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Tennis batte calcio come sport 'salvavita', poi nuoto e aerobica

30 novembre 2016 | 10.19
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Italy's Fabio Fognini returns the ball to France's Benoit Paire during their men's second round singles tennis match at the Olympic Tennis Centre of the Rio 2016 Olympic Games in Rio de Janeiro on August 9, 2016. / AFP PHOTO / Martin BERNETTI - AFP
Italy's Fabio Fognini returns the ball to France's Benoit Paire during their men's second round singles tennis match at the Olympic Tennis Centre of the Rio 2016 Olympic Games in Rio de Janeiro on August 9, 2016. / AFP PHOTO / Martin BERNETTI - AFP

Per la salute, meglio usare la racchetta che dare calci a un pallone. Una ricerca internazionale guidata dall'Università di Sydney ha infatti scoperto che tennis, nuoto, aerobica e ciclismo offrono vantaggi salvavita in più rispetto alla corsa e al calcio. Pubblicato oggi sul 'British Journal of Sports Medicine', lo studio ha anche riscontrato che, in particolare, la morte per malattie cardiovascolari si riduce nelle persone che praticano questo tipo di attività fisica.

L'indagine ha esaminato 80.000 adulti di oltre 30 anni di età, per valutare il legame tra la pratica di 6 diverse discipline sportive e il rischio di morte. I ricercatori hanno tratto le risposte da 11 indagini sanitarie annuali rappresentative a livello nazionale per l'Inghilterra e la Scozia, realizzate tra il 1994 e il 2008. Secondo quanto osservato, il rischio di morte per qualsiasi causa è risultato: del 47% più basso fra coloro che praticano sport con racchetta (tennis, squash, badminton); del 28% più basso fra i nuotatori; del 27% inferiore tra coloro che fanno aerobica; del 15% più basso tra i ciclisti. Il tutto rispetto a chi non ha mai provato queste attività. Ancora, il rischio di morte per malattie cardiovascolari è risultato del 56% più basso fra i tennisti, del 41% inferiore fra i nuotatori e del 36% più basso fra i cultori dell'aerobica.

"I nostri risultati indicano che non è importante solo quanto spesso si fa sport, ma anche che tipo di esercizio si sceglie", spiega l'autore senior della ricerca, Emmanuel Stamatakis. "Gli studi futuri - conclude - dovrebbero aiutare a rafforzare ulteriormente questa base di dati specifici, e a capire come consentire una maggiore partecipazione sportiva a tutte le età e in tutti i ceti sociali".

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