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Tecnologia in rosa

Con il progetto 'Coding Girls' programmare non è più una cosa da uomini

03 novembre 2015 | 17.45
LETTURA: 4 minuti

(Xinhua)
(Xinhua)

Programmare non è più una cosa da uomini. Lo dicono a gran voce le 400 ragazze selezionate da sette scuole secondarie di Roma e Napoli che combatteranno gli stereotipi con lezioni tutte al femminile che culmineranno con un hackathon dal tema ancora segreto il prossimo sabato e domenica. Tutto questo fa parte della seconda edizione del progetto 'Coding Girls' voluto dall'Ambasciata statunitense assieme a Fondazione Mondo Digitale, in collaborazione con Microsoft.

Le ragazze coinvolte nel progetto seguiranno da oggi e fino a domenica le lezioni di programmazione nei laboratori di Fondazione Digitale tenute dai tutor della Sapienza di Roma, di Tor Vergata e dell'IIS Pacinotti-Archimede di Roma, sotto la guida della coach statunitense Ashley Gavin.

'Coding Girls' nasce per un'esigenza ben precisa: colmare il divario di genere nel settore della programmazione e delle nuove tecnologie. In Europa, ricorda Mirta Michilli, direttore generale di Fondazione Mondo Digitale, sono solo 9 su 100 le sviluppatrici e appena il 19% dei manager nel settore di information tecnology è donna. C'è un dato che mostra questo gap con più evidenza: 29 laureate su mille conseguono un diploma universitario di primo livello nell'Ict, contro 95 uomini. E alla fine, solo 4 su mille lavoreranno nel settore.

"C'è molto da lavorare per colmare questo divario di genere - dice Michilli durante la presentazione del progetto - e proseguendo di questo passo servirà aspettare almeno 80 anni, fino al 2095, per arrivare al risultato. Questo nonostante il settore dell'Ict offra opportunità alle donne, ma la presenza femminile è ancora troppo bassa".

Le fa eco Orlando Ayala, presidente del settore Mercati emergenti di Microsoft, che riferendosi ai dati si dice fiducioso: "Se c'è una cosa che l'informatica può fare è cambiare il mondo. Non è facile, ma collaborando tutti assieme arriveremo al risultato. La programmazione - dice Ayala durante il suo intervento - consente di esprimere quel talento che non deve rimanere inutilizzato. Noi dobbiamo spingerci verso questa strada, se riusciamo a liberare e scatenare le potenzialità delle donne il loro contributo all'economia mondiale sarà grande".

Come ricorda il manager di Microsoft, "entro il 2020 il 77% dei lavori richiederà competenze informatiche, eppure ci sarà almeno un milione di posti vacante perché non ci sarà chi avrà queste competenze. E allora, per colmare questa lacuna servirà coinvolgere e spingere le giovani donne a dare il loro contributo".

Due protagoniste, durante la presentazione del progetto, hanno raccontato la propria esperienza. Manuela Benedetti è una di loro, studia all'Università Sapienza di Roma, e come racconta all'Adnkronos sono tre anni che lavora nel campo della programmazione. "Oggi sviluppo app per mobile. Per la Fondazione Mondo Digitale però faccio qualcosa di più, trasmetto agli altri il concetto che l'informatica è innovazione, e l'innovazione è alla base della creatività. Per questo non sarà mai noiosa, è un'arte e può essere applicata in qualsiasi ambito", aggiunge.

C'è poi Loredana Cozzone, studentessa all'ultimo anno dell'Itis Pacinotti-Archimede di Roma, vincitrice della prima edizione dell'hackathon femminile e che quest'anno da 'studentessa' è diventata coach. "A me la programmazione ha cambiato la vita, prima di conoscere questo progetto non potevo pensare di arrivare a fare cose del genere. Anche un po' per colpa - dice - di una società che in questo settore mi ha sminuita perché sono una ragazza. Mi sentivo a disagio e non approfondivo, pensavo di non essere in grado. Poi con l'esperienza di 'Coding Girls' sono entrata in contatto in un modo eccezionale con il mondo della programmazione - conclude - e mi sono sentita in grado di andare avanti".

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