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Professionisti per l'Italia: 11 idee per modernizzare il Paese

21 febbraio 2018 | 14.30
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Un momento della presentazione del documento
Un momento della presentazione del documento

Idee per modernizzare il Paese. Sono quelle elaborate in un documento dall'Alleanza Professionisti per l'Italia, nata per iniziativa del Cup (Comitato unitario delle professioni) e della Rpt (Rete professioni tecniche), e che sono state presentate oggi, a Roma, nel corso di un convegno. Idee che verranno inviate al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Per l'Alleanza, "l’Italia ha di recente avviato un nuovo ciclo di crescita, seppure in modo cauto". "L’Alleanza Professionisti per l’Italia intende contribuire a definire e rafforzare tale dinamica - sottolinea - attraverso idee e proposte che possano favorire uno sviluppo inclusivo e una crescita equilibrata e duratura. L’Alleanza ha ben chiare le criticità del Paese e le sfide da affrontare per migliorare la società di oggi".

"L’Italia che vogliamo costruire -spiegano ancora i professionisti- è quella in cui ci siano pratiche inclusive verso chi è soggetto a forme di marginalizzazione economica e sociale e si rispettino doveri e le leggi dello Stato. Auspichiamo una pubblica amministrazione più rapida ed efficiente, investimenti mirati e regole semplici ed efficaci che consentano di accrescere l’occupazione, orientare il welfare verso una platea più ampia di soggetti, realizzare infrastrutture materiali e immateriali più moderne e sostenibili e avviare percorsi formativi di qualità. Con il contributo di tutti, nessuno escluso, possiamo ridefinire gli obiettivi per rendere il Paese moderno".

Ecco le idee contenute nel documento:

1) Garantire la salute e il benessere dei cittadini.

"Nonostante il Legislatore -si legge nel documento- abbia avviato in questi anni numerose politiche di inclusione, protezione sociale e sostegno nei confronti delle fasce più deboli della popolazione, c’è ancora molto da fare per garantire la salute e il benessere dei cittadini. Le eterogenee modalità di erogazione di servizi e prestazioni, differenziati a seconda delle diverse fasce di target della popolazione, non genera un sistema di welfare sempre efficace".

Per i professionisti, "occorre, pertanto, promuovere un’azione finalizzata a uniformare tali servizi assicurandone l’accesso in tempi brevi". "Il sistema di welfare - chiariscono - deve essere un sistema integrato e allargato per tutti i cittadini; va quindi rivisitato in un’ottica di efficienza degli interventi e di estensione delle coperture ai nuovi bisogni dei cittadini dovuti alle modifiche sociali e demografiche intervenute negli ultimi decenni. Occorre, pertanto, ampliare con urgenza, soprattutto in alcune aree del Paese, le forme di assistenza alla popolazione, in particolare nei confronti dei soggetti colpiti da disabilità gravi, alle famiglie in condizioni di povertà, agli anziani e agli immigrati in difficoltà".

2) Una giustizia lenta è un’ingiustizia.

I ritardi dei procedimenti giudiziari, frequenti soprattutto in ambito civile e dovuti a meccanismi farraginosi, hanno generato, si legge nel documento, numerosi disagi. Per questo, spiega l'Alleanza, occorre rilanciare con convinzione e pochi indugi il ruolo di alcuni istituti che, seppur già presenti nell’ordinamento, non vengono opportunamente adoperati, con lo scopo di semplificare l’attuale azione giudiziaria e garantire, così, la legalità in tempi brevi. In questo ambito, si pongono gli strumenti alternativi di soluzione delle controversie, in particolare la mediazione. Si reputa necessaria ed essenziale, inoltre, la rivisitazione del sistema successorio per garantire il libero esercizio dei diritti in materia, anche promuovendo una riforma organica della normativa.

3) Più servizi pubblici di qualità: la sussidiarietà per rendere efficiente la pubblica amministrazione.

I cittadini e le aziende, nella loro qualità di utenti, chiedono, si legge nel documento, che la pubblica amministrazione operi con procedure più immediate ed efficaci. Occorre dare seguito a quanto recentemente codificato in materia di sussidiarietà fra Stato e professionisti attraverso la legge 81/2017 (cosiddetto Jobs act del lavoro autonomo), attuando la normativa ed individuando ed estendendo le pratiche più qualificate. La funzione sussidiaria dei professionisti ordinistici, si legge ancora nel documento, non deve e non può essere intesa come la sostituzione di soggetti privati all’azione pubblica, ma come un’azione di supporto allo Stato e di recupero di efficienza della pubblica amministrazione.

