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Startup: Aiaf, analisi finanziaria può avvicinare a mercato dei capitali

17 ottobre 2017 | 13.25
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Startup: Aiaf, analisi finanziaria può avvicinare a mercato dei capitali

Le startup italiane crescono in numero, grazie a un quadro normativo favorevole e alla vivacità imprenditoriale del Paese, ma faticano a stabilizzarsi a causa, tra l’altro, della difficoltà di accedere al mercato dei capitali. La partecipazione degli investitori istituzionali allo sviluppo di questo segmento dell’economia incontra oggi diversi ostacoli, tra i quali la frammentazione del mercato delle startup e il numero ridotto di exit. Pesa, inoltre, la scarsa analisi finanziaria, che potrebbe facilitare la valutazione delle neonate imprese allargando la platea dei potenziali investitori a soggetti non specialisti (per esempio, banche e family office).

Sono queste alcune delle evidenze che emergono da uno studio dell’Aiaf, l’Associazione italiana degli analisti e consulenti finanziari, contenuto nel Quaderno n. 175 pubblicato dall’Associazione: 'Start up in Italia: mercato, valutazioni ed exit'. Lo studio è stato presentato a Roma, al Luiss Enlabs, la 'fabbrica delle startup' nata nel 2013 dalla joint venture tra LVenture Group, holding di partecipazioni quotata sull’Mta di Borsa Italiana, e l'Università Luiss Guido Carli.

LVenture Group ha dato il suo contributo anche all’interno del convegno, attraverso la partecipazione di Luigi Capello, Ceo di LVenture Group e Luiss Enlabs, al quale è stata affidata l’apertura dell’evento, e Stefano Pighini, presidente di LVenture Group, che è invece intervenuto alla tavola rotonda dedicata a 'Redditività dell’investimento ed Exit'.

In Italia, sono oggi attive oltre 7.000 startup innovative, con un incremento dell’11% rispetto all’anno precedente e con oltre 35.000 addetti, costituite in prevalenza da imprenditori con esperienze professionali nel settore Ict. Alla fine del 2016, le imprese registravano ricavi annui medi per 133mila euro, un Ebitda negativo del 25%, una capitalizzazione limitata con investimenti medi per 61mila euro e debiti finanziari per 54mila euro.

Allo scadere dei cinque anni, il periodo che segna il termine della fase di startup, un’impresa su due sopravvive (un tasso più alto rispetto ad altri Paese europei), senza però raggiungere le dimensioni necessarie per avere un ruolo rilevante nel mercato di riferimento. Nel 2016 sono pervenuti alle startup italiane, in varie forme, finanziamenti complessivi per 180 milioni di euro contro oltre 1,4 miliardi per le startup francesi, queste ultime beneficiarie del grande dispositivo pubblico di aiuto all’innovazione gestito dalla società Oséo.

Il numero di startup che hanno avuto accesso a investimenti in equity rappresenta una quota limitata del totale. Lo strumento più utilizzato, per volume complessivo di erogato e per numero di startup beneficiarie, è il Fondo di garanzia per le pmi. Nel triennio 2014-16, in dettaglio, il venture capital ha apportato equity per 330 milioni di euro, mentre la componente debito è stata alimentata da finanziamenti suddivisi tra Fondo di garanzia pmi (417 milioni), Invitalia (118), fondi Sme Instrument, istituito dall’Unione europea (22).

Un ostacolo alla partecipazione degli investitori istituzionali è certamente la difficoltà di valutarne il potenziale. Una corretta valutazione richiede l’utilizzo combinato di metodi qualitativi (benchmarking e comparazioni su potenziale nel mercato di riferimento, modello di crescita, vantaggi in tecnologia e brevetti, qualità del team, reputazione dei fondatori) e quantitativi (fondamentali di business).

L’analisi finanziaria ha un ruolo importante nel processo di valutazione. L’adozione degli standard di analisi finanziaria, oggi ancora limitata tra i neo imprenditori, può allargare la platea dei potenziali investitori istituzionali a soggetti non specializzati (per esempio, banche e family office) e favorire i round di finanziamento e le exit.

“Incentivi fiscali, sostegno al credito e deroghe civilistiche - ha dichiarato Alberto Borgia, presidente dell’Aiaf - hanno disegnato un quadro oggettivamente favorevole alle nuove imprese. In questa fase di ripresa economica e adozione del Piano nazionale Industria 4.0, le startup possono contribuire in misura importante all’innovazione del settore manifatturiero italiano. Una più diffusa conoscenza dell’analisi finanziaria è una condizione per accelerare l’accesso delle nuove imprese al mercato dei capitali”.

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