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Pa: Callipo (Confsal Salfi), nessuna innovazione senza lavoratori

19 maggio 2016 | 12.32
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Sebastiano Callipo, segretario generale Confsal Salfi
Sebastiano Callipo, segretario generale Confsal Salfi

"Senza l’impegno e l’adesione delle donne e degli uomini che lavorano nei nostri uffici, qualsiasi normazione non provocherà nessuna innovazione: come in ogni 'know edge farm', sono loro il vero asset su cui basare qualsiasi progetto di cambiamento e di miglioramento". Così Sebastiano Callipo, segretario generale del Confsal Salfi, sindacato autonomo dei lavoratori finanziari, parla della riforma della pubblica amministrazione.

"La partecipazione dei dipendenti ai processi di miglioramento della nostra amministrazione - sottolinea - e, in particolare, la valorizzazione del benessere di chi lavora e il contrasto alle discriminazioni, nonché una dirigenza pubblica innovatrice, orientata ai risultati e dinamica, rappresentano i minimi elementi di una ipotesi seria di lavoro per trasformare l’attuale assetto agenziale da burocratico in manageriale. In tale contesto assumono rilevanza particolare la valutazione delle performance, i poteri dei dirigenti, i meccanismi di assegnazione degli incarichi e la prevenzione della corruzione".

Per Callipo, tuttavia, "difettano momenti e luoghi di lavoro collaborativo, necessita creare una 'creativity room', per scambiare, senza pregiudizi, opinioni e idee, necessitano momenti di esplorazione, di confronto, di ideazione e creazione, in cui i lavoratori, in un ambiente collaborativo e con spirito fortemente innovativo, elaborino processi di progettazione interattivi e condivisi".

In particolare, afferma il segretario generale del Confsal Salfi, "il sistema agenziale dovrebbe diventare una community allargata, all’interno della quale si disegnano i percorsi di attuazione di una normativa, oggi sentita sempre più lontana dalle lavoratrici e dai lavoratori, avulsa dai loro bisogni". "E' nostra convinzione - ribadisce - che qualsiasi cantiere riformistico della amministrazione pubblica e relativi strumenti, servizi e modelli necessita di un nuovo rapporto fra amministrazione e lavoratori, ma soprattutto tra cittadini e amministrazione, al fine di eliminare i tanti sassi che oggi bloccano gli ingranaggi di una effettiva execution dei processi di innovazione".

"Ragionare sulla pubblica amministrazione e sulle sue criticità - avverte Callipo - significa anche, per noi, dare un contributo fattivo all’uscita dalla crisi economica ed etica che il Paese soffre dal 2007. Un’economia non può funzionare bene senza uno Stato che funzioni bene, atteso che la ripresa del Paese richiede una crescita dell’efficienza dell’amministrazione pubblica, laddove il malfunzionamento della P.a. costituisce l’ostacolo più rilevante al suo sviluppo".

"La P.a. non è assolutamente tutta da buttare, ma la crisi in atto obbliga tutti a ripensare, fortemente, alcune scelte legislative e talune impostazioni gestionali, nonché finanziarie, al fine di ripensarne il ruolo, specie in termini di valore per la comunità e anche di sostenibilità per il Sistema. Urge una grande iniziativa, anche culturale, in grado non solo di focalizzare i tanti volti della P.a., ma anche di evitare che l’amministrazione diventi ancor più referenziale, in una strategia difensiva, ormai perdente", conclude.

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