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Più bassi e leggeri, ecco i bebè nati sotto il segno di un clima 'pazzo'

29 febbraio 2016 | 19.49
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Più bassi e leggeri, ecco i bebè nati sotto il segno di un clima 'pazzo'

Sono nati sotto il segno di un clima impazzito. Quando erano nel pancione, le loro mamme hanno affrontato ondate di calore o temperature crollate all'improvviso sotto lo zero. Un'altalena termica che, secondo un team di scienziati, ha lasciato il segno: questi neonati sarebbero infatti venuti alla luce più bassi e leggeri rispetto a quelli che si sono sviluppati in un contesto climatico più regolare. E' la conclusione a cui approda uno studio pubblicato sulla rivista 'World Development' e condotto da ricercatori della statunitense World Bank e del tedesco Institute for the Study of Labor.

Teatro dell'indagine la Colombia rurale. Gli esperti hanno indagato sulla relazione fra gli esiti di salute e l'esposizione fetale a shock termici prendendo in considerazione un lasso di tempo che va dal 1999 al 2008 e utilizzando i dati su circa 1,5 milioni di nascite. La conclusione degli autori è che l'aver vissuto moderate ondate di calore durante il terzo trimestre di gravidanza ha inciso riducendo il peso dei bebè alla nascita di circa 4,1 grammi. Dall'altro lato, l'esposizione a moderate impennate di freddo durante il primo e il secondo trimestre di gravidanza ha invece ridotto la lunghezza dei piccoli alla nascita di circa 0,014-0,018 centimetri.

I ricercatori riferiscono anche di evidenze di effetti negativi sui punteggi ottenuti dai piccoli in riferimento all'indice di 'Apgar' (test che valuta la vitalità dei bebè nei primi minuti di vita).

Il team ha utilizzato i dati climatici dell'University of East Anglia per confrontare le informazioni su ogni nascita con la temperatura durante i vari trimestri di gravidanza, identificando così un effetto potenzialmente dannoso dei cambiamenti climatici, una realtà con cui oggi tutto il mondo fa i conti. "I risultati mostrano come i neonati siano vulnerabili alle condizioni ambientali e hanno implicazioni per la politica", fa notare Mabel Andalon dell'Institute for the Study of Labor, secondo quanto riporta online il 'Telegraph'. Per Alison Wright, portavoce del Royal College of Obstetricians and Gynaecologists, "ora bisogna lavorare sulla ricerca di strategie per mitigare questi effetti sulla salute".

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