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Pensioni: Camusso, aumento età schiaffo a lavoratori, si rischia rottura

30 giugno 2017 | 09.10
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Susanna Camusso
Susanna Camusso

L'eventuale aumento dell'età pensionabile per effetto di un automatismo legato alle aspettative di vita , "che il governo ha fatto filtrare nei giorni scorsi", suonerebbe non solo come "uno schiaffo ai lavoratori" ma determinerebbe anche "una rottura difficile da colmare" per la "mancanza di coerenza" con quanto garantito dall'esecutivo appena pochi mesi fa. E' il leader Cgil, Susanna Camusso, dal palco del 18 esimo congresso Cisl a mettere in guardia il governo e ad annunciare che il sindacato è pronto a "mettere in campo tutti gli strumenti perché nello scorcio di legislatura si blocchino gli automatismi e si comincino a dare risposte concrete alle prospettive del sistema previdenziale". "C’e’ un inciampo in questa fase due: il governo fa finta di niente ma in queste ore ha fatto filtrare che ci sarà un automatismo che porterà ad un aumento dell’eta pensionabile in ragione dell’aspettativa di vita", spiega Camusso, che non critica la norma che pure esiste quanto la coerenza del governo stesso che prima firma nuove regole sul pensionamento anticipato, l'Ape social, e poi parla di automatismi.

"Se guardiamo la cosa teoricamente esistono norme che li prevedono ma se guardiamo quanto scritto insieme al governo nella fase uno, non e’ vero che tutto questo e’ automatico altrimenti vorrebbe dire che ci siamo raccontati delle cose che non corrispondono alla realtà. C'e’ cioè un problema di coerenza rispetto alla fase uno e di rapporto con lavoratori che aspettano invece una profonda riforma della pessima legge Fornero".

"L'idea che aumenta l'eta’ pensionabile sarebbe come un gigantesco schiaffo ai lavoratori. Si determinerebbe una rottura difficile da colmare e noi abbiamo il dovere collettivo di mettere in campo tutti gli strumenti perché in questo scorcio di legislatura si blocchino gli automatismi e si comincino a dare risposte concrete a prospettive del sistema previdenziale", conclude.

Alla vigilia poi del nuovo round tra sindacati e viale dell'Astronomia sul Patto per la Fabbrica con cui riscrivere le regole del modello contrattuale e non solo, Camusso dice: "Proveremo a colmare il vuoto creato in questo anno che abbiamo alle spalle. Non sfugge quanto ci sia molto da fare e come Confindustria manchi all'appello Confindustria". Camusso puntare il dito sulla latitanza degli imprenditori, ricordando loro come il prossimo confronto dovrà tornare a parlare di diritti, di quelli vecchi e di quelli nuovi, ma senza nessuno "scambio" a perdere. "Troppo spesso la parola diritti e’ scomparsa in questo Paese. Diritti che ci sono e che vanno salvaguardati a cui ne vanno aggiunti altri ma non ci sarà nessuno scambio per una loro riduzione", ammonisce Camusso rimproverando Viale dell'Astronomia per il suo silenzio, "da troppo tempo", sulla formazione "che e’ il primo diritto essenziale perché’ il cambiamento non sia visto come esclusione".

Nel mirino della Cgil anche il welfare contrattuale. "Abbiamo bisogno di provare a fare ordine sul tema del Welfare: troppi pasticci nei decreti che sono intervenuti tra defiscalizzazione e decontribuzione senza riconoscimento della contribuzione figurativa", dice Camusso. Questo perchè, conclude la sindacalista, "non si possono usare risorse pubbliche per ridurre il Welfare universalistico" nè la Cgil "può accettare che siano piattaforme imprenditoriali a decidere quale sia il welfare delle persone e quali le risorse che si utilizzano dentro la contrattazione.

Cgil pronta ad una piattaforma unitaria ma senza partire dal taglio del cuneo fiscale e prevedendo una tassazione sui grandi patrimoni. A disegnare il percorso che la Cgil offrirà ai cugini di Cisl e Uil è il leader Susanna Camusso che nel corso del suo intervento dal palco del 18esimo congressso Cisl avverte: "crediamo sia giusto e necessario porre questo tema ma non è sufficiente e forse è sbagliato affrontare il tema del fisco in termini di interventi sul cuneo fiscale e la decontribuzione temporanea perchè c’e’ la necessita’ di un equilibrio: bisogna smettere di tassare il lavoro e cominciare invece a tassare rendite e patrimoni, elemento questo di giustizia fiscale", spiega. "C'è un problema di risorse per lo sviluppo del paese e dobbiamo impegnarci tutti a costruire una piattaforma unitaria che incrocia anche la questione salariale e provi a misurarsi col tema del lavoro povero", conclude.

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