"Con il Festival del cinema di Roma alle porte, non solo film in primo piano, ma anche figure professionali che operano dietro le quinte come i tecnici del suono che, proprio in questo periodo, affiancano i sindacati del settore nella riapertura della trattativa per il rinnovo contrattuale di categoria". Lo dice a Labitalia Adriano Di Lorenzo, presidente dell'Associazione italiana tecnici del suono, con alle spalle anni di esperienza, in Italia e all'estero, e attualmente impegnato nella serie televisiva di Rai1 'Di padre in figlia', diretta da Riccardo Milani.
"Stiamo cercando di far andare in porto -spiega- una certificazione che preveda il riconoscimento delle scuole che insegnano questo lavoro, a cui segua un apprendistato di 3 anni, ovvero un percorso da fare per il raggiungimento del profilo professionale totalizzando 360 contributi".
"Sarebbe un risultato molto importante per i tecnici del suono -ammette Di Lorenzo- anche perché nell'ultimo anno e mezzo il settore ha registrato un incremento delle settimane lavorative, grazie anche al meccanismo del 'tax sheltert'".
"Le disposizioni sul tax credit-credito d'imposta -ricorda- prevedono la possibilità di compensare debiti fiscali (Ires, Irap, Irpef, Iva, contributi previdenziali e assicurativi) con il credito maturato a seguito di un investimento nel settore cinematografico. Destinatari sono le imprese di produzione e distribuzione cinematografica, gli esercenti cinematografici, le imprese di produzione esecutiva e post-produzione (industrie tecniche), nonché le imprese non appartenenti al settore cineaudiovisivo associate in partecipazione agli utili di un’opera cinematografica".
"Il tecnico del suono -fa notare il presidente dell'Associazione- è una professione tecnica, ma anche creativa. Si ha la possibilità di stare a contatto con le persone della troupe molto diverse tra loro e con mansioni diverse. Un ritaglio della società che ti insegna a conoscere com'è il mondo, oltre che a vederlo. Non sono poche, infatti, le occasioni di lavoro che ti portano ad andare in diverse città italiane ed estere".
"Tuttavia -sottolinea- le scuole professionali creano forti aspettative nei giovani che, quindi, si sentono già pronti e competenti per stare sul mercato. In realtà, l'80% di questo lavoro è costituito dall'esperienza che si acquisisce con il tempo e non certo con la presunzione di saper fare tutto e subito".