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Imprese: Repubblica Stagisti, premiate le aziende migliori per i giovani

05 luglio 2018 | 15.07
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Imprese: Repubblica Stagisti, premiate le aziende migliori per i giovani

Ogni anno la testata online Repubblica degli Stagisti premia le aziende migliori per i giovani. Nel corso dell'evento annuale 'Best Stage 2018' la fondatrice della Repubblica degli Stagisti Eleonora Voltolina ha consegnato i premi alle aziende del suo RdS network che si sono particolarmente distinte per alcuni aspetti della loro policy verso i giovani. "Questi premi -spiega- non sono soltanto un riconoscimento a queste aziende meritevoli, che mettono in pratica comportamenti virtuosi verso dal punto di vista dell'occupazione giovanile, ma rappresentano anche un messaggio che noi lanciamo ai giovani. Un messaggio di fiducia".

"Perché -chiarisce- è vero: ci sono tante realtà pubbliche e private che sfruttano i giovani, che giocano al ribasso cercando di pagarli il meno possibile, di impegnarsi il meno possibile dal punto di vista contrattuale, abusando delle forme di collaborazione precaria e facendo valere la propria posizione di forza, se non sei disposto ad accettare queste condizioni arrivederci, avanti il prossimo, tanto abbiamo la fila". Ma "non tutte le aziende sono così. Gli AwaRdS sono anche un modo per dire ai ragazzi che vale la pena di distinguere, di scegliere bene. Di non pensare che un'azienda valga l'altra. Le differenze ci sono, è importante saperlo quando ci si affaccia al mondo del lavoro. Alcune -sottolinea Voltolina- si impegnano di più per valorizzare il proprio capitale umano, le persone, e altre di meno. A noi della Repubblica degli Stagisti piacciono quelle che si impegnano di più".

AwaRDS per il 'miglior rimborso spese': ex-aequo Everis e Nike Group. AwaRDS per il 'miglior tasso di assunzione post stage': Ventidue Srl- News Events, MilanoVincitori: BIP, Cefriel, Everis, EY, Medtronic, Mercer, Nike Group, Prometeia, Tetra Pak. AwaRDS per la 'miglior performance di assunzioni dirette di giovani': ex-aequo EY e Flixbus
. AwaRDS 'Speciale Candidati' RdS: Nestlé Ventidue srl. AwaRDS Speciale Lavoro Agile: Nestlé, Danone Company, Flixbus.

Ma come sono gli stagisti? Neolaureati italiani 'molto preparati', ma le università potrebbero avvicinarsi di più alle richieste del mondo del lavoro. E' quanto emerge dalla survey, realizzata dalla testata online Repubblica degli Stagisti, in occasione di Best Stage 2018, sulle aziende del suo network per indagare il tema della collaborazione e comunicazione tra mondo dell'università e mondo del lavoro. Le aziende aderenti alla Repubblica degli Stagisti sono infatti un’ottantina, rappresentate da una trentina di marchi (perché alcune fanno parte di gruppi, come EY, Bosch o Nestlé).

Complessivamente danno lavoro a oltre 42mila persone e hanno ospitato, nel 2017, più di 2mila stagisti, con percentuali di assunzione post-stage largamente al di sopra della media; prova ne sia il fatto che oltre 1000 sono stati i giovani contrattualizzati al termine del percorso di tirocinio. Inoltre, le aziende del network hanno anche effettuato assunzioni dirette senza passare attraverso il tirocinio, assumendo più di 1600 giovani under 30 nel corso del 2017.

Il campione della survey non è dunque rappresentativo, ma comunque i risultati hanno un rilevante valore indicativo. Il primo dato rilevante è che le aziende collaborano attivamente e volentieri con il mondo universitario. In particolare, il 93% ha convenzioni attive con almeno una università (l’86% con più d’una). Un po’ meno frequente invece la collaborazione con master e scuole di formazione post-universitaria: qui, a fronte di un 31% che non collabora con nessun master, c’è un 20% di aziende dell’RdS network che ha una collaborazione con un master specifico, e un 49% che, invece, intrattiene relazioni con vari master contemporaneamente.

La motivazione principale che spinge le aziende a scegliere un’università o un master piuttosto che un altro è il fattore settoriale: le partnership vengono avviate con università che hanno facoltà inerenti al business aziendale, indipendentemente dalla collocazione geografica. Circa la metà delle convenzioni tra università o master e aziende ha, dal punto di vista dell’azienda, questa matrice. Segue poi il fattore geografico, cioè la prossimità dell’università con la sede dove opera l’impresa, il fattore del prestigio (stipulare partnership con università che godono di ottima reputazione), e infine il fattore umano (cioè stipulare partnership con università in cui lavorano professori di cui l’azienda ha stima e/o con cui ha attive collaborazioni professionali).

Nel 63% dei casi le partnership tra aziende e università sono del tutto gratuite; nel restante 37% sono in alcuni casi gratuite e in altri a pagamento. Sale, nel caso dei master, la percentuale di partnership esclusivamente (20%) o quantomeno parzialmente (30%) a pagamento: la quota di partnership completamente gratuite si ferma al 50%. Le aziende utilizzano il canale delle università per pubblicizzare le proprie posizioni aperte. Ma come? Nel caso delle posizioni di stage, il 90% delle aziende usa le bacheche delle università con le quali ha convenzioni come 'una delle azioni di recruiting insieme alla pubblicazione dell’annuncio di stage su altri canali'.

