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Lavoro, millennials fiduciosi

16 ottobre 2018 | 15.49
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Lavoro, millennials fiduciosi

I millennials? Una generazione rivoluzionaria e pronta al cambiamento. Anche della propria visione. E con una inossidabile fiducia nel futuro, con la convinzione che il mercato del lavoro migliorerà. E' quanto emerge dal report pubblicato da CornerJob, l’app leader per il mobile recruitment, che riassume i risultati di una ricerca condotta nel mese di giugno 2018 su 1,2 milioni di utenti attivi di età compresa tra i 18 e i 35 anni per sondare approfonditamente il loro modo di relazionarsi con il mondo del lavoro. Ne emerge un ritratto sorprendente e originale.

Gig Economy (ovvero il modello economico basato sul lavoro indipendente, libero e temporaneo) e job hopping (ovvero l’attitudine a 'saltare da un lavoro all’altro') sono state un po’ le parole d’ordine che costellavano il nuovo approccio dei millennials al mondo del lavoro. Qualcosa è cambiato.

Anche in seguito alla situazione attuale evidenziata dall’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) che registra un drastico calo (del 53% circa) delle retribuzioni dei lavoratori della Gig Economy negli ultimi cinque anni, sembra che i millennials stiano rileggendo il loro approccio alla luce di un deciso pragmatismo. Pur mantenendo una inossidabile fiducia nel futuro: il 74% degli intervistati è convinto che il mercato del lavoro migliorerà.

Proprio perché il loro habitat naturale è digitale, anche la ricerca di un impiego, per il 77% degli intervistati, parte da un dispositivo mobile. Immediato e diretto, il mobile recruitment permette di aprire direttamente un contatto dialettico con il potenziale datore di lavoro e spoglia l’intero processo da quei rituali obsoleti e burocratici legati all’invio di curriculum, attese infinite e freddi colloqui 'da copione'.

I giovani del terzo millennio concepiscono il lavoro come un naturale proseguimento di quel cammino di crescita intrapreso tra i banchi di scuola, al punto che, per il 65%, l’esperienza aziendale viene messa davanti, come valore, anche al conseguimento di un diploma universitario. E da essa si aspettano molto: l’85% degli intervistati privilegia un ambiente di lavoro fertile e stimolante a condizioni retributive vantaggiose e, in generale, pensa che le soft skills non siano un aspetto collaterale, ma che contino quanto le competenze tecniche.

Il progetto che i millennials sentono l’urgenza di realizzare è quello di una vita indipendente e non più ancorata al supporto della famiglia d’origine. Per questo, ritengono molto importante la stabilità economica (il 52%) e la crescita professionale. Priorità non necessariamente legate all’esigenza di formare un nuovo nucleo famigliare (citata come obiettivo solo dal 10% degli intervistati). L’aspetto però forse più inatteso è che i giovani lavoratori sono oggi consapevoli che tutto ciò è poco compatibile con il 'nomadismo professionale'. Per questo il 72% dichiara di voler restare nella stessa azienda per più di cinque anni.

Al contrario, un percorso di carriera ancorato al job hopping (ovvero cambiare lavoro più o meno ogni sei mesi) interessa solo al 14% della popolazione sondata. Infine, pur tenendo in grande considerazione valori come work-life balance, flessibilità e smart working, i millennials cercano un contratto full-time (63%) e, possibilmente, stabile. Un ritorno al futuro? Sembrerebbe di sì. La percezione del mondo professionale di quella classe di popolazione che, entro il 2020, rappresenterà più della metà della forza lavoro a livello globale non ha rinunciato al sogno della modernità e agli impulsi rivoluzionari della cultura digitale iper-connessa, in continuo movimento e 'always -on'.

Però, crescendo, i millennials, stanno focalizzando meglio il proprio progetto professionale e di vita. Hanno vissuto sulla propria pelle la 'grande crisi' degli ultimi dieci anni e hanno capito l’importanza di contestualizzare tale progetto all’interno di un quadro socioeconomico che forse si evolve a una velocità diversa da quella dei loro sogni e delle loro aspirazioni iniziali.

E dato che, quella dei millennials, è una generazione incline al cambiamento (perché è cresciuta in un mondo che negli ultimi 30 anni ha subito una trasformazione maggiore di quella registrata nel corso di un secolo intero), non ha paura di cambiare idea. Anche se significa recuperare, pur rileggendoli con la grammatica contemporanea, alcuni valori chiave di chi li ha preceduti.

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