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Rivoluzione Twitter, ora il lutto diventa 'social': anche la morte è un argomento pubblico

20 agosto 2016 | 18.42
LETTURA: 4 minuti

(Afp)
(Afp)

Una vita sotto i riflettori. Nelle piazze virtuali ormai si condivide tutto: matrimoni, vacanze, routine quotidiana e non solo. Oggi anche il lutto diventa 'social'. Se nel 20esimo secolo la morte e la sofferenza per la perdita di una persona cara sono stati in gran parte considerati 'affari privati' - da vivere a porte chiuse, nell'intimità di chiese e case di famiglia - ora i social network stanno ridefinendo i confini e il modo stesso in cui la gente 'si addolora'. In particolare Twitter sta ampliando la conversazione sulla morte e il lutto. E' quanto evidenziano due ricercatori, sociologi dell'università di Washington, con uno studio presentato a Seattle in occasione del Meeting annuale dell'American Sociological Association (Asa).

Per trovare utenti Twitter deceduti, Nina Cesare e Jennifer Branstad hanno utilizzato 'mydeathspace.com', un sito web che collega le pagine social dei morti ai loro necrologi online. Hanno passato al setaccio quasi 21 mila necrologi e identificato 39 persone morte con account Twitter (la stragrande maggioranza delle voci sono collegate a profili Facebook o MySpace). Le cause note più comuni di morte tra le persone del campione sono state, nell'ordine, suicidi, incidenti automobilistici e sparatorie. Analizzando i profili i ricercatori hanno scoperto che in questo social media le persone si accostano al tema della morte in un mix di comportamenti pubblici e privati che risulta diverso rispetto agli altri social network.

Mentre i post su Facebook riguardanti la morte di qualcuno tendono a essere più personali e a coinvolgere chi ha conosciuto il defunto, gli utenti Twitter possono addirittura non conoscerlo, tendono a twittare commenti personali e generali, a legare la morte a questioni sociali più ampi, per esempio la malattia mentale o il suicidio. "Il modo in cui le persone anche estranee si trovano in questo spazio per condividere preoccupazioni comuni e aprire conversazioni sulla morte è davvero unico", riflette Cesare. Twitter, secondo quanto emerso dallo studio, viene usato "per discutere, dibattere, e anche canonizzare o condannare".

C'è chi mantiene un legame immaginario con la persona morta attraverso la condivisione di ricordi e gli aggiornamenti di vita e chi pubblica messaggi intimi - "Ti amo", "Mi manchi tanto" - mentre altri commentano la natura della morte ("Così triste leggere i tweet della ragazza che è stata uccisa"), esprimono pensieri sulla vita in generale o inseriscono commenti con giudizi sul defunto. La natura espansiva dei commenti, dicono i ricercatori, riflette il fatto che la morte viene messa più sul generale su Twitter, rispetto a quanto avviene su Facebook. Se gli utenti di Facebook infatti spesso si conoscono fra loro e possono scegliere chi vede i loro profili, al contrario gli utenti Twitter possono 'cinguettare' con chiunque e il limite dei caratteri li spinge a postare pensieri concisi, nudi e crudi.

I social media, riflettono i sociologi, hanno portato la morte di nuovo nella sfera pubblica. "Dieci, venti anni fa, era molto più privata e vincolata all'interno di una comunità", spiega Branstad. "Ora, con i social media, stiamo vedendo abbattere alcune di quelle gerarchie e si amplia la platea di chi si sente a suo agio a esprimere commenti sul defunto". "Nuove norme dovranno essere stabilite per definire ciò che è e non è opportuno condividere all'interno di questo spazio - conclude Cesare - Ma penso che la capacità di Twitter di portare il lutto al di fuori della sfera intima è un grande contributo, e la creazione di questo spazio dove le persone possono incontrarsi e parlare della morte è qualcosa di nuovo".

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