L’attribuzione alle professioni legali e al notariato, in particolare, di attività amministrative attualmente in capo al giudice, la verifica da parte dei consulenti del lavoro della compliance giuslavoristica negli appalti pubblici, i controlli delle professioni tecniche sulle opere e i servizi di pubblica utilità, le asseverazioni e le certificazioni dei contratti nei procedimenti autorizzativi privati, il rafforzamento del ruolo della normazione tecnica, la delega delle attività di controllo sulla filiera agro-alimentare sono solo alcuni ambiti esemplificativi dell’attuazione della sussidiarietà dei professionisti che può andare a sostegno dell’efficienza dello Stato. Occorre, inoltre, semplificare il fisco intervenendo sull’antiriciclaggio, su premialità per l’adozione della fattura elettronica e sul rispetto dello Statuto del contribuente.

4) Allargare la base occupazionale, incentivare il lavoro, rafforzare i sistemi di previdenza per i lavoratori.

Con un tasso di occupazione del 61,6%, l’Italia, ricorda il documento dell'Alleanza, è lontana dalla maggior parte dei Paesi europei (in Germania il tasso di occupazione è pari al 78,6%, in Gran Bretagna al 77,5%, in Francia al 70%) e mostra l’immagine di un mercato del lavoro a tratti sclerotizzato, incapace di offrire opportunità di crescita, in particolare alle giovani generazioni. Occorre, dunque, agire, spiegano i professionisti, rapidamente sostenendo le giovani generazioni, valorizzando le competenze professionali, creando strumenti che rendano più competitivo il lavoro senza trasformarsi in ulteriori incombenze per imprese e lavoratori. L’Italia deve proseguire nell’attuazione di politiche che incentivino l’ingresso e la permanenza nel mercato del lavoro attraverso sgravi fiscali e contributivi per le imprese e l’ulteriore riduzione del cuneo fiscale nel caso del lavoro dipendente.

In questo senso, le forze politiche e di governo devono condurre una riflessione approfondita, finalizzata all’avvio di una riforma della fiscalità del lavoro e dei relativi meccanismi di riscossione delle imposte, che spesso mettono in difficoltà l’operatività delle imprese e dei liberi professionisti, generando vere e proprie diseconomie. Occorre rafforzare il sostegno al lavoro autonomo, per il quale sono auspicabili modifiche al 'regime dei minimi' che innalzino i limiti della deducibilità fiscale dei beni strumentali e intervengano sull’automatismo che ne prevede l’abbandono al superamento della soglia.

Assume, inoltre, valore strategico, soprattutto per i giovani che intendono intraprendere il lavoro autonomo, poter usufruire delle misure di incentivo previste in ambito nazionale e regionale dai programmi europei Pon e Por. Pertanto, è necessario, spiegano i professionisti, che le amministrazioni pubbliche competenti in materia diano effettiva e corretta attuazione alla norma (attualmente ancora largamente disattesa) sancita dall’art. 41, legge 24 dicembre 2016, n. 234, che equipara i liberi professionisti alle pmi per ciò che attiene l’accesso agli incentivi finalizzati alla creazione, al sostegno e allo sviluppo del lavoro e dell’attività d’impresa.

5) Un nuovo ciclo degli investimenti per una crescita equa, inclusiva e sostenibile.

L’inversione del ciclo degli investimenti registrata dal 2013 e l’incremento della spesa complessiva, si legge nel documento, sono i punti da cui ripartire per immaginare uno sviluppo equo, inclusivo e sostenibile, che faccia perno sull’uso razionale ed efficiente delle risorse disponibili. A questi due fattori si deve aggiunge un processo di razionalizzazione della spesa pubblica, che elimini gli sprechi, identificando nel contempo gli ambiti strategici di intervento pubblico e privato. Lo Stato dovrà pianificare i propri investimenti orientandoli al miglioramento della qualità della vita, al rispetto del territorio e dell’ambiente, alla creazione di nuova e migliore occupazione, al sostegno di chi si trova, o rischia di trovarsi, in condizioni di marginalità economica e sociale.

