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Voucher: Piccinini (Inca Cgil), sono da eliminare perché forma di precariato

28 febbraio 2017 | 16.09
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Il dossier: 'buoni' per oscurare lavoro e tutele. Tutela Inail con voucher? Buone intenzioni e cattive pratiche.

Un momento del dibattito dell'Inca Cgil
Un momento del dibattito dell'Inca Cgil

"I voucher sono da eliminare perché non hanno nulla a che vedere con il lavoro occasionale, ma sono diventati una forma di precariato fortissima. C'è proprio uno sfruttamento pesante nei confronti di questi lavoratori e lavoratrici che anche dal punto di vista previdenziale sono quelli che in proporzione pagano di più, ma anche quelli che lavorano meno. Per loro non è prevista nessuna tutela. Per questo dobbiamo dire sì ai referendum popolari per il lavoro". A dirlo Morena Piccinini, presidente dell'Inca, il patronato della Cgil, intervenendo oggi al dibattito a sostegno dei referendum proposti dalla Cgil. (video)

"In Italia -ha ricordato Susanna Camusso, segretario generale della Cgil-c'è molta ipocrisia intorno al tema del mercato del lavoro. Stiamo facendo un lungo viaggio per l'Italia per raccontare i voucher. Riferendosi poi alla campagna per il referendum ha ricordato che "Bisogna dare il messaggio che 'si può lavorare in condizioni regolari'. Il voucher è un rapporto di lavoro, ma se il modello è quello attuale allora significa che l'Italia è un Paese in declino".

"Il luogo comune -ha aggiunto Maria Grazia Gabrielli, segretario generale Filcams Cgil- che esiste nei momenti di confronto con i datori di lavoro e le associazioni sindacali è che se si eliminano i voucher si torna al lavoro nero. Però il voucher è la nuova frontiera della precarietà, di una condizione strutturale della precarietà. Con i voucher si vogliono scardinare i contratti di lavoro strutturati. Il voucher non è altro che una misura depressiva e per questo il referendum non ha solo un valore pratico, ma anche di una cultura e di un modello diverso che deve rappresentare".

"Ci si serve del lavoro tramite i voucher -ha spiegato Vittorio Angiolini, docente di Diritto Costituzionale- per precarizzare il lavoro dove non è possibile farlo in un altro modo. Il referendum serve a togliere di mezzo i limiti al potere datoriale. Si tratta di riaffermare una linea diretta di tutela del lavoro e di far fare un passo in avanti al lavoro e ai lavoratori".

Un passo in avanti da fare perché, ha chiarito Stefano Giubboni, docente di Diritto del lavoro, "la realtà accettata è che tutti i Paesi dell'Unione europea utilizzano i voucher. Ma non è così: il caso di sfruttamento che deriva dai voucher rappresenta una peculiarità italiana che non ha alcun precedente europeo. A cosa serve dunque l'istituto dei voucher? Solo ad ampliare il potere di comando del datore di lavoro e per 'securizzare' l'esercizio del datore stesso".

Una situazione che vede, ha ricordato Fulvio Fammoni, presidente della Fondazione Giuseppe Di Vittorio, "lo svuotamento del valore sociale del lavoro che viene considerato sempre più una semplice merce, con la conseguenza che meno costa e meglio è. Un fenomeno che non accenna a diminuire: anche dopo le norme sulla tracciabilità in numeri assoluti i voucher continuano a crescere".

Per il sociologo Patrizio De Nicola, "assistiamo ad una discriminante etica tra il lavoro per il profitto e per il no profit. Le persone cercano flessibilità e non precarietà". E' il caso di Tommaso Bucher, operatore dell'Inca di Verona: "Sono vittima di un infortunio che mi è capitato nel corso di un lavoro stagionale pagato con i voucher e in nero. Un lavoro di noleggio natanti sul lago di Garda per cui non ho ricevuto né formazione né informazioni. Così dopo un incidente mi sono ritrovato con un indennizzo di 350 euro. Per questo a chi viene all'Inca ripeto sempre: posizioni assicurative per tutti".

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