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Dalle filles en fleur di Curiel al genderless di Miaoran, Altaroma entra nel vivo

29 gennaio 2016 | 18.02
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Una delle uscite primavera-estate 2016 di Lella Curiel (credits: Paolo Lanzi)
Una delle uscite primavera-estate 2016 di Lella Curiel (credits: Paolo Lanzi)

Il primo giorno delle sfilate di Altaroma si tinge di rosso. Non il colore della passione che accende gli abiti e irrompe in modo prepotente sulle passerelle, ma quello della vernice utilizzata a mo' di sangue dagli animalisti che stamattina hanno manifestato incatenandosi davanti ai cancelli dell’headquarter della kermesse capitolina, l’Ex Dogana di San Lorenzo. Prima delle proteste però ad andare in scena è stata l'haute couture di Anton Giulio Grande, lo stilista lametino che al posto di una sfilata kolossal ha preferito una performance per pochi intimi nelle sale di Palazzo Ruspoli.

Ospitato dalle principesse Maria Pia e Giacinta Ruspoli nei loro appartamenti, Grande ha presentato le sue 'gatte da salotto', una collezione giocata sui toni del bianco e nero e su trasparenze audaci, in un trionfo di pizzi, piume e frange a ornare i lunghi dress da sera. Sotto i riflettori dell'Ex Dogana Lella Curiel ha poi mandato in pedana le sue filles en fleur, costruzioni a petalo e a corolla che richiamano un giardino botanico. Un tripudio di rose, tulipani, ortensie, clematis e papaveri decora le silhouette: ogni uscita una celebrazione della natura e dei fiori di campo, pennellati su pantapalazzo plissé, jumpsuit svolazzanti, gonne a tulipano, corpetti e abiti in gazar. Immancabile il suo celebre curiellino, frizzante tailleur e cifra stilistica della maison meneghina, declinato nella palette pastello, dal verde clorofilla al fucsia e lilla.

E’ invece un inno alla fluidità di genere - intonato sulle note di David Bowie - quello che ha mandato in scena Miao Ran, creativo cinese e finalista di ‘Who is on next? 2015, che sceglie di giocare con le identità di genere e quel gender blending già sdoganato sulle pedane della fashion week milanese. Né uomo né donna, Miao Ran traduce questa fluidità dei sessi in cappotti in alpaca, lana compatta o stampata e mescolata con seta e cotone.

I cappotti over – declinati nei toni del blu operaio, verde muschio, grigio ardesia e rosso borgogna - nascondono pantaloni iperlunghi e camicie accollate. A fare da leitmotiv grossi berretti in lana, portati indistintamente da lei e da lui. Gli anni 50 in versione sportiva sono invece il filo rosso di L72, il brand disegnato da Lee Wood, vincitore della scorsa edizione del talent 'Who is in next?', vivaio creativo di Altaroma e Vogue Italia. Protagonista Vellamo, dea dell'acqua della mitologia finlandese, alla quale il designer si ispira per la sua donna. Tutto è un omaggio al mare e alle creature che lo abitano, dallo sportswear dei rain coat portati sopra abiti che esaltano il punto vita, alla gamma di tessuti utilizzati, come i cotoni compatti degli impermeabili per arrivare a tweed, lane cotte, cachemere e alpaca, mixati sapientemente con crepe de chine, nylon, jersey di viscosa blu e lurex. Interessante la palette cromatica ispirata alle onde, dal blu navy al nero fino all'avvio e al ciano attraversati da flash di arancio e giallo, il tutto impreziosito da sottili ricami di perline e paillettes. Cartoline dalla New York di Truman Capote, infine, per Antonella Rossi, che nelle sale del Westin Excelsior in via Veneto ha presentato la sua lingerie da giorno disegnata dalla giovane designer Fiorentina Giulia Mori, tra sottovesti verginali in pizzo chantilly, satin e chiffon valorizzati da puntigliose lavorazioni sartoriali. Un tripudio di intarsi, trine e pizzi si affiancano così a materiali inusuali come la spugna, per finire con raso, crepe e georgette in seta, voile, piquet di cotone e tulle, vero cuore della collezione. Anche la palette dei colori sembra adattarsi alla leggerezza dei tessuti impalpabili, dal bianco iceberg al panna, fino si cromatismi del verde mela, rosa baby e rosso amaranto. La prima giornata di Altaroma preseguirà stasera all'Ex Digana con l'inaugurazione della tradizionale mostra A.I. Body for the dress, quest'anno dedicata all'abito, il corpo e le sue costruzioni estetiche nelle opere di artisti e artigiani, con la sfilata di Giada Curti dedicata alla marchesa Luisa Casati, per chiudersi poi con la proiezione del docu film di Yvonne Sciò dedicato alla fotografa Roxanne Lowit.

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