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Professioni: scrivere poesie? Una passione che appartiene anche ai giovani

24 ottobre 2017 | 15.01
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Francesca Rizzitano
Francesca Rizzitano

Scrivere poesie. Una professione-passione che appartiene anche alle giovani generazioni, a partire dal classico diario segreto. Parola di Francesca Rizzitano, giovane sociologa travolta sin da piccolissima dalla passione per la scrittura e autrice del libro di poesie 'Il mare dentro. Poesie dell'anima mia' (editore Youcanprint). "La generazione dei ragazzi di oggi -spiega in un'intervista a Labitalia- è cresciuta in un’era tecnologica in cui le lettere sono un vago ricordo, le email vengono utilizzate solo nei contesti lavorativi e ciò che va più in voga, o meglio ciò che corrisponde di più alle esigenze, è la scrittura tramite i social network".

"Si considera la poesia -dice- come qualcosa di antico, ormai dimenticato o appartenente ad un’era che non è più. Da sociologa posso affermare che l’impressione che attualmente si legge è vera. La generazione Y è fortemente differenziata dalla X. I millennials si trovano in direzione contraria rispetto a quella dei propri genitori o nonni. Effettivamente è così, il mondo si differenzia, la società cambia, muta profondamente, in continuazione. A questo riguardo prendo in prestito la filosofia di Eraclito con il suo 'tutto scorre', non ci si può bagnare due volte nello stesso fiume, siamo in continuo divenire. Mai citazione è stata più vera. Lo penso fortemente. Allo stesso tempo, però, penso che la poesia non sia così dimenticata come si intende credere".

"La poesia -sottolinea- non è morta. E' stata solo un po’ dimenticata, messa al bando forse perché considerata ormai poco interessante. Ma in realtà la poesia è cibo per gli animi, per la vita, per l’amore. La si ritrova sempre. Dentro un biglietto, dentro un bacio, dentro la memoria di chi da bambino ha imparato 'Il passero solitario'. Siamo sempre stati abituati a scrivere; fin dalla scuola primaria, a buttare giù pensierini, racconti, vacanze, giornate in famiglia e così via".

"Ecco -continua Francesca Rizzitano- l’unico consiglio che mi sento di dare è di ripartire proprio da lì. Dal diario. Dalle pagine bianche semplici, come quelle dell’anima, quelle che non puoi strappare via altrimenti si rovinerebbe il diario stesso, quelle che si riempiono di inchiostro se solo si decide di dare al cuore la possibilità di aprirsi. Ai giovani ragazzi che come me sentono il bisogno di liberarsi nella scrittura, dico semplicemente di buttarsi. Non è un percorso facile perché è qualcosa che viene dall’interno. È fare i conti prima con sé stessi, con ciò che si ha dentro, e spesso e volentieri non è cosa semplice donarsi agli altri. Almeno questa è stata la mia esperienza".

"Come scrivo nella prefazione del mio libro -fa notare- ho scritto sempre per me stessa, mai per gli altri. Ero timorosa del giudizio, di non essere all’altezza, ma più di tutto di dover lanciare, come si fa con un palloncino nel cielo, un pezzo di me, un pezzo grande, profondo, custodito con cura, nascosto per tanto tempo. Però poi lanciarsi è bello, si sente l’odore forte della libertà, della vita, degli occhi aperti che guardano solo colori sgargianti. Ecco questo direi ai giovani. Buttatevi, liberatevi, non importa come, il resto verrà da sé. Intanto cominciate, scrivete, buttate giù, create, fantasticate ma sempre forti, sempre fieri, sempre positivi verso questo mondo ostile, sempre pieni di sogni, quelli che dovete essere certi, realizzerete".

"Il legame con la terra e i suoi elementi per me è fondamentale -assicura- non a caso mi sono ispirata al mare, al sole, alle mie due isole la Sardegna e la Sicilia. Il legame con la terra è ciò che fa dell’uomo, l’uomo stesso. Non siamo fatti per stare da soli, abbiamo il necessario bisogno di mettere delle radici, di creare rapporti, di sottolineare la nostra presenza, di sentirci protetti da qualcosa di più grande. Da qualcosa come la natura. La terra, che spesso non consideriamo, di cui ci dimentichiamo l’esistenza, è in realtà il nostro nido. E' il nido alla Pascoli, dove solo all’interno ci sentiamo sicuri, ci sentiamo veramente noi stessi e vivi. Quella vita, quella libertà che io provo solo quando mi posso affacciare ad un cielo più grande: il mare".

"Il mare -avverte- è stato l’elemento più grande in termini di ispirazione delle mie poesie. E' stato direzione, stella polare, respiro e colore. Non posso però dimenticare, insieme a 'lui', gli incontri del destino. Ogni persona che passa nel nostro cammino ha un preciso compito, ha un dono, porta a termine qualcosa che il più delle volte non si capisce, o che non vogliamo capire. Nessuna poesia sarebbe nata senza i legami, gli amori passati, i volti sempre diversi, ognuno con la sua storia, con i suoi drammi, con il suo modo di camminare in questo sterminato parco che è la vita".

"Penso -continua- che il concetto di felicità sia ancora più astratto del concetto stesso di amore. Spesso sopravvalutato, spesso troppo commercializzato, spesso detto invano, quasi come se non si conoscesse il vero significato. Credo che la felicità sia effimera, si tratta solo di stati temporanei. E non potrebbe essere diverso da così. La bellezza, l’infinitezza della felicità sta tutta lì, sta negli attimi, nei silenzi, nei singoli momenti che come un fulmine vengono e poi passano. Immaginiamo una vita totalmente fatta di momenti felici. Sarebbe troppo e così si svilirebbe la grandezza della felicità stessa".

"Penso che quello che accade -rimarca Francesca Rizzitano- è che spesso la serenità venga confusa con la felicità. Si è sereni quando si sta bene con sé stessi e con le persone che si ha intorno. Si è sereni ognuno per un’infinita di cose differenti, ma la felicità è ancora un’altra cosa. E' qualcosa di molto più grande, qualcosa che ci affanniamo a raggiungere per tutta la vita, qualcosa che pensiamo di poter giungere come stato permanente. La felicità è sinonimo di 'senza tempo', di 'dimenticanza', di totale sconnessione con il mondo. La felicità è qualcosa di impossibile da descrivere ma possibile da vivere, a piccole dosi, con la magia che la contraddistingue, con l’esilità e allo stesso tempo la forza con cui ci invade. La mia vita è e sarà sempre una zattera verso gli 'attimi di dimenticanza'".

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