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Pa: Ambrogioni (Cida), sì a più responsabilità per dirigenti ma dateci strumenti

07 febbraio 2017 | 14.33
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Giorgio Ambrogioni
Giorgio Ambrogioni

"Più responsabilità ai dirigenti pubblici? Va benissimo, ma dateci gli strumenti per esercitare controlli e gestione delle risorse umane a lui affidate". Così Giorgio Ambrogioni, presidente della Cida, che, attraverso le sue Federazioni rappresenta circa 140mila dirigenti e alte professionalità sia pubblici che privati, parla con Labitalia della riforma del pubblico impiego messa a punto dal ministro Marianna Madia.

"Purtroppo, ora questi strumenti non sempre sono a disposizione del dirigente che spesso si trova tra l'incudine della politica e il martello dei sindacati confederali, che a volte difendono l'indifendibile", aggiunge Ambrogioni. "Occorre una rivisitazione del manager pubblico -dice- puntando su selezione, formazione e remunerazione meritocratica".

Su questo ultimo punto Ambrogioni ci tiene ad essere chiaro: "Sto parlando di politiche retributive -precisa- ancorate a obiettivi sfidanti e misurabili, anche perché è dalla dirigenza pubblica che noi possiamo attenderci un 'colpo d'ala' nell'efficientamento della Pa".

Ambrogioni spiega che, sul tema delle responsabilità della dirigenza, Cida ha insediato "un tavolo di giovani dirigenti delle pubbliche amministrazioni e stiamo cogliendo la voce di chi è pronto ad accogliere la sfida di un ruolo manageriale improntato alla produttività, all'efficientamento e alla meritocrazia".

Della riforma Madia, Ambrogioni approva "il ruolo unico della dirigenza ma ci interessa soprattutto l'autonomia nei confronti della politica ed evitare un'eccessiva precarizzazione della categoria".

E sulla possibilità di licenziare il dirigente che sia 'girato dall'altra parte' di fronte a comportamenti illeciti, Ambrogioni dice 'sì' e aggiunge: "Zone franche in cui il posto di lavoro è garantito non ce ne possono essere. E il dirigente che si volta dall'altra parte per noi non è un dirigente. Noi difendiamo i dirigenti veri, non quelli diventati tali per appartenenza partitica o politica", conclude.

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