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Quella maledetta mattina a Miami, 20 anni senza Gianni Versace

15 luglio 2017 | 06.59
LETTURA: 6 minuti

Naomi Campbell in passerella con Gianni Versace (Afp) - AFP
Naomi Campbell in passerella con Gianni Versace (Afp) - AFP

di Federica Mochi

Pochi ricordano cosa facevano il 15 luglio 1997. A cosa pensavano, come vestivano, a quali progetti si dedicavano. Alle 9.05 del mattino, in un'assolata Miami, Gianni Versace veniva assassinato per mano di Andrew Cunanan. Pochi istanti dopo, Casa Casuarina, la sfarzosa villa di Ocean Drive che lo stilista aveva eretto a sua immagine e somiglianza si era trasformata per sempre nella sua tomba. Chi era adolescente in quegli anni ha ancora impresso il ricordo di quelle immagini strazianti, il sangue che cola sui gradini dell'abitazione, il corpo esanime di Gianni steso sulla barella, la corsa disperata al Jackson Memorial Hospital di Miami.

Oggi, a 20 anni dalla morte di uno dei geni più irriverenti della moda internazionale, l'assassinio di Versace è ancora avvolto nel mistero. Lo stilista viene assassinato da un ragazzo di 28 anni in pantaloncini e t-shirt bianca, tale Andrew Philip Cunanan, "un personaggio barocco e sinistro - scriverà di lui Tony Di Corcia nella biografia dedicata allo stilista - come il prostituto d'altro bordo, tossicodipendente, spacciatore che diventa il serial killer più ricercato dell'Fbi".

ROMA, 15 LUGLIO 1997 - Sui motivi del folle gesto è mistero. Santo e Donatella, fratello e sorella di Gianni sono a Roma per gli ultimi preparativi di Donna sotto le Stelle. A ricordare quel momento è Beppe Modenese, allora presidente della Camera nazionale della moda italiana. "Camminavo in via Sistina quando ho notato un assemblamento di persone davanti all'Hotel de ville. Tra queste ho riconosciuto gente della moda, e ne ho approfittato per chiedere cosa fosse successo. 'Hanno ucciso Versace', mi hanno risposto. Entrato in hotel, ho chiesto alla portineria chi si trovasse nell'appartamento dei Versace". Dopo aver insistito Modenese sale e si trova di fronte una scena straziante. "Donatella e Naomi Campbell piangevano urlando - sottolinea Modenese - Santo era in piedi, impietrito. Appena mi ha visto ha detto: 'No. Gianni non può essere morto, Gianni non muore".

Con Gianni, quel giorno si chiude per sempre un'epoca. Quella delle supermodelle da lui inventate e celebrate: Naomi, Linda, Carla, Cindy e Karen. Quella dell'amica lady Diana Spencer, ignara che un mese più tardi sarebbe morta tragicamente sotto il tunnel del Pont de l'Alma. O ancora, dei colleghi che con Versace avevano contribuito a scrivere uno dei capitoli più importanti del Made in Italy: Mariuccia Mandelli, Ottavio Missoni, Gianfranco Ferré, Laura Biagiotti e Giorgio Armani.

"Non sono mai caduto. Ho sempre volato", raccontava Versace, senza sapere probabilmente che la sua vita era destinata a trasformarsi in una vera e propria parabola ascendente nel mondo della moda.

I PRIMI PASSI NELLA MODA - Nato il 2 dicembre 1946 a Reggio Calabria, muove i primi passi da adolescente nell'atelier della madre, sarta di professione. Il suo primo palcoscenico è al civico 13 di via Tommaso Gulli, nei pressi del Duomo, dove oggi si erge la boutique che porta il suo nome.

MILANO, LA CONSACRAZIONE - A Milano arriva quasi in sordina. Sono gli anni '70 e Gianni ha 25 anni. Inizia come disegnatore d'abiti, firma le prime collezioni per Florentine Flowers, Genny, Complice e Callaghan. La consacrazione arriva qualche anno più tardi. E' il 28 marzo 1978 e al Palazzo della Permanente, a Milano, Versace presenta la prima collezione donna che porta il suo nome, nell''82 si aggiudica l'Occhio d'Oro come "migliore stilista 1982/83 collezione autunno/inverno donna". E' il periodo della pelle e dei dress metallici, che diventeranno i pezzi cult del suo guardaroba.

