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Giornalisti: l'esperta di gossip, scoop a portata di rivista con fiuto e memoria

24 gennaio 2017 | 13.39
LETTURA: 8 minuti

Roberta Damiata e il suo staff
Roberta Damiata e il suo staff

Esperienza, fiuto e memoria. Questa la ricetta di Roberta Damiata, direttore di Eva 3000, che in un'intervista a Labitalia parla della sua esperienza professionale tracciando il quadro del settore gossip in Italia. "Sforno riviste come fossero pizze margherite: è una frase che ho detto sicuramente -sottolinea- e ogni volta che la leggo mi viene da sorridere, perché da sempre il concetto di creare e dar vita, senza mai fermarmi, fa parte di me, proprio come un pizzaiolo che continua infaticabilmente a sfornare pizze".

"Saper scrivere bene -ammette- non vuol dire necessariamente essere un buon giornalista. Una frittata è fatta con uova e sale, ma se viene cucinata da due persone diverse avrà due diversi sapori. Fare gossip sembra la cosa più semplice del mondo, ma non lo è. Intanto, ci vuole tanta esperienza, memoria, passione per saper 'legare' le notizie e, in generale, tanta conoscenza dell’ambiente. A questo si deve aggiungere una scrittura leggera e divertente, che interessi le lettrici, ma non danneggi nessuno. Rendere la notizia unica anche parlando dello stesso argomento, è la cosa che fa la differenza".

"Esiste chiaramente un limite -rimarca- oltre cui non si può andare, il mio personale è quello dei bambini. Cerco di metterli pochissimo sulle riviste, e soprattutto di trattare determinati argomenti con le dovute cautele. I minori vanno tutelati, sempre. Ricordo qualche anno fa un fotografo che mi portò delle immagini del marito di una nota star che si baciava in un angolo buio di una discoteca insieme a un transessuale. Guardai le foto e poi gli dissi di rivolgersi ad altri, perché mai avrei fatto lo scoop distruggendo la reputazione di un padre di famiglia e mettendo i figli alla berlina di tutti".

"Comunque, se tornassi indietro -dice- farei molto di più. Il mondo lavorativo dove io gravito è un mondo di squali tanto quanto in altri ambiti lavorativi, con la differenza che questo viene considerato un lavoro di prestigio per cui esiste gente che farebbe qualsiasi cosa pur di poter arrivare. Se io lo consiglierei a una donna? Certamente, con la consapevolezza che il suo percorso non sarà privo di ostacoli, e anche tanti".

"Si parla tanto -sostiene- di crisi lavorativa e questo è uno degli ambiti che ne risente di più, ma posso assicurare che quando io cerco qualcuno, su dieci persone che provo, è già tanto che ne esca uno che valga la pena di tenere. Soprattutto i giovani hanno una scarsa propensione al sacrificio, si fanno abbattere dal primo rifiuto, dalla prima delusione, dalla prima fregatura. Fanno fatica a rialzarsi e mollano presto. Invece sono stati i tanti rifiuti, le tante delusioni e un discreto numero di fregature che hanno fortificato il mio carattere e che hanno fatto di me quella che sono".

"Sono fermamente convinta -sottolinea Damiata- che il cartaceo non morirà mai. Un po’ come i vinili dopo l’avvento dei cd. Ora i vinili sono tornati prepotentemente di moda perché si è capito che il loro suono è ineguagliabile. Così avverrà nel mondo dell’editoria dove però ci sarà una grande scrematura di prodotti. E’ chiaro che sarei una cieca se non capissi anche l’importanza della rete che sempre più sta prendendo piede, ma credo che nel nostro paese non avverrà proprio domani e che comunque uno spazio per i giornali ci sarà sempre".

"In quasi trenta anni di carriera -fa notare- neanche io ricordo tutte le riviste che ho realizzato, di cui sono stata ideatrice o direttrice. D’altronde, io vengo dagli anni ’80 dove tutto era in fermento e non ci si fermava mai. Ho iniziato come redattrice da Londra dove inseguivo letteralmente le band che facevano parte all’epoca della British Invasion. Duran Duran, Spandau Ballet, Pet Shop Boys, Culture Club, Wham!, non avevano per me segreti. Li incontravo di notte al Limilight, ubriachi o con una ragazza diversa ogni sera".

"Ci conoscevamo tutti -ammette Roberta- e ad ogni incontro portavo a casa prezioso materiale da spedire poi in Italia alle varie riviste con cui collaboravo. Tutto questo facendo la cameriera per 12 ore al giorno (in quel caso le pizze non le sfornavo ma le portavo proprio ai tavoli). Nulla avrebbe fermato il desiderio di andare oltre la notizia, io la notizia volevo proprio viverla".

"Tornata in Italia -racconta- sono entrata alle Edizioni Cioè, il gruppo editoriale che pochi anni dopo diventò il numero uno sul mercato, e anche qui si respirava una grande aria di creatività, nessuno era relegato al proprio ruolo. I giornali si costruivano senza badare alle gerarchie e tutti facevano tutto: dalla grafica alla correzione dei testi, fino alla ricerca fotografica. Proprio crescendo professionalmente con l’idea che nulla era impossibile, ho iniziato, passo dopo passo ad andare avanti nel mio percorso professionale".