Secondo i professionisti, occorre individuare specifici ambiti in grado di garantire una crescita equilibrata e un processo di modernizzazione. Gli ambiti di intervento riguardano: la salvaguardia, la conservazione e la valorizzazione dell’ambiente; la realizzazione di infrastrutture sostenibili; le smart cities e la rigenerazione urbana; la diffusione dell’economia circolare; il sostegno alla ricerca e la diffusione di tecnologie innovative; l’utilizzo di nuove fonti energetiche; il rafforzamento del Piano Industria 4.0 e di un terziario di nuova generazione a crescente valore aggiunto. Insieme al Piano Industria 4.0, le forze di governo devono definire e varare un piano organico capace di favorire e sostenere l’innovazione anche tra i liberi professionisti, con agevolazioni fiscali pari a quelle attualmente riconosciute alle imprese.

Per i professionisti, "è indispensabile rendere efficace l’utilizzo delle risorse economiche private come quelle, ad esempio, delle Casse previdenziali dei professionisti, migliorando l’attuale legislazione e rendendola meno gravosa dal punto di vista fiscale".

6) Attuare la rivoluzione digitale per il Paese.

Per i professionisti, L’Italia sconta un pesante ritardo infrastrutturale in campo digitale, non solo rispetto alle economie più avanzate. Numerose aree del Paese non hanno ancora a disposizione un accesso alla linea Internet sufficientemente veloce.

Si auspica, pertanto, si legge ancora nel documento, l’introduzione nel nostro ordinamento del diritto universale alla connessione in modo che possa essere sancito e garantito l’accesso al web su tutto il territorio nazionale, a costi uniformi e senza alcuna distinzione territoriale. Occorre rendere realmente disponibile a cittadini, istituzioni, imprese e professionisti il patrimonio di dati di cui dispone la P.a. sotto forma di 'Open Data', superando gli ostacoli di tipo tecnico, normativo, ma anche le resistenze politiche.

Secondo l'Alleanza, quindi, è auspicabile, inoltre, che i processi di 'digitalizzazione' in atto all’interno della P.a. vadano oltre la semplice logica di 'dematerializzazione' dei documenti disponibili oggi su carta per realizzare veri e propri contenuti digitali pronti per essere utilizzati. Ciò significa che i servizi informatici offerti dal servizio pubblico dovranno essere semplici, accessibili anche dai dispositivi mobili e 'a misura di cittadino'.

7) Una formazione di qualità.

Come si legge nel documento, "la formazione iniziale dovrebbe essere caratterizzata da percorsi formativi meglio identificati e soprattutto frutto di progettazione condivisa con il sistema economico". "Le imprese e gli studi professionali - prosegue - possono diventare organizzazioni educative in grado di offrire, per quanto possibile, una combinazione di lavoro, apprendimento, ricerca e progettazione che può generare elevato valore aggiunto".

"Anche in tema di ricerca -spiegano i professionisti- è auspicabile un nuovo approccio, frutto di un consolidato raccordo università-impresa-broker dell’innovazione incentrato su incubatori aperti di saperi e conoscenze e su partenariati finalizzati al trasferimento tecnologico e alla costruzione circolare di competenze altamente professionalizzanti. In questa prospettiva, i professionisti sono in grado, come già dimostrato in passato, di fungere da broker dell’innovazione, ovvero da veicoli di know-how e capacità innovativa di elevato livello e in questo senso il sistema delle professioni intende mettersi a disposizione del Paese. Diventa imprescindibile il ricorso alla formazione continua, che deve diventare una reale opportunità per lavoratori e professionisti".

8) Valorizzare e tutelare il patrimonio ambientale, paesaggistico e culturale per nuovi percorsi di crescita.

Per l'Alleanza Professionisti per l'Italia, "è necessario investire maggiormente e sviluppare un patrimonio scientifico e culturale condiviso tra le diverse figure professionali che si occupano, a diverso titolo, di tutelare e valorizzare le diverse forme di capitale naturale e culturale di cui il Paese dispone". "Va inoltre incentivata - continua il documento - l’integrazione e coprogettazione tra figure professionali con esperienza e competenza nel settore ambientale, sociale ed economico/giuridico al fine di garantire la corretta ed efficace gestione e pianificazione ambientale".

Come si legge nel documento, "è necessario che i professionisti operanti, sia in ambito pubblico che privato, nella gestione delle problematiche ambientali siano formati, informati e aggiornati sull’evoluzione delle politiche, delle tecnologie e delle normative ambientali, paesaggistiche, forestali ed agroalimentari". "Non appare più rinviabile - avverte - l’avvio di un processo di digitalizzazione delle informazioni (censimento, studio, realizzazione di un data base georeferenziato contenente le informazioni sul territorio e normalizzazione dei dati) e di promozione di certificazioni di qualità che facilitino anche il dialogo tra istituzioni, professionisti e cittadini".

