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Professioni: Laurenzi, passione e scienza per diventare un meteorologo doc

18 novembre 2016 | 11.44
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Francesco Laurenzi
Francesco Laurenzi

"Per diventare meteorologi ci vuole una grande passione, ancor più delle basi scientifiche pur sempre necessarie". Parola di Francesco Laurenzi colonnello dell'Aeronautica militare e noto meteorologo televisivo che con la moglie Laura Patrioli ha scritto 'Piccoli esperimenti in famiglia' (Gremese Editore).

"Per diventare meteorologi -spiega a Labitalia- ci vogliono anni ed anni di apprendimento. La meteorologia si apprende vedendo e seguendo i meteorologi. Più esperti. E’ una sorta di arte da bottega dove il maestro insegna agli allievi come se fossero una sorta di discepoli. Non si è meteorologi autoproclamandosi sul web".

"Questa è la meteorologia -chiarisce- che ho appreso, fatta disegnando le alte e basse pressioni sulle carte meteorologiche, formulando le previsioni e aspettando che queste si verifichino. Adesso ci sono i computer, una specie di mega robot che ti dicono se e dove piove ma che ti tolgono quella dolce e sottile arte della percezione, quell’attenta analisi che viene dall’osservazione del cielo, delle sue nuvole e dei suoi tramonti".

Ma sbagliare si può? "Non si dovrebbe -ammette- ma si sbagliano, molto meno di quello che può pensare, gli analisti finanziari ed i sondaggisti hanno poco da insegnare ai meteorologi. Le previsioni meteorologiche non seguono leggi lineari, ma leggi e meccanismi molto ma molto più complessi. Sono sistemi in cui non sempre il risultato è univoco e che dipende da imponderabili fattori, il battito di ali di una farfalla nella foresta amazzonica che scatena un tifone nel Pacifico".

L'interesse per le previsioni è un fenomeno in crescita negli ultimi anni. "Ci vogliamo riappropriare -rimarca- della natura e forse un po’ ci piace conoscere il futuro. Sapere quello che potrebbe accadere ci fa sentire potenti e padroni di chissà quale destino. Ci piace pensare che sembrano molto lontani i tempi in cui grandi e piccini vivevano a contatto diretto con la natura. Si viveva prevalentemente fuori casa, tutti potevano osservare l’alternarsi delle stagioni, si conviveva con il caldo dell’estate, con la pioggia d’autunno, con il freddo dell’inverno. Adesso sembra si viva in una atmosfera artificiale".

"Si sta all’aria aperta -fa notare- il tempo necessario per scendere da una automobile con aria condizionata e per entrare in abitazioni dove estate ed inverno si creano o con i termosifoni o con i condizionatori i 20 gradi. L’attenzione ai cicli della natura ed ai ritmi del tempo sta diventando un fatto culturale o una sorta di discussione sui cambiamenti climatici o sui disastri del tempo estremo".

"La meteorologia -spiega Laurenzi- è una scienza, complicata molto complicata ma è pure sempre una scienza frutto della sperimentazione, è quella di Galilei e dei suoi allievi. Noi vorremmo comunque meravigliarvi con la scienza e lo vorremmo fare con poco, usando oggetti che avete in casa, magari offrendo ancora una occasione a quelle cose già usate e destinate ad essere gettate via".

"Vorremmo stupirvi -avverte- nel farvi accorgere che la fisica, la chimica non sono solo formule matematiche, equazioni complicate o enunciazioni a volte incomprensibili ma sono un qualcosa che possiamo sperimentare anche nella nostra cucina. I fenomeni della natura non sono eventi lontani , ma sono cose che si sviluppano intorno a noi. La natura è intorno a noi. Vorremmo che vi sorprendeste nello scoprire che sperimentare può essere un gioco fatto da bambini (e non solo) e che da questo gioco si possono provare emozioni".

"Vorremmo farvi cogliere -sottolinea- quanto sia affascinante vedere prender corpo , attraverso semplici oggetti , i fatti e gli eventi della natura e la spiegazione di quei fenomeni che ci avvolgono e che condizionano la nostra esistenza come le nuvole, le piogge, i temporali, il caldo ed il freddo".

"Ai giovani ed anche ai più piccoli -fa notare Francesco Laurenzi- con i giusti mezzi possono essere trasmessi concetti importanti. Non è assolutamente detto che perché uno è piccolo gli si devono dire per forza cose sciocche. In questo libro, scritto per cercare di far divertire i bambini ed un poco anche per dare l’opportunità alle mamme,ai papà, ai nonni e alle nonne di star vicino ai loro figli e ai loro nipoti, si vuol raccontare la meteorologia, le vicende del cielo in maniera diversa".

"La meteorologia -assicura- non è solo la formulazione asettica e stereotipata delle previsioni del tempo, la meteorologia può essere anche l’ accorgersi che abbiamo un bel cielo e che il vento spesso ci accarezza i capelli. Questo libro, inoltre, potrebbe essere un luogo di incontro tra i genitori ed i figli, tra i grandi ed i piccoli, nel quale ci sono esperienze da verificare. In questo caso l’adulto condivide con il ragazzo e con il bambino la creatività e la fantasia. Il genitore o più in generale l’adulto dà il suo contributo, collabora con i propri figli e li aiuta alla raccolta e alla costruzione degli strumenti per fare gli esperimenti. La collaborazione diventa così un mezzo per condividere alla fine, una volta completato l’esperimento , meraviglia e sensazioni, cose queste che aiutano a crescere".

"Mia moglie Laura -ammette- può essere considerata un'esperta dell’apprendimento poiché ha prestato servizio per circa 40 anni nella scuola statale di ogni ordine e grado. Negli ultimi anni di carriera è stata dirigente scolastico (preside) prima a Milano e poi a Roma. Oltre 40 anni di matrimonio con me, meteorologo da sempre, le ha fatto nascere una particolare sensibilità verso la natura. Ha imparato a seguire le vicende del meteo".

"Contemporaneamente -continua- la sua esperienza scolastica le ha suggerito che i modi di comunicare sono molteplici, ma ha capito che per apprendere bisogna meravigliarsi e cogliere dal mondo circostanze ed input positivi per vivere e capire le cose intorno a noi. Ha collaborato in maniera concreta con il marito fornendo suggerimenti affinché prendesse corpo il proporre esperimenti scientifici in televisione, ha posto cioè l’attenzione sull’apprendimento dei ragazzi a relazionarsi in modo concreto con l’utilizzazione di strumenti di uso comune. Così la scienza ha potuto calarsi nella realtà".

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