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Il segreto dei 'wellderly', nonni smart e in forma grazie a speciali varanti nel Dna

22 aprile 2016 | 12.23
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Il segreto dei 'wellderly', nonni smart e in forma grazie a speciali varanti nel Dna

Invecchiare bene, senza acciacchi e con una mente sempre lucida? E' possibile, a patto che nel nostro Dna ci siano le varianti genetiche 'giuste'. Dopo otto anni di studi, e l'analisi dell'intero genoma di un gruppo di centinaia di persone anziane in buona salute - ribattezzati i 'wellderly', anziani che stanno bene - una ricerca ha infatti rivelato la presenza superiore al normale di alcune varianti genetiche protettive contro il declino cognitivo. E non solo. Lo spiegano i ricercatori dello Scripps Translational Science Institute sulla rivista 'Cell'.

I risultati iniziali dello studio Wellderly suggeriscono dunque un possibile legame tra salute cognitiva a lungo termine e la protezione da malattie croniche, tra cui cancro, malattie cardiache e diabete, che causano il 90% di tutti i decessi negli Stati Uniti e in altre nazioni industrializzate, e più del 75% dei costi sanitari. "I wellderly, come li abbiamo definiti, sono individui eccezionali, che vivono 90 anni e oltre senza sviluppare una patologia cronica significativa", spiega il direttore dello Scripps Eric Topol, uno degli autori dello studio. "I nostri risultati indicano che la protezione dal declino cognitivo è associata, non necessariamente con un legame causa-effetto, con la durata della vita in salute".

Ora c'è bisogno di lavorare su un gran numero di individui. Per questo motivo abbiamo messo tutti i dati genomici a disposizione della comunità della ricerca, per contribuire a stimolare ulteriori ricerche. I risultati dello studio sono stati pubblicati online su 'Cell', e a maggio appariranno anche nell'edizione cartacea della rivista. Il progetto ha arruolato più di 1.400 persone da tutto il Paese, da 80 a 105 anni, che non avevano sviluppato alcuna malattia cronica o patologie tra cui cancro, ictus, Alzheimer, Parkinson, diabete e infarto.

"La maggior parte degli scienziati di tutto il mondo sta studiando la malattia, ma ciò che realmente vogliamo capire è cosa ci mantiene in buona salute. Questo è quello che ha fatto questo studio", sottolinea il presidente del Dipartimento di Genetica della Stanford University, Michael Snyder, che non è stato coinvolto con la ricerca.

John Rawlings, 90 anni, di San Diego, è uno dei partecipanti allo studio. Nato nell'Indiana e veterano della II guerra mondiale, ha iniziato a giocare a softball a 70 anni ed è anche un avido lettore. "Quando ho compiuto 90 anni, hanno detto 'facciamo una grande festa' - racconta Rawlings - Ho risposto 'è meglio aspettare fino a quando ne faccio 100'".

Per la ricerca il team ha sequenziato l'intero genoma di 600 persone, confrontando il Dna con i dati genetici raccolti da 1.507 soggetti adulti della popolazione generale. I super-anziani avevano un rischio genetico significativamente più basso per l'Alzheimer e le malattie coronariche, ma non è stata trovata nessuna differenza specifica tra i due gruppi quanto al rischio genetico di cancro, ictus o diabete di tipo 2, suggerendo che comportamenti salutari o altre caratteristiche genetiche potrebbero aver protetto i wellderly. Che dunque conservano ancora alcuni preziosi segreti.

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