solo nel 2015 a causa della "generosa agevolazione fiscale" prevista solo per quell’anno per le assunzioni permanenti. Ma questa decontribuzione ha prodotto un effetto di anticipazione delle assunzioni da parte delle aziende: infatti, nel 2016 non solo il saldo dei contratti permanenti è negativo, ma anche il saldo totale diminuisce di 60 mila unità rispetto all’anno precedente.

Il saldo complessivo delle nuove unità di lavoro italiane è negativo solo per i lavoratori senza titolo di studio e che hanno conseguito al massimo la licenza media, mentre è positivo per gli altri titoli di studio. La domanda di diplomati da parte delle imprese è in netta crescita (+212 mila unità) come quella di laureati (+190 mila unità) e il saldo delle unità di lavoro italiane con titolo terziario è quasi triplicato dal 2013 al 2016 (+161,5).

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