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Expo, nutrire i geni: progetto interattivo tra i banchi di scuola

14 ottobre 2015 | 15.46
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(foto: Infophoto)
(foto: Infophoto)

Due ragazzi vestiti da cromosomi che adottano stili di vita diversi e che ricevono un pollice verso come punizione o un pollice 'in su' come premio. E' la rappresentazione, realizzata in formato video, che gli studenti del liceo scientifico De Sanctis di Roma hanno scelto per esprimere al meglio il concetto di epigenetica: le mutazioni che non alterano la sequenza del Dna, ma il comportamento dei singoli geni. "Se modifichiamo al meglio il nostro stile di vita possiamo 'rieducare' i geni a comportarsi in modo più sano", spiega all'AdnKronos Salute Elena Sturchio, ricercatrice Inail responsabile scientifico del progetto 'Epigenetica e Nutrizione', che ha coinvolto alcune scuole capitoline durante lo scorso anno scolastico.

I risultati del lavoro sono stati presentati oggi all'Expo di Milano, durante l'incontro 'Alimentare i nostri geni', all'interno di un ciclo promosso dal ministero della Salute. "Ci siamo concentrati sulla nutrizione - precisa Sturchio - perché è il tema dell'Esposizione, ma si deve prestare attenzione anche alla sedentarietà, allo stress e alla scarsa attività fisica. Tra le molecole che fungono da modulatori epigenetici ci sono soprattutto quelle contenute nella frutta e nella verdura".

Il percorso con le scuole ha alternato "lezioni frontali partecipate, svolte con strumenti come video e slide", sottolinea l'esperta, a momenti di lavoro in cui i ragazzi hanno discusso e si sono organizzati per realizzare prodotti crossmediali.

Oggi a Expo è stato proiettato il video del 'De Sanctis', mentre gli studenti dell'Iis Di Vittorio-Lattanzio hanno presentato un'App per smartphone e tablet che stanno realizzando e che sarà pronta entro la fine dell'anno. "Uno degli obiettivi del progetto era avvicinare i ragazzi a tematiche importanti di cui forse si parla poco nelle scuole. I nostri genitori ci trasmettono un profilo genetico ed epigenetico. Non siamo esattamente quello che sono i nostri avi, abbiamo la possibilità di agire sui geni. I ragazzi hanno risposto bene, dimostrandosi interessati e propositivi", conclude Sturchio.

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