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Pa: Cida, ecco l''autoriforma' contro il potere dei samurai

06 marzo 2017 | 16.06
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Giorgio Ambrogioni
Giorgio Ambrogioni

"Noi come Cida, insieme a importanti associazioni professionali della dirigenza pubblica, abbiamo elaborato una proposta di autoriforma della pubblica amministrazione imperniata sul ruolo della dirigenza che vuole e deve farsi carico del necessario cambio di passo all’interno del pubblico impiego, in termini di efficienza ed efficacia". Così Giorgio Ambrogioni, presidente di Cida, Confederazione sindacale che rappresenta unitariamente a livello istituzionale dirigenti, quadri e alte professionalità del pubblico e del privato, annuncia una forte iniziativa in tema di rinnovamento della dirigenza pubblica.

"Una proposta -prosegue Ambrogioni- che si basa su principi semplici ma essenziali e a loro modo rivoluzionari: interscambio fra dirigenza pubblica e privata; ringiovanimento della Pa; semplificazione e digitalizzazione dei processi produttivi; nuovi metodi di valutazione e misurazione delle performance e dei sistemi premianti. Porteremo all’attenzione del governo queste proposte e in quell’occasione ne illustreremo in dettaglio le varie articolazioni".

"Per il momento osserva il presidente della Cida - respingiamo al mittente le critiche gratuite al lavoro pubblico e rivendichiamo con forza la qualità e l’impegno che quadri e dirigenti della pubblica amministrazione mettono nel loro lavoro quotidiano. Siamo pronti a un confronto con gli autori del libro per fornire le nostre cifre e le nostre idee di riforma che, non calata dall’alto ma maturata con consapevolezza e responsabilità, potrà consentire uno ‘storico’ passo avanti al Sistema-Paese”.

“Se la burocrazia ‘non si fa riformare da nessuno’ come sostengono Giavazzi e Barbieri -avverte Ambrogioni- allora l’unica strada percorribile è quella dell’autoriforma, dell’assunzione di responsabilità nei confronti del potere politico con principi e regole proposti dalla dirigenza della pubblica amministrazione, pronta a farsi ‘misurare’ e giudicare sulla base dei risultati del lavoro svolto rispetto agli obiettivi prefissati”.

“Nel libro di Giavazzi e Barbieri appena uscito nelle librerie ('I signori del tempo perso', ndr) -aggiunge Ambrogioni- i burocrati italiani vengono paragonati agli antichi Samurai che si opponevano alla modernizzazione del Giappone. E si argomenta, purtroppo alimentando la più logora aneddotica sul pubblico impiego, che la burocrazia si è ribellata ad ogni tentativo di riforma sostanziale voluta dai vari governi, finendo con il diventare più forte della politica e determinando, da ultimo, il fallimento della riforma Madia voluta dal governo Renzi".

"Non ci interessa misurarci sul terreno dei riferimenti storici - conclude Ambrogioni - ma intervenire sul terreno delle cose che si possono fare subito".

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