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Design, piccolo è ancora bello in Italia. E guarda al Medio Oriente

15 febbraio 2017 | 16.28
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Bokken, sedute, Colè. Design Bellavista Piccini Architettura
Bokken, sedute, Colè. Design Bellavista Piccini Architettura

Il (relativamente) piccolo è ancora bello in Italia. Per il 'salto' dimensionale, di struttura e fatturato, occorre certamente che ci sia massa e aggregazione tra industrie. Tuttavia, la fattispecie della filiera artigiana italiana 'salva' i piccoli. Solo e unicamente se offrono il massimo della qualità - e della personalizzazione, nel caso - possibile. E' il caso di Colè, un giovane brand nato nel 2011 dalla sensibilità artistica di Laura Macagno e guidato da Matteo De Ponti, dopo una lunga esperienza in Driade, azienda di famiglia fino alla vendita a Italian Creation Group. Colè edita pochi pezzi, morbidi, poetici, che portano colore e calore negli spazi - pubblici e privati. Prodotti al 100% in Italia. In un raggio d’azione di 350 chilometri al massimo da Milano “per potere avere il contatto frequente con i laboratori che realizzano i nostri pezzi, che è anche garanzia di qualità e possibilità di personalizzazione”. Anche di un singolo pezzo. (Fotogallery)

“Nell'ultimo anno, con una accelerazione negli ultimi sei mesi, vediamo che c'è sempre un maggiore interesse" spiega all'Adnkronos De Ponti. Che sia il segnale di un reale risveglio di mercato è difficile a dirsi, considerato che "siamo nati nel momento peggiore della crisi. C'era tanta attenzione per il design che proponevamo, ma c'era anche poca possibilità di entrare nella distribuzione tradizionale che è ancora quella a cui abbiamo cercato di rivolgerci". "Vediamo - aggiunge - che sempre di più siamo cercati dagli studi di progettazione che hanno bisogno di pezzi particolari da inserire nei loro progetti".

Ed è questa, sempre più, la direzione del cambiamento che sta assumendo il mercato del design. Tutto fa perno sempre più intorno agli studi di architettura e progettazione che consegnano il progetto 'chiavi in mano'. I negozi multimarca tradizionali collaborano con architetti o sviluppano al proprio interno abilità progettuali; i produttori lavorano a stretto contatto con gli studi di progettazione.

Tria Simple e Vienna i pezzi icona di Colè, legati spesso a dei contract, sedute destinate, ad esempio al Van Gogh Museum, a hotel o a spazi di ristorazione. "Allo stato dell'arte, non si può dire che puntiamo solo sul contract, perché questa idea di ambiente abbastanza complessiva è nelle nostre corde. In questo momento spostiamo i nostri investimenti più nell'area contract perché è quella che in questo momento ci sta dando più risultati. Non è detto che in futuro ci sarà un ribilanciamento. E' difficile fare una strategia a lungo termine perché il mercato sta cambiando tantissimo".

Una strategia che è anche strettamente e in generale legata ai mercati di riferimento. Per il design italiano è ancora l'Europa lo sbocco naturale, per una condivisione del gusto estetico, ma anche perché "con tutti i difetti che può avere l'Unione europea, operare in Europa è facilissimo. Paradossalmente è più semplice vendere in Svezia che in Svizzera dove va comunque seguita una certa burocrazia". E se destano preoccupazione gli annunci del presidente americano Donald Trump che vorrebbe aumentare i dazi di importazione nella direzione di una politica economica sempre più protezionista, "si stanno aprendo diversi altri mercati". Innanzitutto il Medio Oriente (e anche l’Africa). Il cui gusto sta cambiando, nella moda così come nel design. Abbandona certi eccessi estetici e si avvicina a una maggiore pulizia formale.

“Abbiamo tante richieste" confidano Macagno e De Ponti, evidenziando l'importanza di poter "adattare le proprie collezioni" alle necessità di quel mercato, come ad esempio " l'uso di legni più scuri". Chiaramente la differenza la fa spesso proprio il mercato di riferimento. E sulla dimensione internazionale che possono assumere i piccoli, un esempio è proprio offerto da un progetto realizzato da Colè in medio Oriente: un ristorante cinese e Dubai, Jumeirah.

Intanto si lavora alla prossima edizione del Salone del Mobile, la manifestazione dove vengono presentate in anteprima mondiale le novità. Colè ne anticipa due: una sedia destinata al contract e una mensola che rappresenta più la poesia "perché vorremmo mantenere questa identità di forme".

Da editori, Macagno e De Ponti collaborano con progettisti in modo continuativo e fanno costantemente scouting. Quest’anno i prodotti nuovi nascono dalla collaborazione con Bellavista Piccini, “che sono architetti che si sono avvicinati al design con una sensibilità incredibile” e Martinelli Venezia, “che hanno una mano super poetica” oltre a Lorenz+Kaz, ”i nostri designer di sempre”. "Qualsiasi cosa noi facciamo cerchiamo di inserirla in un contesto progettuale e culturale che non vogliamo perdere di vista, anche facendo contract, che riusciamo a dare grazie al dialogo con i progettisti. Possiamo costruire un mondo molto morbido che si inserisce all'interno di un ambiente caldo, con tanto colore ma con la presenza costante del legno.

Ancora attesa per il mercato online: "sui piccoli oggetti e sull'abbigliamento funziona, ma per il mobile ancora non parliamo di El Dorado". Quello che è certo - conclude De Ponti - è che "bisogna essere su internet perché da lì arrivano il 100% dei contatti. Spesso i portali che rivendono sono soprattutto vetrine importantissime, ma la gestione della vendita è complessa, pensiamo solo alla tematica dei 'resi', facili nella moda, molto più complicati per l'arredamento".

Per il futuro, Colè punta, “passata la fase iniziale” a “creare più struttura” anche “trovando partner” compresi fondi di investimento. “L’aggregazione è il solo modo di sopravvivere per i grossi gruppi che o riescono a consolidare fatturati importantissimi o non stanno in piedi, perché devono sostenere costi importantissimi. C’è ancora spazio per una dimensione molto piccola che non esclude per una realtà come la nostra una crescita più veloce grazie all’ingresso di capitali, anche pochi. Visto che siamo sani e la nostra crescita è costante e la collezione piace, è possibile immaginare un investimento che ci consenta una crescita dal punto di vista della struttura”.

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