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Coronavirus: Mattioli (Anip), 'serve riaprire, noi pronti a sanificare imprese'

21 aprile 2020 | 19.44
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Il presidente dell'Associazione imprese di pulizie e servizi integrati di Confindustria: "Far partire fase 2"

Lorenzo Mattioli, presidente di Anip Confindustria
Lorenzo Mattioli, presidente di Anip Confindustria

"E' il momento di far scattare la fase 2, con le dovute cautele. Fermare il Paese è stato necessario, oggi occorre gradualità ma serve riaprire: le nostre aziende vivono a servizio del funzionamento e della vivibilità e salubrità di uffici, mezzi di trasporto, spazi commerciali, hub aeroportuali… Se tutto è fermo, intorno a noi, anche il nostro comparto collasserà. Gli interventi di sanificazione costanti nelle aziende? Noi siamo pronti: abbiamo tutto il know how necessario per garantire la sanificazione alle imprese ed agli enti che lo richiederanno". Così, con Adnkronos/Labitalia, Lorenzo Mattioli, presidente di Anip Confindustria, associazione nazionale imprese di pulizie e servizi integrati, sulla riapertura delle attività produttive.

Anip rappresenta oltre 500mila lavoratori potenziali riferiti ad una platea di 37mila aziende per un fatturato di 20 miliardi di euro."Quello dei Servizi è il più grande cantiere che il Paese possa avere: in una economia sempre più terziarizzata ci aspettiamo risultati in crescita. Sempre che l’Italia sappia superare in breve tempo gli effetti del lockdown", spiega Mattioli.

E per Mattioli il ruolo delle aziende che rappresenta è centrale per la ripartenza. "Abbiamo un confronto costante con le istituzioni ed abbiamo fatto comprendere al governo che la sanificazione è proprio la ripartenza del Paese. Esistono, però, oggettive difficoltà nell’interlocuzione. Nella task force Colao per la ripartenza non siamo stati coinvolti. E questo è un paradosso, anzi, è un fatto grave", sottolinea. E in conclusione al governo Mattioli indirizza questo messaggio: "La ripartenza è necessaria, ma prima delle date occorre un metodo. Non possiamo avere un Paese a 21 velocità e comunque servono criteri certi: non mettiamo in antagonismo salute e lavoro, salute ed economia. Basta improvvisazione: in Italia si può lavorare e le nostre imprese lo stanno dimostrando", aggiunge.

E Mattioli ha sottolineato che con lo scoppio dell'emergenza coronavirus "abbiamo registrato un aumento almeno quadruplicato di richieste di interventi di sanificazione presso enti e aziende". E anche per le aziende associate ad Anip in queste settimane il lavoro è 'cambiato'. "Il lavoro per un comparto eminentemente labour intensive è cambiato -spiega Mattioli- nel senso che ha conosciuto una intensificazione massiccia. Le imprese sono costituite soprattutto da operai, in maggior parte donne, che lavorano per la pulizia, l’igiene e la sanificazione. Attività che vanno gestite in loco, con tutti i rischi del caso. Inoltre l’avvento del coronavirus e le notizie che abbiamo sotto il profilo scientifico hanno inciso sui protocolli in uso del processo di sanificazione", sottolinea.

Ma qual'è il costo per un intervento di sanificazione presso un'azienda o un ente? "Non esiste -spiega Mattioli- un tariffario preciso, e dare indicazioni sarebbe fuorviante. Esistono costi di riferimento negli appalti pubblici, la cui definizione è sin troppo complessa, affidata a formule matematiche. Ma anche i costi che un privato può affrontare sono variabili: la grandezza dell’ambiente o la superficie, l’esposizione al rischio infettivo, la qualità dei prodotti, la serietà di una azienda che offre prezzi tanto più bassi quanto maggiore è il risparmio su personale e attrezzature", sottolinea.

Secondo Anip serve comunque uno sforzo in più da parte del governo. "In linea di massima -spiega Mattioli- abbiamo una certezza, ovvero che i 20mila euro come credito d’imposta per la sanificazione sono pochi, soprattutto se pensiamo alla frequenza con cui occorrerà farla. Forse la cifra aumenterà con i futuri provvedimenti, ma oggi non è molto il credito d’imposta, visto che dovrebbe alleggerire costi affrontati per degli ambienti di lavoro e degli strumenti di lavoro, come per l’acquisto di dispositivi di protezione individuale e sicurezza dei lavoratori. Sulle modalità per usufruirne, poi, si naviga a vista poiché manca ancora il decreto attuativo", aggiunge.

Di certo secondo Mattioli uno dei problemi per le aziende del settore è l'approvigionamento dei dpi, i dispositivi di protezione individuale. "Dall’inizio dell’emergenza denunciamo la difficoltà nel reperire mascherine per il nostro settore, chiedendo canali di approvvigionamento sicuri, soprattutto per i lavoratori esposti negli ambienti sanitari. Invece questo non è accaduto: il governo ci considera attività primarie ma i nostri lavoratori combattono quasi a mani nude", sottolinea Mattioli.

"La grande capacità di gestione delle imprese e l’abnegazione dei nostri addetti sino ad ora ha limitato i danni, e sta dando seguito ad una delle operazioni di sanificazioni più grandi che si sia mai fatta in Italia. Le nostre imprese hanno fatto enormi passi avanti, e stanno sperimentando già, per i propri lavoratori, strumenti di tracciamento tecnologico in stile Corea’", conclude Mattioli.

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