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Migranti: Uil Lombardia, crisi ha colpito anche lavoratori stranieri

30 giugno 2016 | 11.40
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Migranti: Uil Lombardia, crisi ha colpito anche lavoratori stranieri

"Il perdurare della crisi ha penalizzato dal 2013 anche le comunità straniere presenti nel nostro Paese: si registrano infatti circa 500 mila cittadini stranieri in cerca di occupazione (147.376 Ue e 345.564 extra Ue), quota che nell'ultimo anno è aumentata di oltre 110 mila unità (+80.911 extracomunitari e +29.359 comunitari). Oggi il tasso di disoccupazione ha raggiunto quota 17,3% (15,8% per gli Ue e 18% per gli extra Ue) superando quello degli italiani di circa 6 punti". Lo dichiara a Labitalia Clara Lazzarini, della segreteria regionale Uil Milano e Lombardia.

"Se la perdita di lavoro e la mancanza di reddito, che spesso comportano esclusione sociale e perdita di autostima, accomunano tutti, italiani e coloro che ancora italiani non sono, per i lavoratori stranieri apre un problema in più", avverte.

"Date le leggi vigenti, lo straniero che perde il lavoro perde anche il permesso di soggiorno mentre è alla ricerca o in attesa di nuova occupazione, ritrovandosi nella condizione di immigrato illegale, insieme alla sua famiglia: anche se i suoi figli sono nati in Italia e se vanno a scuola in Italia. Senza tenere in alcun conto che da anni ha lavorato e pagando le tasse qui", aggiunge Lazzarini.

"Sono quasi un milione i permessi di soggiorno non rinnovati, di cui almeno 400 mila per motivi di lavoro. E sappiamo tutti che non bastano i 12 mesi previsti dalle norme per trovarne un altro: 12 mesi che in effetti diventano meno perché si fa scadere il permesso assegnato non alla scadenza naturale ma alla data della perdita del posto di lavoro", avverte la sindacalista.

Il sindacato chiede dunque, spiega Lazzarini, "di rivedere la posizione dei lavoratori stranieri che hanno perso lavoro e permesso, coordinando i comportamenti delle questure a livello nazionale anche nel rispetto della circolare del 2012; di prorogare la durata del permesso di soggiorno per attesa occupazione a 24 mesi; di mettere in atto di politiche attive del lavoro, tese ad una maggiore inclusione sociale di tutti".

"Ma deve essere chiaro che la contingente riforma delle norme serve per la più generale lotta alla disuguaglianza e per la tutela dei fondamentali diritti umani tramite quelli economici e sociali. E per il contrasto al lavoro nero e allo sfruttamento, purtroppo sempre più diffusi, che inquinano i rapporti di lavoro in una sorta di 'concorrenza sleale' al ribasso. Questione che riguarda oggi soprattutto i lavoratori stranieri ma che potrebbe diventare norma 'tollerata' anche per i lavoratori italiani", conclude Lazzarini.

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