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Influenza

Dal brodino alla spremuta d'arancia: miti veri e falsi contro i virus

30 settembre 2015 | 09.39
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FOTO INFOPHOTO
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Nemici invisibili che viaggiano a 150-200 chilometri orari e sono in grado di coprire anche distanze di 4 metri: sono i virus dell'influenza e delle sindromi 'cugine' che si preparano a mettere a letto milioni di italiani nell'arco dell'inverno. Ospiti invadenti che sopravvivono anche 12 ore, su superfici dure. Per loro l'aria è l'elemento naturale: un solo starnuto può contenere 40 mila micro goccioline di saliva, il mezzo su cui i virus circolano favorendo il contagio.

Come difendersi? "Seguendo alcune semplici regole dettate dal buonsenso", assicura il virologo dell'università Statale di Milano Fabrizio Pregliasco, intervenuto a un incontro promosso da Assosalute, l'associazione nazionale farmaci di automedicazione. L'esperto passa in rassegna i miti veri e falsi sull'influenza e spiega che in alcuni casi i rimedi della nonna hanno un fondamento scientifico. Promosse per esempio le pezze bagnate e l'alcol etilico denaturato che, insieme all'antipiretico quando la febbre supera i 38 gradi, possono aiutare a trovare velocemente un po' di sollievo.

"Ma anche il brodo di gallina ha un suo perché, per le quote di amminoacidi e proteine che fornisce. I medici, poi, vanno presi sul serio quando in presenza di influenza consigliano un buon sonno - assicura Pregliasco - Alcuni studi hanno dimostrato che dormire aumenta la risposta immunitaria perché riduce i livelli di cortisolo". La saggezza popolare non va presa sotto gamba: è il caso della spremuta d'arancia come alleata per prevenire raffreddore e influenza: la vitamina C, in giuste dosi, contribuisce a rafforzare il sistema immunitario. "E anche la vitamina B aiuta per la ricostruzione delle cellule danneggiate", sottolinea il virologo.

Per liberarsi del nemico in casa, arieggiare, pulire e disinfettare sono passaggi dovuti. Come lavarsi le mani, atto promosso da diversi studi per la capacità di mettere uno stop al contagio. Non è un falso mito neanche il ruolo del bimbo 'untore': "Il 40% dei casi di influenza si concentra nelle fasce giovanili da 0 a 18 anni e i più piccoli possono essere contagiosi per più giorni, anche nella fase della convalescenza, nella settimana successiva all'esplosione dei sintomi. I nonni devono fare attenzione, perché il bacio del nipotino potrebbe non essere innocuo", avverte Pregliasco. Bocciata invece la 'regola dei 3 giorni': non c'è un tempo prestabilito in cui si smette di essere contagiosi.

E se il virus non fa differenze di genere, le reazioni di uomini e donne non sono all'insegna delle pari opportunità. Lamenti continui, fazzoletto alla mano, colorito funereo, debolezza assoluta, umore a picco: così si presenta il maschio influenzato, mentre la donna sembra sfoderare una marcia in più. "La differenza è reale", conferma Pregliasco. E per un team di scienziati Usa c'è una spiegazione: gli esperti puntano il dito sull'assenza dello scudo degli estrogeni per giustificare la debolezza del 'sesso forte'.

C'è poi chi si affida allo sport per rafforzare le difese immunitarie. L'effetto positivo di una regolare attività fisica viene suggerito da diversi studi. Ma l'esperto mette in guardia dal cosiddetto 'effetto spogliatoio'. "Dopo la palestra, c'è un periodo finestra di 2-3 ore in cui le difese immunitarie sono ridotte. Il consiglio è di fare attenzione ad ambienti caldo-umidi e affollati, come gli spogliatoi appunto, e anche di non esporsi a bruschi sbalzi di temperatura".

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