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Ricerca: cecità simulata può aiutare disturbi udito, è effetto 'Ray Charles'

05 febbraio 2014 | 18.08
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Ricerca: cecità simulata può aiutare disturbi udito, è effetto 'Ray Charles'

Roma, 5 feb. (Adnkronos Salute) - I ricercatori l'hanno battezzato 'effetto Ray Charles', dal nome del famoso pianista soul americano cieco dall'età di otto anni: è il fenomeno per cui un bambino non vedente sviluppa nel corso della vita una capacità di sentire notevolmente superiore alla media. Ebbene, gli scienziati delle università del Maryland e della Johns Hopkins sono partiti da questa evidenza per ribaltarla. Servendosi di topi adulti hanno dimostrato che lasciandoli al buio per alcuni periodi, il loro cervello elaborava nuove strategie per compensare l'impossibilità ad usare la vista, migliorando così le capacità dell'udito.

Grazie ai risultati dello studio sui neuroni delle cavie, pubblicato su 'Neuron', "potremmo in futuro far recuperare l'udito perduto o danneggiato impedendo temporaneamente la visione ai pazienti - spiegano i ricercatori - in questo modo il cervello si mette all'opera per modificare alcuni processi e migliorare la capacità uditiva".

Quando i topi sono stati restituiti ad un normale ciclo luce-buio, la loro capacità visiva è rimasta invariata, ma sentivano molto meglio di prima. Purtroppo il 'super' udito è durato solo per un paio di settimane. Nella prossima fase del studio quinquennale, il team di scienziati ha intenzione di cercare una soluzione per rendere i miglioramenti sensoriali permanenti e guardare oltre l'analisi dei singoli neuroni per studiare ad un livello più ampio le interconnessioni che avvengono nel cervello quando elabora i suoni. "Non sappiamo - conclude Patrick Kanold, coautore della ricerca - quanti giorni un essere umano deve rimanere al buio per ottenere quest' effetto e, inoltre, se tutti sono disposti a farlo".

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