9) Rigenerare le città, curare le periferie urbane, valorizzare e tutelare il patrimonio edilizio per una migliore qualità della vita.

Secondo l'Alleanza Professionisti per l'Italia, il Paese dovrebbe investire maggiormente in interventi sistematici di rigenerazione urbana attraverso una regia unica che definisca obiettivi chiari e finalizzati all’utilizzo delle risorse finanziarie, pubbliche e private, odierne e future. Come si legge nel documento, "è necessario avviare azioni specifiche finalizzate a promuovere la conoscenza e l’esatta identificazione del patrimonio edilizio esistente per avviare politiche mirate (e non più generalizzate) di sostegno a interventi di riuso e di rigenerazione e a interventi di mitigazione del rischio sulle strutture esistenti". "Occorre ridefinire le norme e le modalità di intervento per la tutela e la gestione dei beni culturali e del paesaggio, evitando che i vincoli posti ai beni artistico-culturali e paesaggistici siano vissuti dalle comunità locali con distacco", aggiunge.

10) Gestione del rischio, gestione della sicurezza, tutela della salute.

Come si legge nel documento, l’Italia è un Paese in cui il rischio di calamità naturali è elevato e destinato a crescere nei prossimi anni a causa dei cambiamenti climatici". "Va constatato come il Paese sconti - rimarca - l’assenza di una gestione integrata del rischio, inteso solo nella sua dimensione emergenziale e non ordinaria; la carenza di una cultura manutentiva così come di un’educazione alla sicurezza che, a partire dalla scuola, consenta di creare quel sostrato di conoscenza e attenzione diffusa necessaria a favorire comportamenti orientati alla prevenzione". Occorre, per questo, spiegano i professionisti, incentivare e diffondere una migliore gestione e mitigazione del rischio. Valorizzando in tutti gli ambiti e i settori di attività una migliore conoscenza delle fonti di rischio (variabilità, ambiti, valutazione dell’entità, incidenza dei fattori) e favorendo, anche con incentivi, l’attività di prevenzione tramite monitoraggi, verifiche, indagini, ricerche, controlli puntuali sul territorio e attività di manutenzione.

11) Modernizzare la rappresentanza degli interessi, rendere più efficiente ed efficace il ruolo degli Ordini professionali.

Da tempo, si legge nel documento, si dibatte di crisi dei corpi intermedi e di ridefinizione del ruolo della rappresentanza. In questo contesto, il sistema degli Ordini professionali non intende esentarsi da una riflessione sul proprio ruolo, sulle proprie finalità e su come attivare, al proprio interno, un processo di modernizzazione e di maggiore efficienza, contribuendo così alla costruzione di nuovi percorsi di crescita. Gli Ordini professionali vanno interpretati, o meglio, reinterpretati come portatori di interessi diffusi, la cui azione parte dalla tutela delle singole categorie professionali per arrivare a coprire lo spettro ampio dell’interesse generale, in ogni suo ambito, sia pubblico che privato. Ciascun Ordine è portatore di competenze specifiche, che possono essere utilizzate nei diversi campi in cui il Paese ha in programma di progettare nuovi interventi e di generare più efficienza. A questo scopo, continuano i professionisti, appare essenziale mantenere lo status giuridico di 'enti pubblici', che non gravano sul bilancio dello Stato, e pensare a una riorganizzazione del sistema ordinistico con strutture integrate che conducano alla individuazione di un soggetto unitario di rappresentanza.

Il sistema ordinistico, dunque, intende confrontarsi con il processo di trasformazione della società, più rapido e meno prevedibile di quanto fosse in passato, andando oltre il principio della 'tutela' della libera professione per orientarsi verso un percorso di valorizzazione e promozione. Un percorso che incrementi il suo ruolo fondamentale di garante del rispetto della deontologia professionale, della qualità delle prestazioni offerte e della certificazione del prodotto intellettuale. Inoltre, attraverso il recente riconoscimento del principio di sussidiarietà tra Stato e professionisti (legge 81/2017), al sistema ordinistico è assegnata una importante responsabilità: coadiuvare la pubblica amministrazione, senza aggravi di costo per lo Stato, ad erogare servizi rapidi e di maggiore qualità in una prospettiva di recupero di efficienza della struttura pubblica. È essenziale, conclude i documenti, che alla normativa in materia di sussidiarietà venga data rapida e completa attuazione, individuando ed estendendo le pratiche più qualificate.

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