cerca CERCA
Giovedì 25 Aprile 2024
Aggiornato: 19:05
10 ultim'ora BREAKING NEWS

Sicurezza: Symantec, per 57% europei dati personali on line non tutelati

26 febbraio 2015 | 09.00
LETTURA: 5 minuti

La percezione del 57% dei cittadini del Vecchio Continente fotografata dal report State of Privacy 2015 di Symantec, nel quale si avverte: "Al momento l'eCommerce cresce, ma cambierà la tendenza se non si interverrà con politiche più rigide". Gli italiani si preoccupano quanto gli altri, sono più attenti alle clausole anche se poi, paradossalmente, sono meno infastiditi dal concedere a terze parti informazioni sensibili

Infophoto) - INFOPHOTO
Infophoto) - INFOPHOTO

I dati personali on line? Per un quinto degli europei non solo possono valere anche più di 10.000 euro, ma la loro sicurezza sul web è importante tanto quanto la qualità di un prodotto acquistato e dei servizi ricevuti nel comprarlo. E non solo: il 57% dei cittadini del Vecchio Continente è convinto che le informazioni sensibili che li riguarda non sia al sicuro e il 59% dice di aver addirittura riscontrato in passato problemi legati alla loro protezione.

A scattare la fotografia di quello che gli europei percepiscono riguardo la propria privacy è Symantec nel suo report State of Privacy 2015. Dallo studio emerge un altro dato importante: solo il 20% degli intervistati si fida dei venditori anche se, paradossalmente, le azioni dei consumatori non sempre riflettono questa ansia. Lo shopping on line è in crescita costante, scrive l’azienda specializzata in sicurezza. Solo una persona su quattro legge per intero i termini e le condizioni prima di condividere i propri dati e tre utenti su dieci darebbero il proprio indirizzo email in cambio di vantaggi economici. Nonostante ciò, avverte Symantec, i venditori devono prestare attenzione per il futuro, perché la riluttanza nel condividere informazioni aumenterà e inevitabilmente cambieranno nel tempo i comportamenti on line: "E’ solo una questione di tempo", scrive l’azienda nel report.

E infatti, si legge, i primi segni di questa tendenza sono visibili: il 57% delle persone evita di condividere dati personali on line per proteggere la privacy, e una persona su tre fornisce dati falsi per far rimanere private le informazioni reali. Per questo motivo, insiste Symantec, "e poiché la situazione ha raggiunto un punto critico, le aziende avranno bisogno di sfruttare la questione della sicurezza dei dati a loro vantaggio, garantendo politiche e procedure robuste, nonché comunicando le proprie iniziative alla clientela per invogliarla a relazionarsi con loro. La sicurezza dei dati personali – scrive Symantec - è ormai una priorità consolidata per i clienti: prima le aziende lo capiranno, prima potranno trarne dei vantaggi competitivi".

E l’Italia? Secondo quanto è in grado di anticipare Adnkronos, la metà dei nostri concittadini è preoccupato per la sicurezza delle proprie informazioni ma il 46% accetta che le aziende condividano i loro dati personali con terze parti. Un dato in forte contrasto con quello europeo, che è appena al 14%. Come è molto diversa la percentuale di chi legge con attenzione tutti i termini e le condizioni: 53% contro il 25% europeo. Però, continua il report, gli italiani danno più valore alle informazioni sensibili: ben il 34% li valuta addirittura oltre 10.000 euro contro il 24% a livello europeo. E l’eventualità di ‘scappare’ da internet per un periodo di tempo, così da evitare il rischio di incappare in problemi legati alla privacy? Ci ha pensato il 75% degli italiani. Un dato non molto diverso da quello europeo che tocca il 69%.

Quello che è chiaro è che per gli italiani a doversi preoccupare della protezione dei dati personali debbano essere più i governi e le aziende, rispettivamente indicate dal 44% e dal 33% degli intervistati, mentre la responsabilità individuale è relegata a un basso 23% delle preferenze, contro il 33% registrato in Europa.

“Gli Italiani hanno un’alta consapevolezza del valore intrinseco dei propri dati personali”, dice all’Adnkronos Giampiero Nanni, di Symantec. "E’ addirittura più alta che in ogni altro Paese analizzato nella ricerca. Nonostante questo, il 46% del campione intervistato è disponibile a condividerli con terze parti. Attenzione, però, perché c’è una marcata, e probabilmente crescente, sfiducia del consumatore nel modo in cui i dati personali vengono trattati, o bistrattati, da parte delle aziende”, continua il manager che evidenzia: "Questo dovrebbe far temere una tendenza alla diminuzione dell'attività on line, per esempio nell’eCommerce. Se le aziende continueranno ad implementare strategie aggressive e poco sensibili, o addirittura quasi illegali, per il trattamento dei dati dei propri consumatori questo potrebbe persino portare - conclude Nanni - alla perdita degli stessi".

Riproduzione riservata
© Copyright Adnkronos
Tag
Vedi anche


SEGUICI SUI SOCIAL



threads whatsapp linkedin twitter youtube facebook instagram
ora in
Prima pagina
articoli
in Evidenza