I FAVOLOSI ANNI '90 - Il decennio a cavallo tra gli anni '80 e '90 è segnato dall'era Versace. A fare la parte del leone in passerella è la Medusa, la mitologia greca rivisitata ed esasperata, simbolo della femme fatale che ammalia e pietrifica "Chi si innamora di Versace non torna indietro", ripeteva lo stilista. La moda non gli basta: disegna per il teatro i costumi del balletto, viene osannato nei palazzi della cultura: nel 1983 è invitato al Victoria and Albert Museum di Londra, dove parla agli studenti e presenta la mostra Arte e Moda. Tre anni più tardi il presidente della Repubblica Francesco Cossiga lo nomina Commendatore della Repubblica Italiana, il National Field Museum di Chicago presenta una mostra retrospettiva sul suo lavoro.

L'INVENZIONE DELLE TOP MODEL - Rivoluzionario, per lui parlano le sue campagne pubblicitarie, scattate dai fotografi più blasonati dell'epoca: Richard Avedon, Helmut Newton, Irving Penn, Bruce Weber, Steven Meisel. E non si ferma mai. Inventa e impone uno stile che lascia il segno. Si deve a Gianni Versace la nascita del fenomeno delle supermodelle, che trasforma in vere e proprie icone anche fuori dalle passerelle: sono gli anni delle Fab Four Linda Evangelista, Naomi Campbell, Claudia Schiffer, Christy Turlington ma anche di Carla Bruni, Stephanie Seymour, Cindy Crawford, Helena Christensen e Karen Mulder.

DONATELLA, BRACCIO DESTRO E MIGLIORE AMICA - Nel 1995 fonda Versus, la linea di diffusione di casa Versace, che affida a sua sorella Donatella. A proposito di lei, racconta Tony Di Corcia nella biografia dedicata allo stilista, dirà: "Oltre a essere mia Donatella è la mia più grande amica". Grazie alle intuizioni della stilista - come portare in passerella le modelle che fino ad allora facevano solo servizi fotografici o legare il proprio nome a star della musica come Madonna, Sting e Elton John - la Medusa conquista presto il mercato europeo e degli Stati Uniti, imponendosi come uno dei maggiori brand internazionali. Attrici, cantanti, attori e modelle, tutti vogliono vestire Versace. Di Corcia lo ribadisce: "Lavorare per le ricche mi piace - diceva Gianni - è stimolante, sono cattive, bizzose esasperanti: le bacerei".

ATTRICI E PRINCIPESSE - Per oltre un decennio Versace si diverte a giocare con le regole dello stile, abbattendo ogni senso del pudore e creando una particolare visione della moda che crea scandalo, come la collezione ispirata all'universo del bondage che fa scorrere fiumi di inchiostro sulla stampa americana. O ancora gli abiti cortissimi, spesso trasparenti portati con disinvoltura, e che creano scalpore: è suo l'abito nero con le spille da balia reso immortale da Liz Hurley nel 1994 alla prima di 'Quattro matrimoni e un funerale'. Nel microcosmo di Versace si mescolano star della musica, dive del cinema, giornalisti e principesse. Persino Lady Diana, egeria e amica del creativo, è ammaliata dal mito Versace.

LA FINE DI UN MITO - A Miami trova il suo buen retiro, il posto ideale nel quale ricaricarsi tra una sfilata e l'altra. Lì acquista una villa degli anni '30 che si affaccia sull'oceano, Casa Casuarina, dove il 15 luglio 1997, ore 9.05 trova la morte per mano di Andrew Cunanan, che lo fredda a colpi di pistola sui gradini dell'abitazione.

Era sceso per comprare i giornali, come faceva ogni giorno. Una favola finita in tragedia la sua, una delle menti più fervide del fashion system, lo stilista più amato, quello più imitato e mai dimenticato: "Conosceva i segreti della bellezza e sapeva vestire sia le principesse che le rockstar - scrive Di Corcia - impazziva di desiderio di fronte a un'opera d'arte. Gianni che sogna, Gianni che crea. Versace lo stilista, Versace il personaggio celebre. Il fratello, l'amico, il compagno".

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