cerca CERCA
Mercoledì 24 Aprile 2024
Aggiornato: 21:26
10 ultim'ora BREAKING NEWS

Azzardo

Poker on line e scommesse, febbre del gioco contagia oltre 1 mln di italiani

01 ottobre 2015 | 17.38
LETTURA: 6 minuti

Per Sistema Gioco Italia il problema ludopatia "è reale. Ma i numeri certi non esistono"

(Infophoto)
(Infophoto)

Gratta e vinci, lotterie, scommesse, macchinette, poker online: l'occasione per tentare la fortuna è a ogni angolo, dalle metropoli ai borghi più sperduti, fuori e dentro le mura di casa. E più di un italiano su 2, secondo le rilevazioni più recenti, ha giocato d'azzardo almeno una volta in un anno: quasi 24 milioni di persone. Ma quando un passatempo saltuario si trasforma in vera e propria 'febbre', cominciano i problemi. Nel Belpaese non sono pochi ad aver sperimentato questa escalation.

Le stime del fenomeno non sono precise, perché non esistono ancora studi nazionali esaustivi sull'argomento. Nelle indagini disponibili la forbice è ampia: la percentuale di giocatori d'azzardo inquadrati come problematici oscilla da 1,3 a 3,8% della popolazione tra 18 e 74 anni, cioè un numero variabile da 760mila a oltre 2,2 milioni di connazionali. Mentre i giocatori patologici (ludopatici conclamati) potrebbero arrivare, sempre secondo le stime, fino a quota 1,3 milioni (il range varia dallo 0,5 al 2,2%). "Uno degli studi ritenuti più attendibili, inserito nell'ultima relazione al Parlamento, inquadra circa 850 mila persone tra i 15 e i 64 anni nella categoria dei giocatori problematici", spiega all'AdnKronos Salute Pietro Malara, della Direzione generale Prevenzione sanitaria del ministero della Salute.

Uomini e donne stretti nella morsa della ludopatia che, accecati dall'illusione di poter sfuggire alla dura legge della statistica, si ritrovano indebitati fino al collo, senza più un lavoro, i cocci di una vita da rimettere insieme. Contro il gioco d'azzardo patologico, infatti, si infrangono famiglie intere, avverte l'esperto che al ministero dirige l'Ufficio VII che si occupa tra le altre cose di dipendenze.

"Al 2015 risultano in cura nei servizi 12.376 persone", riferisce Malara. Giocatori che hanno deciso di chiedere aiuto. Ma sono molti di più quelli che avrebbero bisogno di trattamenti e non escono allo scoperto. "Potrebbero arrivare a circa 500-600 mila. Ma è difficile ammettere di avere una dipendenza", assicura. Prendere coscienza del problema prima che sia troppo tardi, trovare la forza di uscire dal tunnel, iniziando una terapia che richiede almeno tra i 4 e gli 8 mesi.

Il gioco d'azzardo patologico colpisce a ogni età. Ma a preoccupare sono soprattutto i giovani, "più fragili nel controllo degli impulsi", prosegue Malara. Nella fascia 16-24 si registra un picco. Fra gli studenti ci sono assidui frequentatori di sale da gioco. Ma non sono solo le slot machine il problema: "I ragazzi sono molto attratti dalle piattaforme online. Basta un telefonino e si possono giocare soldi e il fenomeno è difficile da controllare". Nella trappola dell'ossessione da gratta e vinci, lotto e bingo cadono anche molte donne di mezza età, e fra le fasce problematiche non mancano neppure anziani e pensionati.

"Il fenomeno è andato crescendo negli ultimi anni, anche per la maggiore disponibilità dei punti di gioco", fa notare l'esperto. L'online ha fatto da amplificatore. Le occasioni nel mondo virtuale si moltiplicano, il computer porta il gioco a domicilio, a portata di click. Sull'onda della crisi, in molti sono caduti nella rete della ludopatia, alla ricerca di 'soldi facili'. "Perché il gioco viene visto di frequente come risposta ai problemi di vita", osserva. "Il balzo in avanti c'è stato prima del 2010. E ora l'andamento del gioco d'azzardo sembra essersi stabilizzato, anche per l'avvio di campagne di sensibilizzazione sui rischi".

Il campanello d'allarme scatta in presenza di un comportamento compulsivo, il meccanismo psicologico è lo stesso delle dipendenze da sostanze, ma sostenuto dall'azione ripetitiva che tiene incollato il giocatore. In genere il ludopatico "ha una stima esagerata di se stesso, è convinto di poter padroneggiare la situazione con facilità", rileva Malara. E intanto il valore della giocata si alza.

SISTEMA GIOCO ITALIA - Il problema della ludopatia "è reale. Ma i numeri certi non esistono. E senza numeri certi non si può affrontare in modo efficace un fenomeno come il gioco patologico". A sottolineare la gravità della mancanza di una 'fotografia' aggiornata e puntuale della realtà italiana è Massimo Passamonti, presidente di Sistema Gioco Italia, che aggiunge: "Serve un serio progetto epidemiologico. Perché se non conosci l'estensione di un problema, non puoi affrontarlo in modo mirato. Oggi però gli unici numeri certi sono quelli delle persone in cura presso i Sert: circa 12mila persone".

"Vogliamo dire che si tratta di un decimo di quanti hanno lo stesso problema, ma non si rivolgono ai centri? Il punto - dice Passamonti all'Adnkronos Salute - è che in realtà non lo sappiamo. Nonostante questa grande incertezza, però, si ragiona su stime e forbici amplissime". Un problema evidenziato nei mesi scorsi anche da Emilia Grazia De Biasi, presidente della Commissione Sanità del Senato, che in Parlamento aveva pregato i colleghi "di non dare i numeri a casaccio: non è vero che ci sono tre o quattro milioni di persone che sono in cura, non è vero neanche che ce ne sono due". Anche perché a fronte di una patologia, occorre pensare alla cura, e se le dimensioni di un fenomeno non sono definite, diventa difficile stabilire l'ammontare delle risorse finanziarie da destinare al trattamento, come ha rilevato lo stesso ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, rispondendo a un'interrogazione alla Camera.

(segue)

Per la Federazione di filiera dell'industria del Gioco e dell’Intrattenimento aderente a Confindustria, che riunisce circa 6.600 imprese per un bacino di oltre 140.000 addetti, "in questo campo l'Italia è in ritardo. Siamo anche disponibili a contribuire a uno studio serio - dice Passamonti - che fotografi la realtà in Italia, e costituisca una base per affrontare un problema che esiste, ma che troppo spesso è spunto per fare demagogia". In Inghilterra le aziende del comparto finanziano stabilmente progetti di buone pratiche. E proprio contro la ludopatia "Sistema Gioco Italia promuove attività a livello locale e collabora con Federsed", la Federazione italiana deli operatori dei dipartimenti e dei servizi delle dipendenze.

"Servono progetti, studi e numeri seri. Ma quello della ludopatia sembra essersi ormai trasformato in un ring su cui salgono in molti", aggiunge Passamonti, invocando un approccio serio e laico per "affrontare davvero il problema". E se il Piano "presentato come Confindustria nel 2013 per controllare l'offerta di gioco, purtroppo è rimasto sulla carta, è arrivato il momento di avviare ricerche per avere numeri certi. L'Italia - ripete - è in ritardo".

Riproduzione riservata
© Copyright Adnkronos
Tag
Vedi anche


SEGUICI SUI SOCIAL



threads whatsapp linkedin twitter youtube facebook instagram
ora in
Prima pagina
articoli
in Evidenza