"E' ufficialmente in vigore, con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, il chiacchieratissimo 'Jobs Act degli autonomi' contenente, oltre a varie disposizioni volte a tutelare il lavoro autonomo non imprenditoriale, anche un'organica disciplina del 'lavoro agile', il cosiddetto 'smart working'. Ma il legislatore italiano, in questo caso, ha legiferato a posteriori: la norma, infatti, giunge piuttosto in ritardo rispetto a uno sviluppo, in concreto, del fenomeno da parte delle imprese italiane: si parla, infatti, di almeno 250mila lavoratori già interessati da questa modalità di svolgimento della prestazione lavorativa". E' il commento, con Labitala, dei giuslavoristi Alessandro De Palma e Dora Antonio Vuolo, dello studio Orsingher Ortu - Avvocati Associati di Milano-
"Ciò che la nuova legge disciplina, tra le altre cose, è la sicurezza sul lavoro: è necessario consegnare al lavoratore - spiegano - un’informativa scritta contenente i rischi generali e specifici cui il lavoratore è esposto. Ma anche la forma, necessariamente scritta, dell’accordo. Ancor più rilevante, poi, la possibilità di stipulare l’accordo tanto a termine quanto a tempo indeterminato, con possibilità di recesso, in quest’ultima ipotesi, con preavviso non inferiore a 30 giorni, nonché l’obbligatorietà, parrebbe, dell’individuazione dei tempi di riposo e delle misure tecniche e organizzative necessarie per assicurare la disconnessione del lavoratore dalle strumentazioni tecnologiche di lavoro".
"Resta da capire, a questo punto, se e quanto la nuova legge incrementerà lo sviluppo di questo nuovo modo di lavorare", concludono.