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La stilista di Teheran: "Nella moda non ci sono confini"

31 gennaio 2017 | 13.50
LETTURA: 4 minuti

La stilista Narguess Hatami in passerella dopo la fall-winter 2017/18 di Miahatami andata in scena ad Altaroma (foto Ludovica Arcero)
La stilista Narguess Hatami in passerella dopo la fall-winter 2017/18 di Miahatami andata in scena ad Altaroma (foto Ludovica Arcero)

di Federica Mochi

E' salita in passerella indossando una maglietta bianca sulla quale campeggiava, a caratteri rossi, la scritta 'Franca', accompagnata da un cuore. Un ringraziamento alla storica direttrice di 'Vogue Italia', Franca Sozzani, scomparsa il 22 dicembre scorso, e della quale è stata une delle ultime creature. Si è presentata così Narguess Hatami, anima creativa di Mihatami, alla seconda prova sulle pedane capitoline di Altaroma, dopo essersi guadagnata il secondo posto a 'Who Is On Next? 2016', il talent promosso da Altaroma in tandem con Vogue Italia.

Sul palcoscenico romano, Narguess, nata 35 anni fa a Teheran, ha sfilato con la sua collezione fall winter 2017-2018 intitolata 'Un'oasi nel deserto', un viaggio caleidoscopico attraverso colori e forme che rimandano all'Iran, terra natia, impressa a fuoco nel dna del brand. Capi dalla forte impronta multiculturale, nei quali convivono sapientemente Oriente e Occidente: "I nomadi ancora esistono in Iran e vivono nello stesso modo in cui vivevano tanti anni fa - spiega la stilista all'AdnKronos - in questa collezione ho voluto portare molto della loro natura colorata e felice. I nomadi di cui parlo sono 'happy people', quindi ho cercato di trasportare quel tipo di cultura nei miei capi".

Tessuti operati che ricordano le dune del deserto, la valle dell'Iran e i tappeti della Persia e che Narguess ha stilizzato in maglie in punto pelliccia, ricami a punto croce, gonne e cappotti in cammello accompagnati da un'overdose di frange, e per la prima volta in collezione, una linea di calzature ispirate al mondo e alla cultura dei nomadi. "E' la prima volta che parto da costumi tradizionali - chiosa la stilista - come ispirazione ho usato i loro tappeti, disegni geometrici che sono in realtà degli animali riprodotti dai nomadi sui tessuti".

Per Narguess, proprio come la danza o la musica, la moda non è che un linguaggio universale, senza frontiere: "E' un'arte - racconta - Io vedo le sfilate e i capi di abbigliamento come dei dipinti. Nella moda non c'è limite a quello che fai, da Armani a Comme des Garçons, si vede quante sfumature possano convivere in questo universo. E' un modo per spiegare e raccontare uno stato d'animo e dare senso alle emozioni. Nella moda non ci sono né confini né limiti".

A pesare sul percorso della designer, arrivata in Italia per proseguire i suoi studi dopo la maturità scientifica a Teheran, non è stato solo il curriculum di primissimo livello (ha lavorato da Paola Frani e cresciuta al fianco di Massimiliano Giorgetti di MSGM, Marco Morosini e Aviù), ma anche il secondo posto conquistato all'ultima edizione di 'Who Is On Next?'. "La vittoria è stata uno choc - ammette - non ce l'aspettavamo, è stato molto emozionante, perché ho capito di aver fatto un buon lavoro. Questa esperienza ha fatto sì che il mondo mi conoscesse, ed è stato allora che il brand ha iniziato a crescere. Siamo solo all'inizio, è vero, però i risultati si sono già visti e proseguono anche adesso".

Poi, ricordando Franca Sozzani, una delle persone che ha creduto di più in lei, non riesce a trattenere le lacrime: "Questa maglietta che indosso non è un tributo - sottolinea - ma un ringraziamento a Franca, una cosa tra noi e lei. E basta. Non si tratta di un gesto simbolico, noi non sapevamo niente e ci si aspettava di trovarla qui oggi". E se è vero, come riconosce, di essere "ancora all'inizio" di questa avventura nel fashion, l'obiettivo di Narguess è uno solo: far crescere la sua creatura. "Mi hanno insegnato a puntare a mille per ottenere 500" assicura la stilista, che confessa di avere un desiderio da realizzare.

"Mi piacerebbe moltissimo che Farah Diba vedesse i miei capi, vorrei sapere che ne pensa - afferma, facendo riferimento alla vedova dello scia di Persia, Mohammad Reza Pahlavi - Le donne iraniane hanno un'eleganza innata, è nel nostro dna. L'Iran ha vissuto la rivoluzione 30 anni fa, ma una rivoluzione non cambia l'anima del suo popolo, non ha a che fare con chi sei. Le donne iraniane continuano a essere le più affascinanti e le più belle del pianeta, danno molta importanza alla bellezza, e molte di loro conservano ancora intatta quell'eleganza senza tempo".

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