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Lavoro: Colap, non accettiamo provvedimenti iniqui su ddl autonomo

01 marzo 2017 | 11.02
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Emiliana Alessandrucci presidente Colap
Emiliana Alessandrucci presidente Colap

"Non siamo più disponibili ad accettare provvedimenti iniqui, approssimativi e frutto di compromessi dell’ultimo minuto: il Colap oggi dice NO a un legislatore che promette e poi disfa con la stessa facilità e altrettanto poca lungimiranza". A dirlo la presidente del Colap, Emiliana Alessandrucci riferendosi al ddl sul lavoro autonomo, in discussione alla Camera.

"Questo ormai famosissimo provvedimento -spiega- lo aspettavamo da anni, un segnale positivo dalla politica che era stato accolto come il ritorno a casa del 'figliol prodigo'. Abbiamo in questo anno e mezzo, tessuto la tela con incontri, proposte concrete, audizioni e tanto lavoro proprio perché il sistema professionale italiano che rappresento oggi più che mai, chiede a gran voce una riforma e una spinta innovativa e competitiva ed ora troviamo qualcuno, o più di qualcuno che questa preziosa tela di notte la disfa".

“Il disegno di legge -sostiene- ha subito, nel primo passaggio al Senato, un inserimento (articoli 5 e 6 ) che rafforzava quella divisione nel sistema professionale che invece questo provvedimento voleva e doveva superare, affidare cioè alle sole professioni ordinistiche, la possibilità di esercitare su delega specifici atti pubblici, ricreando quella ripartizione tra professionisti di serie A e professionisti di serie B. In audizione avevamo manifestato con forza la contrarietà e dissenso all’ennesimo provvedimento che tratta un bacino di 4 milioni di professionisti come negletti ed emarginati e soprattutto come incompetente. Ci era sembrato di aver trovato sul punto una condivisione trasversale delle forze politiche presenti, ampio assenso avevamo infatti trovato in audizione alla commissione lavoro della Camera".

“Le nostre proposte -sottolinea Alessandrucci- provengono da una platea di lavoratori per troppo tempo dimenticati e per questo chiedevamo alla luce della legge 4 del 2013, che riconosce il ruolo di garante alle associazioni professionali iscritte al Mise, di aprire il mercato alla competitività, con una proposta chiara e precisa di allargare l’articolo 5 anche ai professionisti ai sensi della legge 4. Lo stesso vale per i maggiori strumenti di protezione sociale previsti dall'articolo 6 per allargarli anche ai professionisti associativi ex legge 4/2013 anche con contributi assistenziali volontari aggiuntivi".

"Il Colap -ribadisce- dice NO! Dice NO ad un modo di legiferare miope ed avulso dall’intero contesto normativo: la legge 4 del 2013 è una legge in vigore e non è tollerabile che si continui ad ignorala. Dice NO all’incoerenza e incoerente sordità rispetto alle sollecitazioni di quanti saranno destinatari della norma giuridica; dice NO alla trasformazione dei diritti dei lavoratori in merce di scambio".

"Dice NO -incalza- all’ennesimo provvedimento che elemosina concessioni ai professionisti ex legge 4 del 2013 con la mano destra, salvo defraudarli di diritti fondamentali con la mano sinistra e con noi dicono NO oltre 300mila professionisti iscritti alle nostre associazioni che ben si ricorderanno dell’entusiasmo manifestato davanti alle due slides della finanziaria 2016 e della profonda delusione nel vedere ignorate le legittime richieste".

Noi continueremo la nostra battaglia -assicura la presidente del Colap- perché è impensabile che la classe politica non si renda conto di questo pericolo di stagnazione e soprattutto del clima di sfiducia che si è creato; l’articolo 5 prevede una delega e allora saremo pronti anche in quell’occasione, se questa non dovesse essere sufficiente a dimostrare dissenso e a bloccare questo provvedimento fazioso”.

Chiediamo il diritto -conclude- a veder riconosciuto il nostro lavoro come tale; perché non intendiamo più accettare discriminazioni, perché crediamo che tutti i lavoratori abbiano diritto a tutele fondamentali a prescindere dal contratto e dal settore in cui operano e soprattutto perché il nostro mercato professionale ha bisogno di eliminare i diritti acquisiti immotivatamente e di rafforzare la competitività".

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