"La gavetta -chiarisce- per me è stata fondamentale, perché mi ha permesso di non sentirmi mai arrivata, mai all'apice. Raggiunto un traguardo ce n’era sempre un altro da conquistare. Questa è una cosa che mi porto dietro anche ora che ho cambiato azienda, approdando alla European Network con un nuovo giovane editore, Angelo Aleksic. Dopo aver trattato ogni genere di magazine, dai teen a quelli sportivi, dalla cronaca ai fumetti, mi sono sentita abbastanza forte da ricominciare a creare insieme a lui".

"In questa nuova casa editrice -continua Roberta Damiata- sono entrata come direttore di tre riviste di astrologia, per ritrovarmi poi, dopo un paio di anni, a portarne avanti otto testate tra cui appunto Eva3000. Nella vita in generale, ma in quella lavorativa in particolare, ho sempre cercato nuovi stimoli, nuove sfide, imparando a gestire le vecchie dagli errori, e dall’esperienza. Solo così sono riuscita ad andare avanti, altrimenti sarei stata inevitabilmente travolta, soprattutto in questo ambiente".

Ma quali sono le difficoltà che affronta una direttrice donna di magazine in un mondo tipicamente maschile? "Per quanto riguarda la mia esperienza -risponde- ho avuto più difficoltà con le donne che con gli uomini. Nel lavoro tendo sempre a fare gruppo, mi sento un po’ la mamma chioccia dei miei redattori o dei collaboratori con cui lavoro, ma questo atteggiamento di protezione, non sempre viene ben visto, soprattutto dalle altre donne".

"Certo -puntualizza- non voglio dire che gli uomini di potere che ho incontrato durante la mia carriera sono stati tutti angeli, ma la difficoltà che ho riscontrato con loro è soprattutto quella di pretendere da una donna il doppio di quello che si pretende da un collega di sesso maschile, mentre invece, quando ti scontri con una donna, il rischio è quello di trovarti in continuazione i bastoni tra le ruote senza un reale motivo. Questa è una cosa bruttissima che non solo non ho mai capito, ma che mi fa anche rabbia visto che basterebbe davvero poco a noi donne per arrivare ai vertici se solo riuscissimo a supportarci. A un uomo di potere non solo viene perdonato tutto, ma viene quasi adulato, a una donna il potere non si perdona mai".

"In generale -sintetizza- la crisi dell’editoria sta colpendo duro ovunque, ma il gossip riesce a sopravvivere perché è quella parte leggera di cui si ha spesso bisogno. E’ un po’ come i programmi di intrattenimento in tv che ti permettono di passare qualche ora senza pensare troppo. Poi, parliamoci chiaro, a chi non piace farsi gli affari degli altri?".

E di scoop Roberta Damiata ne ha fatti. "Belen -afferma- è il personaggio a cui noi giornali di gossip dobbiamo molto. E’ una donna molto intelligente oltre che bellissima, e la sua vita, vera o falsa, somiglia a una telenovela. Proprio per questo, durante la realizzazione di una copertina io bloccai tutti dicendo: 'Ragazzi credetemi Belen e De Martino si sono lasciati'. Nessuno mi credeva, ma quando uscì la rivista, nonostante non avessi l’esclusiva del materiale fotografico, bruciai lo scoop a un famoso settimanale. Ecco, in quel momento mi sono detta: 'sei stata in gamba'".

"Per me lo scoop -assicura- non è quello di spiare nella vita dei vip ma capire cosa determinati atteggiamenti nascondono. Nel mondo del gossip l’80% delle cose viene creato per essere poi sparato sulle riviste, ma se io annuso che si tratta di una bufala difficilmente, anche a costo di non fare lo scoop, lo pubblico. Lo scoop non è dove le cose vengono fotografate, ma è dove i fotografi non arrivano, che si annida la notizia".

"I settimanali -continua- sono di sicuro più immediati, ti permettono di stare sulla notizia, mentre nel mensile puoi approfondire di più. Io preferisco però il primo, perché corre veloce come me, perché gli articoli vengano montati e smontati in continuazione per aggiungere le ultime novità, ma è proprio questo che mi piace".

"Per un periodo -ricorda- ho seguito un corso di psicologia, e il professore mi diceva sempre che non avrei mai smesso di scavare dentro di me, quasi fosse un accanimento, ma questa cosa non l’ho mai vissuta come negativa, anzi per me è l’unico modo per andare avanti non smettere mai di scavare anche se non sai cosa puoi trovare. Io lo dico sempre a mia figlia: la paura nella vita è la tua grande nemica, perché ti blocca, quando invece c’è un mondo intero da scoprire. Il tempo è prezioso e sprecarlo per avere paura è la cosa più stupida che si possa fare".

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