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E' corsa al cosmetico green ma occhio al 'bollino'

12 agosto 2015 | 15.29
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L'armentario dei rimedi verdi

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Sostenibilità ed ecologismo sono fra le parole d'ordine degli anni Duemila e la mania per il 'green' entra anche nel beauty case: il 62% degli italiani si preoccupa per l'ambiente e chiede prodotti di bellezza più ecologici, e la corsa ai cosmetici 'verdi' si riflette nei fatturati di settore. Nel 2014 nel nostro Paese il giro d'affari del canale erboristeria è salito del 2,4% a 420 milioni di euro, e per il primo semestre del 2015 si prevede un'ulteriore progressione di 3 punti percentuali. Dati presentati in occasione di convegni promossi dall'associazione imprese Cosmetica Italia all'ultimo Cosmoprof di Bologna e all'Expo di Milano, che fanno riflettere gli esperti sentiti dall'AdnKronos Salute.

"La spinta del consumatore al biologico e al vegetale, in una parola al naturale - è l'analisi degli specialisti - è diventata un business molto interessante anche per le multinazionali più storiche e tradizionali, impegnate da sempre nella produzione di cosmetici convenzionali. Ma nonostante esistano enti certificatori del vero bio, uno standard unico ancora non esiste". Sui 'bollini', insomma, al momento è confusione.

"Premesso che i cosmetici sono tutti sicuri, essendo una delle categoria più normate e controllate - tiene a sottolineare Leonardo Celleno, presidente di Aideco (Associazione italiana dermatologia e cosmetologia) - tecnicamente bisognerebbe distinguere meglio tra quello che è veramente vegetale, biologico, naturale, e ciò che di naturale ha ben poco". Per Marinella Trovato, presidente della Siste (Società italiana di scienze applicate alle piante officinali e ai prodotti per la salute), "servirebbe una certificazione unica", un solo riferimento che possa funzionare da bussola per orientare al meglio il consumatore. "Altrimenti l'anarchia continuerà a regnare sovrana", avverte.

Il concetto di base del cosmetico green, spiega Trovato, è quello di "sostituire le sostanze chimiche di origine sintetica con sostanze naturali che siano altrettanto performanti, cioè ugualmente valide dal punto di vista organolettico e quindi della gradevolezza del prodotto finale. Il problema per il consumatore è che oggi gli enti certificatori" deputati a garantire la natura 'bio' di un prodotto in base alla sua composizione "si basano su standard molto diversi l'uno dall'altro". La quantità di sostanze naturali richiesta per ottenere la certificazione varia cioè "dal 'mettici quanto più puoi', fino a livelli che arrivano al 95% sul totale".

"Soltanto in Italia gli enti certificatori sono almeno 4 o 5", dall'Icea (Istituto per la certificazione etica e ambientale) al Ccpb (Consorzio per il controllo dei prodotti biologici) che "è il più severo", prosegue la numero uno della Siste.

"Anche a livello europeo gli organismi sono più d'uno, e ognuno si è fatto un suo standard che magari definisce come 'unico' anche se così non è. Il più rigido oggi è quello della fondazione Natrue, creata da aziende tedesche che sono quelle con la maggiore tradizione nel campo dei cosmetici naturali", ricorda Trovato.

Per fare chiarezza e offrire garanzie migliori e più trasparenti al consumatore "servirebbe un punto di riferimento unico", ribadisce l'esperta. "Da 6-7 anni anche l'International Organization for Standardization, l'Iso, ci sta lavorando. Speriamo ci si arrivi", auspica Trovato che tuttavia è ottimista.

"La tendenza ormai è quella - osserva - Il business del naturale diventa sempre più importante e probabilmente anche la certificazione unica arriverà. Anche le multinazionali cosmetiche più storiche, che avevano come 'must' il cosmetico convenzionale - fa notare Torvato - oggi rivendicano la presenza di sostanze naturali praticamente in tutte le loro linee. D'altra parte la chimica non solo non ha molto appeal presso il consumatore, ma ha perso molto anche in ricerca per ragioni che prescindono dalla tendenza sociale al biologico e al vegetale. Le regole sono molto più stringenti, la normativa è più severa e dunque è molto difficile sintetizzare qualcosa di nuovo che venga accettato".

La presidente della Siste non ha dubbi: "Il futuro della Ricerca e Innovazione in cosmetologia è legato alle sostanze naturali. Basti pensare che delle oltre 100 mila specie note, 70 mila sono le più usate in vari campi, ma quelle studiate sono appena 5 mila". Il resto è una miniera da scoprire.

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