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Biagi: Reboani, anche Jobs Act nasce dal suo Libro Bianco sul lavoro

15 marzo 2017 | 13.02
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Paolo Reboani
Paolo Reboani

"La figura e l'opera di Marco Biagi continuano ad essere straordinariamente attuali anche a 15 anni dal suo assassinio, per la capacità di interpretare la complessità del mercato del lavoro e di offrire ancora oggi soluzioni moderne e innovative. Benché molti vogliano disconoscere le leggi che furono disegnate e poi attuate tra il 2001 e il 2003 e nonostante il pregiudizio ideologico continui ad emergere ogni volta che si discute di quelle riforme, ciò che oggi è stato costruito attraverso il Jobs Act, da ultimo lo Statuto per il lavoro autonomo, trae la sua fonte nel Libro Bianco del mercato del lavoro da lui coordinato". Così l'economista Paolo Reboani ricorda con Labitalia il giuslavorista assassinato dalle Brigate Rosse sotto casa a Bologna.

"Anzi, per paradosso le sue idee erano significativamente più all'avanguardia e tendevano a superare il paradigma del lavoro subordinato a tempo indeterminato che oggi, invece, viene ampiamente e sorprendentemente rivendicato dagli stessi autori del Jobs Act", avverte.

"Dimenticando, invece, che la scarsa partecipazione al mercato del lavoro di cui è afflitta l'Italia non può essere curata che attraverso una diversità e molteplicità delle forme contrattuali, costruite per adattarsi a una società dove lavorano poche donne, dove i giovani ancora oggi sono soggetti a un forte gap educativo, dove la dimensione delle imprese è ancora piccola o micro, dove esiste una parte del Paese, il Mezzogiorno, nella quale forte è ancora la componente di lavoro nero", spiega.

"Peraltro, il mercato del lavoro oggi tende ad essere un mercato più frammentato, dove maggiori sono le transizioni tra lavoro-non lavoro-formazione, nel quale la mobilità si sta incrementando e che, quindi, necessita di una strumentazione regolatoria più vicina alla persona che al posto di lavoro", osserva ancora Reboani.

"Il tema della società attiva che era sotteso al Libro Bianco -sottolinea Reboani che alla stesura del Libro Bianco sul lavoro ha collaborato- rimane oggi in Italia di assoluta attualità. L'obiettivo di innalzare i tassi di occupazione è un obiettivo strategico per fare sopravvivere il nostro sistema di welfare. La valorizzazione dell'impresa e del territorio come primi luoghi di creazione dei ricchezza e di coesione sociale non possono che essere al centro della legislazione sul lavoro e sull'impresa".

"La mia sensazione, invece, è che quel pregiudizio ideologico sull'impresa, sulle capacità individuali della persona, sulla regolazione semplice non è affatto tramontato, anzi vive forte nel dibattito politico e accademico", rimarca Reboani. "Ora come allora, la cultura dominante del conservatorismo non vuole e non può accettare di avere perso la guerra e si ostina in una cieca battaglia di retroguardia. La lezione di Marco Biagi rimane per questo ancora viva ed è una solida base su cui ancorare un'azione culturale e politica per cambiare questo Paese e il suo modo di garantire a tutti un lavoro", conclude.

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