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Farmaci: con nuovi anticoagulanti fino a -2.500 ictus e 32 mln risparmiati

03 aprile 2014 | 12.57
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Farmaci: con nuovi anticoagulanti fino a -2.500 ictus e 32 mln risparmiati

Milano, 31 mar. (Adnkronos Salute) - Migliaia di ictus evitati e decine di milioni di euro risparmiati. Nella prevenzione degli stroke causati dalla fibrillazione atriale, vale il detto 'chi più spende meno spende'. La dimostrazione arriva da una valutazione di Hta (Health Technology Assessment) sull'impiego di uno dei 3 nuovi anticoagulanti orali disponibili in Italia, il rivaroxaban, condotta su un periodo di 3 anni dal Centro di ricerca in valutazione delle tecnologie sanitarie dell'Istituto di sanità pubblica dell'università Cattolica di Roma: "I risultati delle analisi - riassume Silvio Capizzi dell'ateneo del Sacro Cuore - dimostrano come l'introduzione del farmaco con quote di mercato incrementali (dall'8% nel primo anno al 30% nel terzo), permetta di evitare 642 ictus il primo anno, 1.636 il secondo e 2.504 il terzo. Con risparmi per il Servizio sanitario nazionale che vanno da quasi 7 milioni di euro nel primo anno a oltre 19 milioni nel secondo, a più di 32 milioni nel terzo".

I dati del Report, pubblicato sull''Italian Journal of Public Health' e presentati oggi a Milano durante un incontro organizzato con il supporto non condizionato di Bayer, mostrano che la nuova terapia anticoagulante "consente di ridurre gli eventi di ictus, embolia sistemica e infarto del miocardio con un risparmio complessivo di risorse sanitarie, nonostante un incremento della spesa farmaceutica", precisa Capizzi. Un traguardo ancora più importante, sottolineano gli esperti, se si considera che la fibrillazione atriale è un'emergenza in crescita insieme all'età media della popolazione, al miglioramento della diagnosi e al numero di pazienti che sopravvivono a un attacco di cuore.

"Uno studio ha calcolato che la prevalenza di questa aritmia nel nostro Paese è pari al 2% degli over 15, il doppio di quanto stimato finora", precisa Giuseppe Di Pasquale, direttore dell'Unità operativa di cardiologia dell'ospedale Maggiore di Bologna. "La fibrillazione atriale colpisce quindi circa 1 milione di adulti italiani, esposti a un rischio di ictus 5 volte maggiore ma non adeguatamente trattati, o non trattati affatto, in circa la metà dei casi".

In tempi in cui razionalizzazione della spesa e lotta agli sprechi sono le parole d'ordine, per garantire il diritto dei malati alle nuove cure salvando le casse del Ssn, "è sempre più importante poter orientare l'adozione delle innovazioni sviluppando sistemi di valutazione dell'appropriatezza", commenta Gianfranco Gensini, presidente Cossum (Comitato consultivo Scuola scienze della salute umana) dell'università degli Studi di Firenze e vice presidente I sezione del Consiglio superiore di sanità. Una strategia che, ricorda l'esperto, gli americani inaugurarono ai tempi del programma Apollo che portò l'uomo sulla Luna, proprio per mettere sui due piatti della bilancia costi e benefici dei viaggi nello spazio.

Per Gensini l'innovazione sostenibile passa dall'approccio che negli Usa chiamano 'choosing wisely', ossia "interventi finalizzati a dismettere pratiche di incerta utilità". Oltre che da "un deciso cambiamento culturale e organizzativo che garantisca scelte strategiche e operative appropriate per il futuro". Purtroppo però "il nostro Paese - osserva - non si è ancora dotato di una struttura di riferimento che valuti in modo sistematico le nuove tecnologie sanitarie. Credo che muoversi per creare una rete di competenze che possa lavorare in questa direzione sia una necessità ormai improcrastinabile".

Concorda Sabrina Nardi, vice coordinatore nazionale del Tribunale dei diritti del malato-Cittadinanzattiva: "L'Hta è lo strumento principe da adottare", purché "basato su un approccio multidisciplinare e non 'a silos'", a compartimenti stagni. "Vanno quindi presi in considerazione tutti gli aspetti e coinvolti tutti gli attori: le istituzioni che governano la spesa, e le associazioni di cittadini e di pazienti. Serve poi una regia nazionale che dia indicazioni precise e omogenee su tutto il territorio nazionale, evitando che la frammentazione regionale comprometta l'equità dell'accesso alle cure".

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