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Welfare: OD&M Consulting, un'impresa su 3 ha piani per wellbeing

04 settembre 2018 | 14.20
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Welfare: OD&M Consulting, un'impresa su 3 ha piani per wellbeing

Cresce il numero di imprese (al 47,8% quest’anno) che utilizza il premio di risultato per finanziare piani di welfare aziendale, oltre a investimenti ad hoc (62,2%) e il 55% delle aziende prevede la possibilità di convertire tutto il premio di risultato o parte di esso in servizi di welfare, anche se tra i lavoratori che hanno questa possibilità quasi il 50% non procede o ne converte una quota inferiore al 30%. Rispetto ai piani di welfare si mantiene alta la soddisfazione dei dipendenti (84% in media con il picco di quelli delle pmi al 93,3%); in crescita anche l’attenzione delle aziende verso i servizi per il benessere delle persone, specie quelli indirizzati a favorire il movimento fisico (+8,3) e la corretta alimentazione (+8,1).

Sono alcuni dei principali dati del 5° Rapporto Welfare e 2° Rapporto Wellbeing di OD&M Consulting, società di Gi Group specializzata in Hr Consulting, basato sui risultati di due survey condotte una su un panel di 161 aziende italiane e l’altra su un campione di oltre 500 lavoratori, con la finalità di capire come stia evolvendo la percezione del welfare aziendale dai due punti di vista e quale sia l’impatto sull’engagement e sulla motivazione delle persone.

Tra i rispondenti che hanno un piano di welfare al momento le grandi aziende sono le più numerose (77,5%); aumentano, però, le piccole imprese che ne stanno progettando l’implementazione nel breve periodo (62,5%). Nella scelta dei servizi da erogare, oltre che in base alla possibilità di defiscalizzazione, 7 aziende su 10 hanno cercato di ascoltare i bisogni dei lavoratori utilizzando analisi sociodemografiche o survey interne/focus group o entrambe. È importante segnalare che quando i dipendenti vengono coinvolti in questa fase e nell’identificazione del panel di servizi, il livello di soddisfazione del piano cresce da 7,3 a 8,0 punti (in una scala di gradimento da 1 a 10).

“Il welfare aziendale è ormai un pilastro fondamentale del Total Reward per la gestione del rapporto azienda/lavoratore; proprio per questo, per garantire il successo dei piani sono cruciali il coinvolgimento dei dipendenti e la soddisfazione di effettivi bisogni che si estendono sempre più alla dimensione famigliare e al benessere individuale", commenta Miriam Quarti, Senior Consultant e responsabile dell’area Reward&Performance di OD&M Consulting.

"Presidiare l’intero processo, identificare le modalità di implementazione più coerenti con le finalità e procedere soprattutto con una comunicazione strategica e operativa mirata - spiega - sono aspetti fondamentali per il successo del piano. Il welfare aziendale è parte integrante di un nuovo patto tra azienda e lavoratore, basato non più solo sull’erogazione di denaro, ma anche di servizi che aiutano le persone ad accrescere il loro benessere nell’organizzazione. Questo è un aspetto da valorizzare in modo adeguato con i lavoratori".

Ai primi quattro posti tra i servizi più forniti dalle aziende ci sono quelli attinenti la ristorazione, l’assistenza sanitaria, la previdenza integrativa e l’area scuola e istruzione: queste ultime due categorie in crescita rispetto allo scorso anno. Oltre l’80% delle imprese offre un piano di welfare a tutti i dipendenti. Oltre un’azienda su 2 (il 53,5%) differenzia i servizi, o per gruppi omogenei di persone (nel 37,2% dei casi), od offrendone alcuni solo a specifici gruppi (16,3%).

Il 73% delle imprese offre ai dipendenti la possibilità di scegliere all’interno di un paniere di servizi. A questo proposito, il Rapporto rileva come una bassa flessibilità in questo senso incida negativamente sulla soddisfazione dei dipendenti. Altri elementi critici risiedono in un’eventuale scarsa chiarezza del regolamento del piano e in difficoltà nell’accesso ai servizi.

L’assistenza sanitaria rimane il servizio più apprezzato dai lavoratori con quasi l’80% di gradimento, seguito da ferie e permessi (sono i giovani fino ai 24 anni il panel che lo apprezza maggiormente con +13,9 punti, seguiti dalle donne con un +9,2 sul 2017). Al terzo posto i servizi di ristorazione, a seguire quelli di gestione del tempo (che registrano una crescita di oltre 7 punti, arrivando a un gradimento del 78,6% se previsto anche lo smart working). Seguono a pari merito i servizi di previdenza e di mobilità con il 69,2% di riscontro positivo, oltre ai programmi e servizi assicurativi e ai piani di maternità, tutti in crescita di gradimento nella fascia 35-44 anni e questi ultimi anche tra le donne con figli.

Oltre che per obbligo derivante da contratto nazionale, nel 35,6% dei casi le aziende implementano piani di welfare per aumentare il livello di wellbeing delle persone e il benessere organizzativo. Tra i lavoratori che hanno percepito che questa fosse la finalità principale (21,4%) è cresciuto maggiormente il grado di soddisfazione +7,4%. Inoltre, 9 lavoratori su 10 (89,9%) pensano che i servizi di welfare aziendale possono impattare positivamente sul livello di benessere personale e sul bilanciamento tra vita lavorativa e privata e il 72,5% pensa che la propria azienda investirà in futuro su questa tipologia di servizi.

L’attenzione al wellbeing da parte delle imprese è, infatti, in crescita rispetto al 2017 e in particolare, oltre che all’ambiente di lavoro, attenzione medio-alta - e in aumento di circa 8 punti - è riservata ai servizi legati alla corretta alimentazione e al movimento fisico che arrivano a un indice di sensibilità al tema del 37,8% per i primi e del 42,2% per i secondi da parte delle aziende che offrono già servizi di welfare. L’importanza di welfare e wellbeing si evidenzia anche nell’Organizational Wellbeing Index, indice ideato da OD&M Consulting per misurare il livello di 'benessere' dell’azienda tenendo conto di sette dimensioni (quali ad esempio la soddisfazione dei lavoratori relativamente all’organizzazione del lavoro o l’identificazione nei valori aziendali).

Il dato medio rilevato è in crescita di 16 punti nel momento in cui si verificano 3 condizioni concomitanti indagate, che già singolarmente di per sé impattano positivamente sul benessere organizzativo; si tratta di valori positivi di People Wellbeing Index (che misura, invece, il livello di benessere delle persone a livello psicologico, fisico, relazionale e valoriale), alta fiducia nell’azienda e presenza di piani di welfare aziendale.

“Ciò che sembrava una frontiera, il wellbeing, è - conclude Quarti -sempre più una realtà e ambito di profonda riflessione da parte delle aziende; alle imprese servono interventi integrati sul welfare in ottica wellbeing per accrescere il benessere organizzativo generale perché l’aumento del livello di energia e di motivazione dei singoli all’interno dell’organizzazione aiuta non solo la produttività e l’operatività ordinaria, ma ad affrontare meglio anche i cambiamenti organizzativi necessari per la competitività”.

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