Per il 7% è 'la prima azione di recruiting', mentre per il 3% è invece proprio 'l’ultima azione, solo in caso non vada a buon fine il recruiting attraverso altri canali'. I dati cambiano leggermente quando si parla di aprire una posizione non di stage, bensì di lavoro. In questo caso per nessuna azienda il canale universitario è 'la prima azione di recruiting'; per un 83% è comunque 'una delle azioni di recruiting insieme alla pubblicazione dell’annuncio di lavoro su altri canali', e per un 17% è l’ultima azione, 'solo in caso non vada a buon fine il recruiting attraverso altri canali'.

Ma qual è la valutazione delle aziende rispetto alla preparazione degli stagisti che provengono dalle università? La risposta è unanime: nessuno la considera 'scarsa' o 'sufficiente'. Il giudizio complessivo è invece positivo: un 69% dice 'buona, sono abbastanza preparati', e un 31% dice addirittura 'ottima, sono molto preparati'. Naturalmente ciò non vuol dire che non ci siano margini di miglioramento. Interrogate sugli aspetti in cui i giovani dimostrano maggiori lacune, le aziende dell’RdS network rispondono soprattutto: le competenze linguistiche, nel 37% dei casi, e le soft skills (mancano le competenze trasversali necessarie per adattarsi all’ambiente di lavoro) nel 33%.

Distanziate, vi sono anche lacune nelle competenze informatiche (13%) e nelle hard skills ('mancano le competenze di base necessarie a svolgere il lavoro per il quale hanno studiato', un altro 13%). La lacuna meno percepita è invece quella sul lavoro di equipe, solo il 3% delle aziende rileva candidati impreparati da questo punto di vista. Capitolo voto di laurea.

Quanto conta per le aziende? 'Molto' nel 65,5% dei casi: 'è un criterio importante, ma ci capita di selezionare anche persone che si sono laureate con voti medi'. Solo 'abbastanza' per un altro 27,5%: 'è solo uno dei tanti criteri, anche perché non abbiamo grande fiducia sul fatto che indichi in maniera veritiera la preparazione del candidato'. I due giudizi più estremi (le opzioni erano 'moltissimo: è il primo criterio per noi, perché consideriamo il voto il più efficace indicatore della preparazione di un candidato' e 'per nulla: il voto di laurea non è rilevante per valutare la preparazione di un candidato') raccolgono invece percentuali residuali.

A coloro che hanno risposto 'per nulla' o 'abbastanza' la survey poi chiedeva di esplicitare il perché: qui la maggior parte (50%) ha risposto di aver notato nella propria 'esperienza di recruiting che gli stagisti laureati con voti meno alti sono ugualmente brillanti rispetto a quelli laureati col massimo dei voti'; la seconda opzione più scelta, 30%, esplicita una diffidenza verso i criteri di valutazione che 'variano troppo da università a università per poter avere un valore oggettivo'.

Ma al di là degli annunci, cosa fanno le aziende in concreto in collaborazione con le università? Il buon vecchio career day la fa ancora da padrone: nel 19% dei casi le aziende confermano di partecipare a questo tipo di eventi fieristici con il proprio stand. A seguire, nella maggior parte dei casi (17,5% delle risposte) vanno a tenere delle lezioni agli studenti, nella modalità della testimonianza aziendale, oppure, 16,5%, organizzano eventi di incontro ad hoc con gli studenti 'per raccontare la nostra realtà'; o ancora vengono invitate 'a parlare a convegni che si svolgono all’università' o realizzano business game o altre attività non convenzionali che coinvolgono gli studenti (entrambe le attività raccolgono il 14%).

Un’altra modalità di collaborazione non infrequente (10%) è quella di proporre argomenti per lo sviluppo di tesi di laurea da svolgere in azienda. Residuali le attività di sponsorizzazione di eventi specifici di recruiting (5%), acquisto di spazi pubblicitari per far conoscere la propria azienda agli studenti (2%) o la sponsorizzazione di borse di studio per studenti meritevoli (2%).

E infine, cosa vorrebbero le aziende fosse migliorato del loro rapporto con il mondo delle università e dei master? Innanzitutto, nel 35,5% dei casi, vorrebbero che più momenti gratuiti di incontro tra studenti e aziende e che, nel 33,5%, gli uffici stage/placement fornissero per ogni posizione aperta cv adatti alle loro esigenze, svolgendo una attività di preselezione. Una su cinque (il 19%) vorrebbe che gli uffici stage-placement dessero accesso gratuitamente ai loro database di cv di laureati, e una su dieci (10,5%) che le università le ascoltassero di più nell’inserire nei corsi di laurea materie/focus su elementi importanti nell’attività lavorativa aziendale quotidiana (es. programmi informatici, simulazione di lavoro in team…).

"La nostra survey dimostra essenzialmente due cose -dice Eleonora Voltolina che fondato e che dirige la Repubblica degli Stagisti- la prima è che le aziende valutano molto positivamente gli studenti e i neolaureati, giudicando buona la loro preparazione: vuol dire che la qualità dell'insegnamento nelle università italiane è ancora alta. La seconda è che ci sono comunque ampi margini di miglioramento nell'interazione tra mondo dell'università e mondo dell'impresa".

"Il nostro auspicio -spiega- è che i risultati di questa survey siano uno spunto di riflessione e una base per intensificare e rendere ancora più efficiente il dialogo tra aziende e università, nell'ottica di agevolare il più possibile i giovani nel momento del passaggio dalla formazione al lavoro".

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